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Stragi di stato di taglia piccola

Questo fresco inizio d’agosto è tempo di commemorazioni. San Benedetto Val di Sambro (pochi minuti da Bologna) e stazione di Bologna richiamano inevitabilmente Piazza della Loggia e l’aereo Bologna-Palermo. Tra parentesi, è curioso come Bologna occupi una posizione da record.

I quattro eventi sono etichettati come “stragi di stato” e, senza che ci si possa sorprendere, nessuno di loro ha un responsabile. S’incolpa ora l’uno ora l’altro,

seminfermi di mente convinti di servire un ideale, si aprono piste e le si abbandonano, si occultano documenti e si promette di riaprire quel che resta di non ancora fatto sparire per sempre… “Cameriere, il solito!” E così l’avventore italico, quello che paga, si ritrova servito il solito bicchiere di porcherie da bere.

 

Certo: quelli sono stati dei bei botti e in un colpo solo hanno messo in scena un bello spettacolo: rottami, fuoco, macerie, fumo, polvere e, soprattutto, un macello spettacolare. A chi in realtà siano serviti non saprei dire, ma, se sono “stragi di stato”, quel genitivo un significato ce l’avrà.

Naturalmente io non ho idea se, come e quanto le istituzioni c’entrino in quei quattro spettacoli, ma so che c’entrano davvero, e c’entrano tutti i giorni, in una miriade di nanodisastri che, messi insieme, fanno impallidire i loro fratelloni vistosi.

Se ne volessi compilare un elenco che non ne tralasci troppi, temo che impiegherei molte pagine. Qualcuno, però, lo menzionerò per la meditazione di chi avrà la pazienza di leggermi.

Qualche anno fa, a Padova, partecipai ad un piccolo convegno in cui si parlava di anidride carbonica. Nell’occasione io feci notare che ormai il cambiamento climatico repentino che gli “allarmisti” denunciavano stavano diventando una realtà innegabile e ne elencai, in breve, dati e motivi. Manco a dirlo, in sala erano presenti alcuni tromboni accademici che, con il sorrisetto di sufficienza tra il beota e l’arrogante che li marchia, si presero gioco di me smentendomi su tutta la linea. Poco importa se le loro tesi erano basate su malinteso, ignoranza e malafede:  quelli erano i rappresentanti della cultura ufficiale italiota e, dunque… E’ di ieri il bizzarro avvenimento della cosiddetta bomba d’acqua del Trevigiano con tanto di morti e distruzioni. E la lista di eventi recentissimi sovrapponibili non è cero breve. Evidentemente per gli accademici è tutto normale.

Che cosa ha a che fare questo con le stragi di stato? A mio parere molto. Le università hanno il dovere di fare scienza e la scienza serve, tra l’altro, per evitare danni. Se i ciarlatani che infestano l’accademia volessero e sapessero fare il loro mestiere, allerterebbero i politicuzzi e la popolazione intera, quella che i politicuzzi li mantiene. Tanto per fare un piccolo esempio strettamente legato al nubifragio di Refrontolo, indipendentemente dal negare l’evidenza di un clima che si trasforma con una rapidità inusitata, quei signori dovrebbero cominciare ad illustrale l’ovvietà: se si continuano a distruggere gli ambienti collinari per piantare viti di Prosecco, basteranno due gocce d’acqua per allestire un bello show. Ma scenari simili sono comuni un po’ dovunque.

Cito ancora l’esibizione grottesca degli “scienziati” che nell’ottobre 2011, alla sede CNR di Roma, “dimostrarono” che le polveri ultrasottili sono innocue. Per un po’ quella fu una licenza di uccidere. Per un po’ perché, poi, la verità è saltata fuori, verità, peraltro, scientificamente nota da anni. Così ora diventa sempre meno facile delinquere con il placet degli “scienziati”. Meno facile ma non certo impossibile.

Ora torna alla ribalta, ma sono certo che sia per poco, Taranto con tutti i suoi veleni. Io andai laggiù nel 2008 e, in una conferenza davanti ad un pubblico di poche decine di persone, fui fin troppo facile profeta, dicendo ciò che sarebbe accaduto. Anzi, non fui profeta affatto perché quelle cose stavano accadendo da anni. Solo che le si tenevano nascoste con la complicità di tutti, sindacati compresi.

Stragi di stato perpetrate con puntiglio sono quelle inscenate ogni giorno da inceneritori, discariche, impianti a biomasse, cementifici che bruciano rifiuti, fonderie, raffinerie, centrali elettriche a carbone o ad oli pesanti…  Attività alle quali, in parte, è difficile rinunciare, ma nessuna delle cosiddette autorità preposte, da chi afferma di fare politica nazionale alla magistratura e giù fino ai sindaci e agli assessori all’ambiente, fa nulla perché almeno si mettano in atto le contromisure per evitare troppi guai. Ignoranza, corruzione e pigrizia sono i tre ingredienti principali della ricetta.

Impossibile non sottolineare come queste opere di delinquenza diffusa si rivelino affari niente male. Tanto per fare uno dei mille esempi possibili, se non si fa manutenzione regolare ai corsi d’acqua, prima o poi ci sarà l’“emergenza”. Una bella alluvioncina, un po’ di capannoni e di case devastati, poi un’allegra tendopoli e la sospirata, più lenta che si può, ricostruzione. Allora arriveranno i soldi dello stato (piano piano), quelli dell’Europa e quelli delle “maratone di solidarietà” di cui una decima molto abbondante finirà nelle tasche capienti e sempre aperte a ricevere di chi si fa due risate per telefono. Se poi è un terremoto come quello della Bassa Emiliana c’è pure da ridere: il professor Enzo Boschi, “terremotologo” di stato, aveva annunciato da non troppo tempo che lì terremoti non ce ne sarebbero mai stati (http://www.youreporter.it/video_TERREMOTO_EMILIA_GIOVANARDI_e_BOSCHI). A confermare le parole del luminare c’era nientemeno che Carlo Giovanardi. Meglio di così…