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voto al Parlamento Europeo sulla Direttiva Quadro Rifiuti

  Ragazzi, mi dispiace. Forse io vedo questo risultato in un modo piuttosto diversa dagli altri, ma mi sembra che Jackson e l’industria abbiano ottenuto giusto giusto quel che volevano: ci hanno dato una bella mazzata.I membri del parlamento europeo potrebbero accorgersi di noi un po’ di più, ma, come risulta chiaro, non hanno nessun obbligo di farlo con noi né, peraltro, con gli elettori irlandesi.

Il fatto che questi ignorino gli avvertimenti da parte di un gran numero di medici ed ignorino pure le prove epidemiologiche è molto seccante e dovrebbe servire da avviso ai nuovi arrivati: la Comunità Europea esiste a beneficio dell’industria e nient’altro.Inoltre, da membro di una comunità minacciata da un inceneritore da 800.000 tonnellate/anno e da un altro a 8 chilometri da casa capace di 600.000 tonnellate/anno, non riesco a trarre nessuna soddisfazione da questo risultato.

Tutto quanto so è che si farà finta di “recuperare” invece di “distruggere” i rifiuti che ci porteranno dall’estero e che gl’inquinanti emessi aleggeranno sulla testa dei miei nipoti, dei loro figli e dei figli dei loro figli per qualcosa come da 35 a 40 anni.

Di fatto, dopo tutto il lavoro che abbiamo svolto, non abbiamo ottenuto un fico secco, e dobbiamo dircelo francamente. Siamo entrati in questo affare con tre anni di ritardo e alla fine ne pagheremo tutti il prezzo. Solo che la mia comunità lo pagherà un po’ prima degli altri se l’industria, com’è probabile, farà ciò che desidera fare.

Se date un’occhiata all’ultima settimana e ai comportamenti loschi di un  po’ di parlamentari europei, specie quelli del Nord Ovest, vedrete con che razza di parassiti abbiamo a che fare. Noi non ce la faremo mai a cambiare la mentalità di questa gente che sta oggi al potere. Ciò di cui abbiamo bisogno è di gente per bene e onesta che si presenti alle elezioni. Ma conoscete qualcuno? Adesso qualcuno di onesto al parlamento europeo lo conosciamo: Lucas, Evans, Hegy (come si scrive?), ma questi sono soverchiati in numero dalla feccia a libro paga dell’industria.

Benissimo mettere pressione sui governi nazionali, ma non dobbiamo dimenticare chi ha votato per questo scandalo. Dobbiamo martellarli con ogni singola informazione che riceviamo sui pericoli e sui costi degl’inceneritori per essere sicuri che quelli non si dimentichino che cos’è che hanno votato e non si dimentichino che noi siamo sempre ancora qui.

Come ho già detto in altre occasioni a molti di voi, noi siamo in possesso di un rapporto sui problemi indotti dagl’inceneritori e per un giorno o due ce ne siamo gloriati. Tutto dimenticato dopo che l’industria lo ha fatto a pezzi con le sue solite idiozie.L’industria tempesta da anni i decisori con i suoi rapporti sponsorizzati, citandoli ad ogni occasione. Scommetto che ogni parlamentare è capace di parlarvi di “falò e fuochi artificiali che producono più diossine degl’inceneritori” benché si sia dimostrato che quello studio è stato pesantemente invalidato.Ciò che dobbiamo fare è stare sempre all’erta e non solo in risposta a qualcosa come il WFD (Water Framework Directive, la direttiva europea sulla protezione delle acque. [N.d.T].). 

Solidalmente, 

Ralph Ryder, Coordinatore di CAT-community-against-toxics, aderente alla rete GAIA

Coordinator Communities Against Toxics

PO box 29, Ellesmere Port,Cheshire CH66 3TX. UKTel: +44 (0)151 339 5473

[email protected]

 

  Breve storia della nuova Direttiva Quadro Rifiuti

 Giovanni Malatesta 

Il Parlamento Europeo si è trovato a discutere e votare una nuova proposta di Direttiva Quadro sui Rifiuti. La precedente era del 1975, ma non bisogna lasciarsi ingannare dalla data, perché in realtà erano state diramate a più riprese direttive specifiche su singoli temi, quindi in realtà possiamo dire che esisteva una legislazione aggiornata al riguardo. Questo per dire che non sarebbe cascato il mondo se la direttiva fosse stata bocciata.L’iter delle direttive europee è lungo e complesso. La storia di questa comincia addirittura alla fine del 2005, quando la Commissione Europea presenta la proposta di nuova Direttiva. Il resto passa al vaglio del Consiglio Europeo e successivamente viene presentato al Parlamento Europeo, dove viene prima discusso nella commissione competente, che in questo caso è la commissione Ambiente, Salute e Sicurezza Alimentare (brevemente indicata con ENVI, da Environment). Questa fase è detta prima lettura. La commissione può introdurre emendamenti e infatti lo fa: il testo emendato che esce dalla commissione risulta radicalmente modificato (in meglio) rispetto al testo presentato da Commissione e Consiglio. Il punto sicuramente più discutibile della Direttiva proposta era la cosiddetta “riclassificazione” dell’incenerimento. In pratica nella proposta c’era una formula in base alla quale si calcolava l’efficienza energetica degli inceneritori con recupero energetico (i nostri “cancrovalorizzatori): se un inceneritore presentava un’efficienza superiore ad una data soglia veniva promosso e, da impianto di smaltimento, diventava impianto di recupero. Ebbene, prima in commissione e poi in seduta plenaria, il Parlamento in prima lettura bocciò la riclassificazione. Inoltre, mentre a parole la Direttiva si proponeva di trasformare l’Europa in una “società del riciclo”, in realtà il testo originario non poneva vincoli concreti nè quantificava obiettivi da raggiungere in tempi certi e definiti. Il Parlamento provvide a colmare le lacune, introducendo obiettivi minimi obbligatori di riciclo (NB, non di raccolta differenziata) da raggiungere entro il 2020: 50% per i rifiuti urbani e similari, 70% per quelli che noi chiamiamo rifiuti speciali (industriali e da demolizione). Ma il Parlamento fece di più: stabilì che dal 2012 la produzione dei rifiuti doveva almeno stabilizzarsi, attestandosi ai livelli raggiunti nel 2009. Tralascio altre modifiche, anche se importanti. Il testo così emendato fu approvato dal Parlamento Europeo nel febbraio del 2007. Ovviamente si levarono le consuete grida di vittoria (non certo da parte dei gestori degli inceneritori) , ma i conti si fanno sempre con l’oste: la Direttiva, avendo subito modifiche rispetto al testo originario, non poteva considerarsi approvata: adesso occorreva che passasse nuovamente al vaglio della Commissione e del Consiglio, i quali, ovviamente, si guardarono bene dall’approvarla e rielaborarono un nuovo testo, denominato Posizione Comune, che cancellava sostanzialmente i miglioramenti introdotti dal Parlamento. Si apriva quindi la fase detta “seconda lettura”. Nel marzo 2008, se ricordi, partì una prima azione spontanea – l’idea venne originariamente a me e a Patrizia – di pressione di cittadini sui parlamentari europei. Fu buttato giù un primo modello di lettera che, tradotto nelle varie lingue, fu mandato a pressoché tutti i parlamentari europei. La Posizione Comune di Consiglio e Commissione, ai primi di aprile venne discussa in sede di commissione parlamentare, e qui avvenne il primo grave cedimento: la commissione ENVI, guidata da Caroline Jackson, relatrice del provvedimento, per una manciata di voti accettò la riclassificazione dell’incenerimento. Prima del voto, si era presentato in commissione il presidente di turno del Consiglio Europeo, con un messaggio sostanzialmente ricattatorio: se il Parlamento voleva che il Consiglio prendesse in considerazione gli obiettivi di prevenzione e di riciclaggio doveva accettare la “promozione” dell’incenerimento ad alta efficienza. La commissione, prona, lasciò nel testo la riclassificazione, pensando di poterla controbilanciare attraverso la reintroduzione degli obiettivi di riciclaggio già posti in prima lettura e riconfermando l’obbligo di stabilizzare la produzione dei rifiuti dal 2012. Il presidente del Consiglio Europeo aveva parlato di “prendere in considerazione”, non di “accettare”. Il testo emendato dalla commissione ENVI (naturalmente accompagnato da trionfanti proclami dei partiti di sinistra – si fa per dire – e verdi vari) non poteva andare così come era al voto del Parlamento Europeo. Le procedure richiedono, in caso di modifiche rispetto alla Posizione Comune, una trattativa tra i tre soggetti (Consiglio, Commissione e Parlamento), per giungere ad un testo concordato. A rappresentare il Parlamento interviene la relatrice del provvedimento, la deputata Inglese del PPE Caroline Jackson. Come era facile prevedere, il testo concordato mentre mantiene inalterata la riclassificazione, annacqua gli obiettivi di riciclaggio e, quel che è peggio, abolisce l’obbligo di stabilizzare ai livelli del 2009 la produzione dei rifiuti a partire dal 2012. Ci sono anche altre schifezze, tra cui la possibilità di non considerare più come rifiuti certi “scarti” di processi industriali, ma “sotto-prodotti” che possono quindi essere reimpiegati in sostituzione di materiali vergini: la definizione è tale per cui anche le ceneri degli inceneritori possono essere considerate sotto-prodotti e non rifiuti e quindi “recuperate” usandole nei sottofondi stradali. Fra l’altro, non essendo più rifiuti, sfuggono alle specifiche normative e ai controlli, non sono soggetti a restrizioni nella circolazione anche transfrontaliera … Altrettanto dicasi per la riclassificazione dell’incenerimento: quando un inceneritore soddisfa i requisiti, i rifiuti a lui destinati sono trattati come i rifiuti destinati al riciclaggio per cui assisteremo a un gran traffico di rifiuti verso questi impianti di “recupero”.Non era molto difficile capire che sarebbe stato così: la lobby degli inceneritori aveva puntato molto su questa riclassificazione, che, di fatto, finisce per togliere il marchio di “operazione residuale” all’incenerimento (anche se la gerarchia dei rifiuti stabilita da questa direttiva ha cinque gradini e il “recupero”energetico occupa il quarto, ossia il penultimo). Non a caso, il CEWEP, ossia l’organismo che riunisce i gestori di impianti di incenerimento con recupero energetico (Waste to Energy Plants) subito prima del voto  in plenaria ha offerto un gande “pranzo di lavoro” a tutti i parlamentari … E cosa era, una volta portato a casa questa promozione, cosa poteva dare più fastidio? La stabilizzazione dei rifiuti, naturalmente: con rifiuti che crescono in continuazione, ci si può permettere anche di concedere un po’ più di raccolta differenziata e di riciclo, così si fa anche bella figura. Con rifiuti stabili o, peggio che peggio, in diminuzione, scarseggia il cibo per gli inceneritori, e questo la lobby non lo può permettere. Così è stato. Il Parlamento Europeo ha votato il compromesso a larga maggioranza e così adesso noi abbiamo:la “promozione” degli inceneritori ad alta (si fa per dire, tutto è molto relativo) efficienza dalla classe “smaltimento” alla classe “recupero”l’eliminazione dell’obbligo di stabilizzare la produzione dei rifiuti a partire dal 2012l’annacquamento degli obiettivi di riciclo:prima si chiedeva il raggiungimento al 2020 di almeno il 50% di tutti i rifiuti urbani e similari, nel testo approvato si parla del riciclo di “almeno” carta, vetro, plastica e metalli (nessun cenno all’organico) nella percentuale di almeno il 50% .prima si doveva raggiungere al 2020 il 70% di tutti gli speciali, con il compromesso votato spariscono i rifiuti industriali e restano solo quelli da demolizione e costruzione, che, come sai, si possono riciclare quasi al 100% e …non bruciano!la formulazione è volutamente ambigua ed i termini usati lasciano intendere che gli obiettivi fissati non sono più così tassativi come primala definizione di sottoprodotto che trasforma ipso facto rifiuti come le ceneri degli inceneritori in materiali “recuperati” utilizzabili ad es. nei sottofondi stradali.Certo, non tutto è da buttare in questa direttiva, ma, al di là delle dichiarazioni di principio, di fatto la protezione della salute appare l’ultima delle preoccupazioni e le scelte fatte aumenteranno la diffusione di sostanze tossiche nell’ambiente.