Come sul capo al naufrago l’onda s’avvolve e pesa, l’onda su cui del misero, alta pur dianzi e tesa, scorrea la vista a scernere prode remote invan… Ma se il naufrago manzoniano sapeva almeno nuotare, tanto da potersi permettere di cercare con gli occhi una riva, può essere che chi casca in acqua non se la cavi bene con il nuoto. Così, annaspando, si aggrappa a tutto ciò che galleggia e che è a portata. A volte va bene, a volte no. Ecco qua l’immagine degl’italiani. Nel caso specifico…
“Anche sogliono essere odiatissimi i buoni e i generosi perchè ordinariamente sono sinceri, e chiamano le cose coi loro nomi. Colpa non perdonata dal genere umano, il quale non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina. In modo che più volte, mentre chi fa male ottiene ricchezze, onori e potenza, chi lo nomina è strascinato in sui patiboli, essendo gli uomini prontissimi a sofferire o dagli altri o dal cielo qualunque cosa, purché in parole ne sieno salvi”
Giacomo Leopardi
La dottoressa Gatti in un documentario trasmesso dalla TV svizzera: http://www.rsi.ch/la-rsi/La-macchina-venuta-dal-futuro-1829790.html
Ecco qua: anche quest’anno ce l’abbiamo fatta. Arrivati alla seconda metà di agosto, noi inquilini del Pianeta Impolverato abbiamo speso tutte le risorse che il nostro padrone di casa poteva metterci a disposizione. Fuori di metafora,
10 agosto: una rettifica (?) in calce. Alitalia. Ne scrivo da quello che sono: un uomo della strada. Anni fa – si era nella primavera del 2008 – per una serie di coincidenze che poi rivelarono tutta la loro miseria io fui designato da un nanopartito alla candidatura di presidente del consiglio di questa bizzarra nazione. Nei circa tre mesi di cosiddetta campagna elettorale (che di fatto quasi non ci fu) qualche mezzo di cosiddetta informazione mi fece una cosiddetta intervista. Una delle domande riguardava l’Alitalia
Con la tempestività che contraddistingue l’italica accademia di cui andiamo tutti fieri scoppia improvvisa l’indignazione: il mitico comandante Schettino ha partecipato ad un seminario organizzato da La Sapienza di Roma. Quando? Un po’ più di un mese fa. Era invitato? No, non proprio. Almeno non pare: il seminario era aperto a tutti, lui era tra il pubblico e ha fatto un intervento
http://www.lastampa.it/2014/08/04/blogs/nanopatologie/chiudere-fabbriche-inquinanti-il-bicchiere-mezzo-pieno-U0p36FklWyKfozEPDwvZaK/pagina.html
Questo fresco inizio d’agosto è tempo di commemorazioni. San Benedetto Val di Sambro (pochi minuti da Bologna) e stazione di Bologna richiamano inevitabilmente Piazza della Loggia e l’aereo Bologna-Palermo. Tra parentesi, è curioso come Bologna occupi una posizione da record. I quattro eventi sono etichettati come “stragi di stato” e, senza che ci si possa sorprendere, nessuno di loro ha un responsabile. S’incolpa ora l’uno ora l’altro,
Non ce la faccio più a gridare. Se non si trattasse di un bambino crepato dopo un supplizio di cinque anni, i suoi unici cinque anni, mi verrebbe da ridere. In breve: a un bambino di Taranto viene diagnosticato un cancro al cervello. Età: tre mesi. È fin troppo ovvio che quel cancro era già lì da un po’ e ci se ne è accorti quando i segni clinici sono diventati inequivocabili. Forse anche in fretta.

È uscito il mio nuovo libro divulgativo Il Pianeta Impolverato edito da Arianna Editrice. Si tratta del seguito logico de Il Girone delle Polveri Sottili e stavolta contiene anche parecchie fotografie di microscopia elettronica dei campioni che esaminiamo. Le fotografie sono state ovviamente eseguite dal laboratorio Nanodiagnostics che dirigo e sono opera di mia moglie, la dottoressa Antonietta Gatti, o del dottor Federico Capitani o del dottor Andrea Gambarelli. Chi desidera leggere il libro può ordinarlo presso qualunque libreria oppure (con lo sconto) a http://www.macrolibrarsi.it/libri/__il-pianeta-impolverato-libro.php. A quel sito si…
Forse pochi, più probabilmente nessuno, si ricorderà di ciò che scrissi nell’ottobre del 2011. Chi ha pazienza se lo può rileggere all’indirizzo https://www.stefanomontanari.net/sito/blog/2228-noi-cani-di-stato.html Sono passati poco meno di tre anni e pare un’eternità. In quell’occasione, tronfi come spesso accade a chi viene calato per una sorta di grazia ricevuta in costumi prestigiosi cui non ha diritto, una manica di “scienziati” fu raccolta alla sede del CNR