Segue a ruota Udine, che per bocca dell'assessore regionale Moretton sollecita la costruzione di un inceneritore in provincia di Udine. Poteva esimersi Taranto, la città dell'ILVA nella quale sono concentrate il 95% delle emissioni di diossina di tutta Italia? Certo che no, e ci pensa il consigliere comunale dell'Udeur Massimiliano Stellato ad esporsi pubblicamente.
Egregio Direttore,
sono felice che Lei e il Suo giornale ancora una volta abbiate dimostrato una grande apertura verso opinioni differenti, lasciando spazio al dibattito. Se me lo consente, vorrei approfondire le motivazioni della mia contrarietà alla riaccensione dell'inceneritore di Taranto.
Nella Sua risposta alla mia precedente lettera lei dice "inceneritori ovviamente ad alta e moderna tecnologia". L'impianto tarantino è, però, realizzato con una tecnologia tutt'altro che moderna, chiamata "a griglia", che veniva utilizzata già dai primi anni 80.
Il problema, inoltre, non è nelle tecnologie accessorie che possono essere applicate all'inceneritore ma nell'evidenza che qualsiasi processo di combustione genera diossine e nanoparticelle (non filtrabili con le tecnologie attualmente disponibili), in concentrazioni variabili a seconda della sostanza bruciata. Il problema delle nanopatologie, ossia delle malattie determinate da polveri sottili, fini ed ultrafini (si veda, ad esempio, http://www.nanodiagnostics.it del prof. Montanari), non può più essere trascurato, soprattutto in una città malata come Taranto.
"Nulla si crea e nulla si distrugge", affermò Lavoisier più di un secolo fa, e le sigarette non sono cancerogene da spente, ma quando se ne respirano i fumi…
La gestione economica degli inceneritori, inoltre, va nella direzione opposta rispetto alla raccolta differenziata ed alle esigenze vitali dei cittadini. Infatti per abbassare le emissioni di diossine e polveri ultrafini è necessario che il rifiuto incenerito sia estremamente differenziato, privo di plastiche, metalli, vetro, ecc. Ma per rendere economicamente vantaggioso un inceneritore è necessario tenerlo a pieno regime, incenerendo tutto il rifiuto e, come succede, ad esempio, a Brescia, importandone altro. Fino ad arrivare a casi estremi: a Terni l'incenerimento di balle di rifiuti indifferenziati provenienti dalla Campania ha causato una gravissima contaminazione da elementi radioattivi, che non bruciano e vengono dispersi con i fumi.
Un'altra inesattezza frequente è l'affermazione che gli inceneritori forniscano energia: gli inceneritori producono energia ma in quantità inferiore rispetto a quella che consumano. Quindi il bilancio energetico è negativo, e questa è una delle cause degli altissimi costi dell'incenerimento, che noi cittadini pagheremmo sia con la Tarsu che con i famigerati Cip6 della bolletta dell'Enel.
L'unica possibile via di risoluzione del problema dei rifiuti è l'attivazione di una capillare ed efficiente raccolta differenziata, separando la sostanza organica, la plastica, il vetro, l'alluminio e tutto ciò che è riciclabile.
Le soluzioni ad alta e moderna tecnologia per lo smaltimento dei rifiuti residuali esistono, e nessuna di esse passa attraverso l'incenerimento: si tratta di procedure di smaltimento bio-meccanico a freddo, in grado di recuperare gran parte del rifiuto indifferenziato in modo da dover conferire in discarica solo il 10-15% del rifiuto prodotto. Tale frazione, inoltre, viene compattata e resa inerte. Qui non si parla di soluzioni utopistiche ma di impianti che funzionano già da anni in Australia e negli Stati uniti (una metropoli come San Francisco recupera oggi più del 70% dei rifiuti) e che in Germania stanno gradualmente sostituendo gli inceneritori, permettendo pure un notevole risparmio.
La ringrazio per lo spazio che vorrà concedermi e La saluto.
Immagino che, prima di parlare, fosse a conoscenza di cosa sia una nanoparticella (che per il suo diametro di soli 0,1 micron passa attraverso qualsiasi tipo di filtro) e dei danni che causa direttamente all'organismo, tumori in primis. Immagino che, prima di parlare, fosse a conoscenza che le nanoparticelle entrano nella catena alimentare (coltivazioni e allevamenti) causando danni all'organismo umano anche indirettamente.
Immagino che fosse al corrente della relazione "Effetti sulla salute associati alla residenza in prossimità degli inceneritori" del dottor Pietro Comba e della dottoressa Lucia Fazzo del Dipartimento Ambiente e connessa prevenzione primaria dell'Istituto superiore di sanità, e del dottor Fabrizio Bianchi dell'Istituto di Fisiologia climatica, Sezione di Epidemiologia del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa, che evidenzia un considerevole aumento dei tumori nelle zone italiane che ospitano un termovalorizzatore.
L'emergenza rifiuti, a Udine, la si può eliminare tranquillamente con la raccolta differenziata obbligatoria. Ma questi politici non possono accontentarsi della loro poltrona, del loro stipendio esagerato e di tutti i loro privilegi? Devono per forza rendere la vita impossibile alla gente comune? I privilegi ve li lasciamo tutti, ma almeno in cambio evitate di farci altri danni.
Ivano Zuliani
Udine