Carissimi, oggi vi racconterò una bella storia…
C’era una volta, una felice e serena azienda napoletana, la Ibi Idrobioimpianti spa, che da oltre trenta anni opera nei comparti dei processi e tecnologie per la depurazione delle acque, della costruzione di reti idriche e fognarie, impianti per il trattamento dei rifiuti solidi urbani e da dieci anni anche nel campo delle bonifiche ambientali. Ebbene, tale stimata azienda negli ultimi tempi è protagonista in alcuni interessanti passaggi.
Ad esempio, Claudio Pappaianni, , nel suo famoso articolo “Rifiuti senza fine” ( “L’ Espresso”), a proposito di Chiaiano, così scrive “…il giallo della gara d’appalto per i lavori e la gestione della discarica. Ad agosto, a buste chiuse, qualcuno segnala il rischio di infiltrazioni della camorra, pronta a imporre mezzi e manodopera in subappalto. La gara se l’aggiudica una ditta di Avellino, la ‘Pescatore’, che presenta un preventivo con un ribasso del 36 per cento rispetto ai 19 milioni di euro stanziati. Ma qualcosa non va per il verso giusto e la società viene estromessa: “Abbiamo rescisso il contratto per colpa di una richiesta di aumento dell’appalto”, dirà Marcello Fiori, voluto da Bertolaso accanto a sé con un ricco incarico da massimo dirigente di Palazzo Chigi. Alla ‘Pescatore’ sarebbe dovuta subentrare la Daneco spa, che all’ultimo minuto dà forfait: “La sera prima sembrava tutto ok. Poi, alle 7 del mattino, il fax di rinuncia”, dicono dal Commissariato. Il motivo ufficiale? Non vuole associare il proprio nome ‘al grave contesto di Chiaiano’ alla vigilia della quotazione in Borsa. Per l’azienda, che in Campania gestisce già la discarica di Sant’Arcangelo Trimonte, mettere le mani su Chiaiano sarebbe tanto rischioso da spingerla a rinunciare a un affare che vale oltre 70 milioni di euro? “È un fatto curioso, credo senza precedenti”, dichiara l’ex presidente della commissione ambiente del Senato, Tommaso Sodano: “Quel che è certo, è che questa rinuncia a catena ha fatto allungare i tempi e lievitare ancora di più i costi”. Alla fine, l’incarico a quale impresa viene affidato? Proprio alla Ibi, “…che curiosamente in pieno agosto veniva data già per favorita nonostante avesse presentato l’offerta più costosa“.prosegue Pappaianni.
Ci potremmo fermare già qui, per provare non poche perplessità.
Ma queste aumentano copiosamente, quando si apprende che il 28 gennaio 09, i carabinieri del Noe di Salerno, presso il sito di rifiuti urbani di Savignano Irpino, nell’avellinese, riscontrano lo stoccaggio in assenza di autorizzazione, di circa 2.400 tonnellate di percolato (il pericoloso liquame, prelevato dalla discarica di Pustarza e stoccato provvisoriamente presso un impianto di depurazione di Ariano Irpino, in totale assenza di autorizzazioni). I militari hanno denunciato due persone per gestione illecita di rifiuti. Per chi lavorano i due soggetti?.Per la Ibi Idroimpianti spa! Come sono stati scoperti questi maleodoranti e nocive operazioni?Ancora una volta, grazie, allo slancio di impegno civico, di alcuni ambientalisti di Ariano Irpino hanno denunciato, lo strano movimento di autobotti che, partite da Pustarza, arrivavano al depuratore di Camporeale. ( Fonte “il Mattino” del 29.01.09).
La perplessità continuano inesorabilmente ad aumentare quando, alcuni soci della ormai celeberrima Ibi Idroimpianti spa, collezionano una richiesta di citazione in giudizio da parte della procura di Lagonegro per «attività di gestione dei rifiuti non autorizzata» e un’analoga richiesta dalla procura di Palermo per truffa( aveva costruito la base della quarta vasca della discarica di Bellolampo, utilizzando materiali di risulta, pneumatici e lastre di eternit sbriciolato ).
Inoltre, a carico dei rappresentanti dell’impresa e dei direttori tecnici risultano, complessivamente sei segnalazioni da parte dei carabinieri di diverse città italiane per violazione sulle norme ambientali e una da parte del Gip di Napoli per reati contro la pubblica amministrazione.
E dulcis in fundo, il 3 luglio scorso, un operaio, Pietro Ghiani di 24 anni, in un cantiere nelle campagne di Mores. Mentre stava posando un tubo di pvc in una trincea scavata nella terra fangosa di Badu ’e Ludu, una parete crolla, travolgendolo e schiacciandolo. Ghiani lavorava per la ditta, risultata poi fantasma, intestata a Fabiana Spanu. La ditta madre? La onnipresente IBI Idrompianti! La procura della Repubblica di Sassari, nella figura deI sostituto procuratore Andrea Garau, come primo provvedimento, ha iscritto sette persone nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo. Tra gli indagati, c’è la titolare della società per azioni di Pozzuoli, Alessandra d’Amico.( fonte:”La Nuova Sardegna”1-02-09).
Fermo restando, l’assoluta presunzione d’innocenza della Ibi, circa tutti questi fatti e in assenza di sentenze(non è mai stati condannata nemmeno in primo grado), non pochi dubbi rimangono!