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rifacciamo il punto sull’incenerimento

Per diversi giorni, in relazione alla cosiddetta emergenza rifiuti in Campania, ha campeggiato in prima pagina su Corriere.it un servizio video sull’inceneritore di Brescia (http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter/action/player?uuid=4e5c0aac-bfa6-11dc-a9fc-0003ba99c667) il quale “inquina meno di un’auto diesel, brucia i rifiuti, produce energia elettrica per 190mila famiglie e porta acqua calda in 50mila appartamenti”. Allora, siamo tutti fessi? Perché non ce l’hanno detto prima? Esiste davvero un prodotto che non solo ci libera della mondezza, ma la trasforma, al pari di una nuova Pietra Filosofale, in energia e acqua calda per delle famiglie che tutti ci immaginiamo poverissime e alla mercè delle intemperie. Quanto costa? Lo voglio! 

E no, dice qualcuno: qui c’è la gabola! Invece di farci prendere dall’entusiasmo, ragioniamo

un attimo, facciamo, per una volta, gli scettici e facciamo davvero le domande, visto che il giornalista, come malcostume richiede, non le fa per noi.  Ragioniamo per punti: 1) Il premio Il servizio si apre con la seguente affermazione: “questa che vedete alle mie spalle non è un’astronave marziana, ma è il termoutilizzatore di Brescia… è il migliore al mondo ed è stato premiato dalla Columbia University!”
Se, però, si fa un minimo di ricerca in Internet si scopre che “l’ente premiatore, la WTERT della Columbia University, annovera la Martin GmbH tra gli "Sponsors and Supporting organizatons". La Martin GmbH è tra i costruttori dell’inceneritore premiato. Sul sito della Martin GMBH, raggiungibile da quello della WTERT, si legge, sotto una bella foto dell’inceneritore ASM, che in Italia la Martin è in partnership con la Technip, un’altra multinazionale. Un conflitto d’interessi grande quanto un inceneritore: un conflitto non potenziale ma attuale, perchè la Martin, forte delle protezioni politiche agli inceneritori, intende partecipare, come afferma nel suo sito sempre sotto la foto dell’inceneritore di Brescia, alla costruzione di altri impianti; impianti che in Italia sono già stati programmati, superando, con le tecniche di pubbliche relazioni e a volte con l’uso della forza, le opposizioni che provengono dai comitati di cittadini e da esperti qualificati. La Technip sta già partecipando ad un impopolare piano del presidente Cuffaro di costruzione e gestione di inceneritori in Sicilia (L’isola possibile, Social forum di Catania, aprile 2004. Termovalorizzatore a Paternò: la battaglia è aperta. Erroneo, 29 aprile 2006).” (Da
www.stefanomontanari.net)
Ed ecco il primo problema: il premio se lo sono dati da soli!
2) Si compie il miracolo
 Il premio se lo sono dati da soli? Qui, si inizia a sentire puzza di bruciato. Se poi guardiamo con attenzione le immagini del servizio si vede una bella colonna di fumo che esce dall’inceneritore… Ma come, i rifiuti non sono scomparsi? Che cos’è quel fumo? Farà male?No, ci rassicura il servizio: a queste temperature le diossine spariscono.Ok, ma che cosa sono quei fumi?Sempre da una ricerca in rete si scopre che le diossine non sono gli unici prodotti di scarto generati da un inceneritore, né, magari, i più pericolosi: se, infatti, mettiamo una tonnellata di monnezza nell'inceneritore, ne escono (almeno) due! Questo a causa della tonnellata di materiale che si deve aggiungere per motivi tecnici. In più, c’è l’ossigeno atmosferico che la combustione utilizza e anche questo ossigeno una massa, e neanche troppo piccola, ce l’ha. Ma transeat. Queste almeno due tonnellate sono sotto forma di fumi, ceneri solide e volanti, gesso, acque da depurare e certe ceneri sono tanto pericolose da non poter essere smaltite (meglio, dimenticate) nelle normali discariche. Insomma, il fatto che noi non vediamo il risultato della combustione non significa che si sia compiuta una magia: la materia, come c’insegna la fisica, non si distrugge!A questo punto torniamo a farci la domanda: questi prodotti di scarto sono pericolosi?L’associazione Medici per l’Ambiente sostiene che “è  inevitabile la produzione di ceneri (che rappresentano circa 1/3 in peso dei rifiuti in ingresso e devono essere smaltite in discariche speciali) e l'immissione sistematica e continua nell’atmosfera (di milioni di m3) di fumi, polveri grossolane (PM10) e fini (PM2,5, ovvero con diametri inferiori a 2,5 micron) costituite da micro e nanoparticelle di sostanze chimiche (metalli pesanti, idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine e furani, ecc.) estremamente pericolose, perché persistenti ed accumulabili negli organismi viventi” (www.benicomuni.net/home/file.php/4/moddata/data/1/1/15/Risoluzione_ISDE_su_Inceneritori.doc). Dimentichiamoci anche delle diossine (che, peraltro, sono sì ridotte rispetto al passato ma tutt’altro che assenti), ma il resto?
Sono state contate fino a 250 sostanze chimiche di diverso grado di pericolosità nelle emissioni degli inceneritori e di certo ne esistono molte altre la cui formazione è casuale, dipendendo da ciò che si brucia nell’occasione: “Tra quelle più pericolose troviamo: arsenico, berillio, cadmio, cromo, nickel, mercurio che sono classificati dalla IARC (International Agency Research of Cancer) a livello I come rischio oncogeno documentato in quanto correlati ad aumentato rischio di neoplasie a livello di: polmone, cute, fegato, vescica, rene, colon, prostata. Fra le altre sostanze emesse si riscontra (), con pari livello di evidenza, per l’insorgenza di leucemia, il benzene, e con livello di evidenza 2A, quindi inferiore, il tricloroetilene correlato con linfomi non Hodgkin ed epatocarcinoma.” (
http://www.nanodiagnostics.it/Caso.aspx?ID=14).
Ma non è solo la tossicità chimica dei materiali emessi dagli inceneritori. Ci sono ormai molte ragioni per pensare, infatti, che anche la dimensione del particolato sia rilevante. 3) Nanoparticelle In una combustione è normale che si producano micro e nano particelle inorganiche, ossia oggetti che variano dai millesimi ai milionesimi di metro e che non contengono carbonio al loro interno. In linea di massima, più alte sono le temperature in una combustione, più fini sono le particelle create.Queste particelle, data la loro dimensione, galleggiano in atmosfera per tempi lunghissimi, vengono inalate e riescono a passare con grande facilità e altrettanto grande velocità le barriere polmonari, entrano nel sangue e in breve tempo arrivano agli organi, dove rimangono, non essendo biodegradabili e visto che il nostro corpo non è attrezzato per eliminarle. Il percorso di questi oggettini è stato descritto dall’università belga di Lovanio già nel 2002 in una pubblicazione ormai classica (Nemmar, A., Hoet, P. H., Vanquickenborne, B., Dinsdale, D., Thomeer, M., Hoylaerts, M. F., Vanbilloen, H., Mortelmans, L. and Nemery, B. (2002). Passage of inhaled particles into the blood circulation in humans, Circulation. 2002 Jan 29;105(4):411-415) e fa ormai parte del bagaglio di qualunque scienziato del settore.Le particelle di cui si è detto sono patogeniche, ossia provocano malattie. Tutta una serie di malattie raccolte sotto la dizione di “nanopatologie” e vanno da ictus, infarti cardiaci e tromoembolie polmonari fino a una notevole varietà di cancri. Questo passando attraverso malattie neurologiche, dall’insonnia alla perdita di memoria a breve, dal Parkinson all’Alzheimer, attraverso la stanchezza cronica (una malattia in aumento vertiginoso) per arrivare alle malformazioni fetali. Queste notizie sono disponibili anche nei siti delle varie ARPA (Agenzie Regionali Per l’Ambiente), in cui si dice che queste particelle nanometriche sono persino genotossiche, cioè alterano il DNA. Tra parentesi, queste particelle arrivano fino al nucleo delle cellule, cosa il cui meccanismo è attualmente oggetto di studio del progetto europeo DIPNA guidato dalla dott.ssa Antonietta Gatti che delle nanopatologie fu la scopritrice tra il 1997 e il 1998. 4) Impatto sulla salute Entrando nello specifico degli inceneritori, ssistono diversi studi centrati sui loro effetti n ei riguardi della salute: “in 2/3 degli studi condotti per indagare la relazione col cancro in quanto a mortalità / incidenza / prevalenza  si è riscontrata una associazione significativa per neoplasie a carico di: esofago, stomaco, intestino, fegato, sarcomi dei tessuti molli, linfomi Non Hodgkin, neoplasie infantili e soprattutto neoplasie polmonari. Ulteriori effetti sulla salute umana sono stati oggetto di indagine con riscontro di  riduzione della funzionalità respiratoria, riduzione degli ormoni tiroidei nei bambini, problemi di accrescimento e sviluppo sessuale in adolescenti, aumento di malformazioni, parti gemellari, proporzione più alta di nati femmine, eventi sfavorevoli della sfera riproduttiva (aborto spontaneo, basso peso alla nascita, malformazioni, mortalità perinatale), patologie ischemiche e cardiovascolari, dislipidemia, alterazioni del sistema immunitario, allergie.” (http://www.nanodiagnostics.it/Caso.aspx?ID=14) 5) I costi Dopo aver scoperto che non è particolarmente sensato “trasformare” una tonnellata di mondezza, disgustosa sì, ma relativamente (attenzione all’avverbio: ho detto relativamente) innocua, in due tonnellate di oggetti minuscoli in parte molto più pericolosi dell’originale. Ci possiamo interrogare sullo sbandierato vantaggio economico: ricordate, in apertura, quando si diceva che l’inceneritore di Brescia “produce energia elettrica per 190mila famiglie e porta acqua calda in 50mila appartamenti”?Ebbene, sembrerebbe che il bilancio energetico non sia affatto in positivo. Ossia, si spreca più energia (da 3 a 10 volte) di quanta se ne "valorizzi". Questo, almeno, stando alle conferenze del prof. Gianni Tamino dell’Università di Padova.Inoltre, un inceneritore come quello di Brescia vive d’incentivi statali (cioè dei soldi dei cittadini):L'Italia, da anni, butta via la maggior parte delle risorse destinate alle energie rinnovabili per finanziare l'incenerimento dei rifiuti e dei residui di raffinazione, le cosiddette "assimilate"” (http://www.ambientebrescia.it/inceneritoreAsm.html) L’inceneritore di Brescia, ad esempio, riceve una sessantina di milioni di euro l’anno! “Una cifra colossale, con cui si potrebbero coibentare le case di Brescia, dotarle di pannelli solari per l'acqua calda e fotovoltaici per l'energia elettrica, con un abbattimento drastico dei consumi energetici; nonché finanziare i Comuni per incentivare una riduzione consistente dei rifiuti e una raccolta differenziata di qualità, e tante cose ancora (…). Ma l'altro problema che emerge è che la tariffa pagata dai bresciani per i rifiuti è del tutto (…): a Brescia lo smaltimento, grazie ai contributi Cip6,  per Asm non è un costo, ma un ricavo, mentre viene addebitato come se i rifiuti andassero in discarica” (http://www.ambientebrescia.it/inceneritoreAsm.html).Infine, gli incentivi statali agli inceneritori costano doppiamente agli italiani per via delle multe comunitarie che paghiamo regolarmente perché gl’incentivi statali, come è noto, non rientrano nelle simpatie della CE.  6) Conclusione Infine, due domande: perché gli incentivi sono andati agli inceneritori se, per tutti i contribuenti sono anti-economici e per tutti gli organismi dannosi per la salute, oltre a non essere andati, come la Comunità Europea pretende, all’incentivazione dello sfruttamento delle energie rinnovabili? Perché il Corriere ci regala questo servizio?