Non ce la faccio più a gridare. Se non si trattasse di un bambino crepato dopo un supplizio di cinque anni, i suoi unici cinque anni, mi verrebbe da ridere.
In breve: a un bambino di Taranto viene diagnosticato un cancro al cervello. Età: tre mesi. È fin troppo ovvio che quel cancro era già lì da un po’ e ci se ne è accorti quando i segni clinici sono diventati inequivocabili. Forse anche in fretta.
Un’agonia di cinque anni e poi, inevitabile, la morte. Inevitabile perché, nonostante le dichiarazioni roboanti di chi dal cancro ricava pane, companatico e anche molto di più, di cancro si continua a morire come si è sempre morti.
Per il mestiere che la sorte mi ha costretto a fare e che, se malauguratamente tornassi a nascere, imploro quella stessa sorte di risparmiarmi, io di casi analoghi ne ho visti e ne continuo a vedere. Non pochi. Uno recente anche a casa di un amico.
Oggi di cancro non solo si muore: ci si nasce. E ci si nasce da una madre sana, perché il bambino che cresce nella pancia si prende l’onere di fare da spazzino o, meglio, da discarica per i veleni che sua madre respira e mangia. Questo lo scoprimmo ormai anni fa, lavorando su un bambino malformato morto di leucemia mieloide acuta senza che fosse riuscito a sperimentare le delizie di questo pianeta. Le sue otto ore di vita non erano state sufficienti. A ben guardare, un privilegio. Fatto a pezzi in sala autoptica, ne portammo i frammenti a Modena quando ancora Beppe Grillo e soci non ci avevano sottratto il microscopio elettronico, e in ognuno di quei frammenti che non erano più carne di un bambino ma reperti d’interesse scientifico, trovammo pari pari l’inquinamento polveroso che, per puro caso, avevamo rilevato pochi mesi prima nella sua città.
Fu da lì che iniziammo le ricerche e le concentrammo soprattutto in Sicilia, zona raffinerie. Laggiù trovammo una piccola miniera di casi, nella circostanza principalmente malformazioni.
Poi Grillo e soci s’infastidirono, e le ricerche subirono un brusco arresto. Ma poi riuscimmo a riprenderle, anche se ora c’è la controffensiva dei grillini che vogliono fermarci ancora.
Per tornare al caso di Taranto, ma chissà quanti ce ne sono senza che emergano, stamattina, ascoltando un po’ di giornali radio, sento dire che non è possibile stabilire una correlazione tra inquinamento e malattia.
Non voglio lasciarmi andare alle volgarità che mi sgorgano fino alle dita della tastiera su cui sto scrivendo. A fatica mi limito a dire che quell’affermazione è l’ennesima prova, peraltro inutile per la sua ridondanza, dell’ignoranza, dell’ipocrisia e della delinquenza che contribuiscono con tanta efficacia a far morire di cancro prima di tutto morale, poi sanitario e poi economico questo ormai ignobile stivale.
Quell’affermazione è falsa perché sono certo, assolutamente certo, che basterebbe disporre dei reperti autoptici di quel cadavere, meglio ancora delle biopsie praticate in vita, per avere spiattellate davanti agli occhi prove inequivocabili. Sia chiaro: io non sto affermando che le porcherie dell’ILVA sono le assassine. Affermo che, analizzando come si deve i reperti, la responsabilità si può stabilire.
Ma è proprio qui che sta l’inghippo: nel “come si deve”. Noi lo sappiamo fare, ma oltre a noi, chi? In questa ItaGlia che mai come oggi raglia la cultura ufficiale è in mano ad una cricca di tromboni in consorzio con sedicenti politici e affaristi d’assalto. Come ho sottolineato innumerevoli volte, gli “scienziati” di regime sono quelli sufficientemente ignoranti, sufficientemente mascalzoni e sufficientemente incapaci e, per questo, del tutto innocui per il business. A costoro si fanno arrivare i quattro soldi destinati alla ricerca per la nazione e costoro ti allestiscono studi ed esperimenti che saranno sì grottescamente fasulli, ma che vanno benissimo per “dimostrare” ciò che fa comodo. Ecco, allora, che si può arrivare all’ufficialità: non è possibile stabilire un nesso tra veleni e cancro. Un’idiozia? Sì, ma quanti elettori, Pantaloni e bovini della mandria popolare se ne rendono conto?
A corollario della palliata ci sono le “scoperte” del concerto di tromboni italioti (ma non solo italioti). Di tanto in tanto arriva qualche università, a volte anche qualcuna dei mitici USA, che annuncia trionfalmente una scoperta. Giusto qualche esempio: le particelle solide e inorganiche innescano fenomeni di coagulazione patrologica del sangue; le stesse particelle entrano nel nucleo delle cellule danneggiando il DNA; le particelle, sempre quelle, sono un cancerogeno certo… E potrei continuare. Peccato che mia moglie, ignorata in ItaGlia ma elencata tra i maggiori scienziati del mondo, ed io che le faccio da secondo quelle cose, e molte altre, le avevamo già scoperte anni fa. A volte venti.
Ma che importa? Oggi inizia agosto e per un mese è tradizionale che sia tutto un susseguirsi di saturnali e baccanali socialmente benedetti. Se a settembre non ci sarà uscita di mente la storia vagamente fastidiosa del bambino morto di cancro al cervello… Per adesso sia festa e i veleni restino garantisticamente innocenti fino a prova contraria. Prova offerta dai tromboni di stato, naturalmente. Nel frattempo si continuerà a nascere con il cancro dentro? Muore giovane chi è caro agli dei.
Nuovi olocausti
Vittime e carnefici di noi stessi!
RISPOSTA
Però non è saggio farli fuori da giovani. Bisogna farli crescere a suon di vaccini, farli lavorare spremendoli con le tasse finché esce una goccia di sangue e, al momento di andare in pensione, bisogna toglierseli dai piedi. E’ questo il funzionamento ideale del bovino di stato. Il tutto sarà rallegrato dal coro di tromboni in accompagnamento ai solisti che si alternano con il loro “tutto va bene”, con il loro “bisogna fidarsi delle istituzioni” e con il loro “bisogna essere orgogliosi di essere itaGliani”.