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l’amianto sul tetto che scotta

Un genitore preoccupato mi ha inviato le fotografie del tetto della scuola media Viola di Cirié, chiedendomi un parere sullo stato del tetto di eternit.
Le fotografie sono molto dettagliate e consentono una valutazione circostanziata.

Il tetto di eternit presenta vari punti di rottura e segni di sfaldamento.

I punti di rottura sono visibili in più punti ed è possibile notare anche la presenza, sul tetto, di pezzi di eternit, che si sono staccati.

 

 

E’ evidente anche il maldestro tentativo di fare delle riparazioni di fortuna utilizzando un telo impermeabile e alcuni pezzi di recupero già rotti (sic!).

 

 

La cosa più preoccupante sono i segni di sfaldamento, ben evidenziabili con accumuli di materiale fibroso, che formano le caratteristiche stalattiti nei punti di gocciolamento.

Gli eventi atmosferici e, in particolare, le piogge acide corrodono la matrice cementizia dell'eternit liberando le fibre di amianto, che tendono a riaggregarsi nei punti di gocciolamento formando delle piccole stalattiti ben visibili nelle fotografie.

La presenza di queste formazioni dimostra in modo inequivocabile che il tetto di eternit si sta sfaldando e sta rilasciando nell'ambiente le fibre killer dell'amianto.

Visti i dettagli fotografati penso di poter affermare che quel tetto è una vera discarica incontrollata di amianto.

In casi come questo, anche se un monitoraggio estemporaneo non rilevasse nell’aria fibre di amianto, si può affermare con sufficiente ragionevolezza che il tetto va bonificato con urgenza, senza dimenticare che il monitoraggio, da solo, non è un criterio adatto per valutare la pericolosità del tetto.

 

Allego un breve riassunto della normativa.

 

Spesso i cittadini che protestano per il rischio amianto vengono tranquillizzati con le valutazioni ambientali delle polveri, il cosiddetto monitoraggio.

In realtà, in situazioni di degrado evidente dei manufatti di amianto, il monitoraggio può non rappresentare la realtà dei fatti.

Il legislatore è stato molto chiaro:

 

IL MONITORAGGIO AMBIENTALE NON PUÒ RAPPRESENTARE DA SOLO UN CRITERIO ADATTO PER VALUTARE IL RILASCIO DELLE FIBRE DI AMIANTO.

 

Decreto Ministeriale del 06/09/1994

Normative e metodologie tecniche di applicazione dell'art. 6, comma 3, e dell'art. 12, comma 2, della legge 27 marzo 1992, n. 257, relativa alla cessazione dell'impiego dell'amianto.

 

Allegato – Normative e metodologie tecniche per la valutazione del rischio, il controllo, la manutenzione e la bonifica di materiali contenenti amianto presenti nelle strutture edilizie.

 

VALUTAZIONE DEL RISCHIO.

 

Se il materiale è in cattive condizioni, o se è altamente friabile, le vibrazioni dell'edificio, i movimenti di persone o macchine, le correnti d'aria possono causare il distacco di fibre legate debolmente al resto del materiale.

Per la valutazione della potenziale esposizione a fibre di amianto del personale presente nell'edificio sono utilizzabili due tipi di criteri:

– l'esame delle condizioni dell'installazione, al fine di stimare il pericolo di un rilascio di fibre dal materiale;

– la misura della concentrazione delle fibre di amianto aerodisperse all'interno dell'edificio (monitoraggio ambientale).

Il monitoraggio ambientale, tuttavia, non può rappresentare da solo un criterio adatto per valutare il rilascio, in quanto consente essenzialmente di misurare la concentrazione di fibre presente nell'aria al momento del campionamento, senza ottenere alcuna informazione sul pericolo che l'amianto possa deteriorarsi o essere danneggiato nel corso delle normali attività.

 

Cordiali saluti a tutti.

 

Dott. Roberto Topino

Specialista in Medicina del Lavoro