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Lo scopo finale è quello di eliminare del tutto entro il prossimo decennio la presenza delle discariche e degli inceneritori
Kamikatsu: paese nel sud del Giappone dove non esistono più cassonetti o camion dell'immondizia, perché tutti i rifiuti sono riciclati.
E per tutti si intende davvero il 100% delle scorie prodotte dall'uomo.
Questo è il risultato di una ricerca quasi maniacale collegata al progetto Zero Waste che prevede una raccolta differenziata suddivisa addirittura in 34 sotto-categorie: accendini, tappi di bottiglia, rotolini della carta igienica…
Insomma per i cittadini un vero secondo lavoro, come se i nipponici già non lavorassero abbastanza, in cui conta unicamente il raggiungimento dell'obiettivo finale: l'arrivo della spazzatura all'enorme centro di riciclaggio del paese.
La mole quantitativa del materiale da riciclare è talmente rilevante da occupare box e giardini privati; le abitazioni praticamente sono ideate secondo la logica della conservazione provvisoria dei propri rifiuti domestici. E da qui la concezione che la spazzatura è qualcosa di nostro, strettamente personale, per la quale responsabilizzarci fino in fondo, escludendo l'ipotesi, peraltro piuttosto comoda, che, una volta consumato, il prodotto non sia più roba di nostro interesse.
Lo scopo finale di Kamikatsu è quello di eliminare del tutto entro il prossimo decennio la presenza delle discariche e degli inceneritori.
Che dire? Un sublime esempio di rispetto ambientale che evidenzia inesorabilmente l'aspetto grottesco di noi italiani comicamente affannati nella ricerca di una soluzione coercitiva per il disastro napoletano e non solo.