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La mafia dei rifiuti: attentato alla vita.

LA MAFIA  DEI  RIFIUTI  IN  ITALIA:  ATTENTATO ALLA  VITA   Il “Museo dell’orrore” in Campania non sta, come suggerisce Beppe Grillo, nei sette milioni di inutilizzabili ecoballe Impregilo, il vero museo dell’orrore, la vera Chernobyl 2, sta nelle sequenze tragiche di un film che riprende centinaia di famiglie devastate, divorate, annientate fisicamente e psicologicamente dal cancro e dalle leucemie.Famiglie con bambini che nascono malformati o affetti da malattie rare ed incurabili, bambini ridotti a candide larve da molteplici cicli di chemio, bambini fragili e tristi come fiori spezzati, bambini che implodono in perfetto silenzio come le ultime stelle di un universo ormai inghiottito dalla più angosciosa delle oscurità: quella che non ha più cuore ne’ anima. Il vero museo dell’orrore sta  nelle famiglie di ignari cittadini, che pagano da anni sulla propria pelle la sfortuna di vivere a due passi da quelle “maledette”discariche in cui camorra e malaffare hanno seppellito i peggiori veleni delle industrie del Nord. L’attentato alla vita, dunque, non è solo il frutto degenere di una Campania storicamente afflitta dalla criminalità locale e dal degrado socio-culturale, ma è anche, e forse, soprattutto a causa della scellerata viltà di chi, dal Nord, quindi anche dalla nostra regione, ha preferito smaltire illecitamente tonnellate di rifiuti pericolosi, ben consapevole delle terribili conseguenze per la salute umana, e per l’ambiente! A questo punto è chiaro che non possiamo non interrogarci sulla gestione dei rifiuti industriali anche nella nostra provincia, e addirittura dopo gli allarmanti riscontri epidemiologici in prossimità delle discariche campane è doveroso riesaminare con molta precisione anche la situazione in casa nostra, e considerare non solo la pericolosità delle discariche ufficiali, a prescindere dalle carte ufficiali che spesso sono solo il prodotto di una convenienza politica ed amministrativa, ma anche l’utilizzo di tutti quei prodotti che nascono recuperando rifiuti industriali, e che Arpa non può controllare sistematicamente in modo capillare. Non possiamo non interrogarci sugli introiti di chi oggi tenta anche di speculare sull’emergenza campana, per poi forzare i nostri contadini ad utilizzare quei rifiuti, come il miglior concime. Quali sono poi gli introiti che viaggiano sui binari anche  dei nostri rifiuti industriali?Qualcuno ne è a conoscenza? Non possiamo non interrogarci sul silenzio assordante che circonda tutta la filiera dello smaltimento dei rifiuti industriali a Reggio Emilia. Sul web non c’è un solo documento pubblico, un solo dato relativo agli ultimi anni, ma chi vogliono prendere in giro? Quali relazioni annuali vengono rese accessibili ai cittadini, affinché possano rendersi conto di una gestione corretta e soprattutto possano ancora confidare i quei politici ed in quegli altri, tanti, amministratori della cosa pubblica, preposti a garantire il diritto alla salute di ognuno di noi, reggiano o campano che sia? In che quantità i rifiuti industriali vengono dislocati e trattati in impianti extraprovinciali o extraregionali? Dove finiscono soprattutto quelli ceramici, spesso contenenti radionuclidi? Dove vengono stoccati in attesa di un trattamento finale? Quali pericoli per i residenti che vivono in un area nei pressi di una sede di stoccaggio di rifiuti industriali pericolosi e non pericolosi, visto che sempre più spesso i pericolosi vengono declassati a non pericolosi solo per non avere grane d’ordine sanitario? Qualcuno si è degnato di controllare l’incidenza tumorale nei pressi dei siti di semplice stoccaggio di rifiuti industriali anche se etichettati come non pericolosi?  Come mai dopo lo scandalo sulle tonnellate di fanghi industriali reggiani che finivano smaltiti illecitamente nel viterbese, tutto è stato messo a tacere? Nessuno ha domande da fare? Di tanti politici pronti a disquisire su tutto, ce ne’è qualcuno che  ha il coraggio di fare chiarezza? E soprattutto la Magistratura come mai non ha fatto pressioni per avere dati epidemiologici inequivocabili sull’incidenza delle malformazioni neonatali, leucemie e patologie tumorali per tutti i comuni del territorio, considerando che già per alcuni c’era stata evidente preoccupazione da parte dello stesso Istituto Superiore della Sanità e non si è giunti a definirne i determinanti? Meglio dunque far lavare i panni sporchi in Campania, o in Puglia, o in qualsiasi disgraziato paese di povera gente, magari ignorante, magari ostaggio delle mafie locali, ed applaudire la faccia di bronzo di irreprensibili faccendieri locali, facendoci complici dell’ennesimo attentato alla vita, purché sia chiaro, sia lontano mille miglia da casa nostra!   Maria Petronio       

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