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il nuclearepulito e sicuro non esiste

       – il nucleare pulito e sicuro non esiste   a cura di Paolo De Gregorio  -5 novembre 2007  Propongo un ripassino di storia del nucleare con qualche dato:– 1979, centrale di Three Mide Island (USA) il nocciolo di un reattore arrivò alla fusione (da allora nessun impianto è stato più costruito negli Usa)– 1986, catastrofe di Chernobyl– 1987, vittoria in Italia del referendum contro le centrali nucleari– i vecchi reattori oggi in funzione negli Usa sono 104 e producono solo il 20% della    energia elettrica del paese, e tra poco dovranno essere smantellati perché obsoleti– il governo Usa dal 2005 offre incentivi a fondo perduto per 8 miliardi di dollari alle aziende che costruiranno nuovi reattori, ma le compagnie che costruiscono e gestiscono il nucleare Usa non partiranno se non saranno certe che il governo rispetti l’impegno di portare via le scorie dagli impianti esistenti– Carlo Rubbia (premio Nobel per la fisica), sostiene che il nucleare ha tre problemi: Chernobyl, Hiroshima e scorie– anche l’uranio, come il petrolio, è in esaurimento, oggi se ne consumano 70mila tonnellate l’anno e ci sono riserve per 50 anni al massimo– in Italia il 15% dell’energia viene da fonti rinnovabili: idroelettrico, solare, eolico, geotermico– SOGIN, è la società italiana, di proprietà del Ministero dell’economia e delle finanze (statale) che ha il compito di smantellare le centrali elettronucleari dismesse e di chiudere il ciclo del combustibile nucleare. Costituita nel 1999, divora 50 milioni di euro l’anno per la manutenzione di questi mostri addormentati. Di smantellamento e messa in sicurezza in un unico sito delle scorie, si parla solo– prima della Sogin, del 1999, sono stati spesi dallo stato oltre 15.000 miliardi di vecchie lire per fermare le centrali.Noi viviamo nella società della disinformazione, dell’imbroglio, dei giornalisti pagati direttamente dalle forze economiche o politiche, e avere risposte chiare, vere, utili, è quasi impossibile.Nel nostro piccolo vogliamo fare alcune riflessioni sul perché si ritira fuori il nucleare e lo si propone in termini di modernità e con il nobile scopo di limitare le emissioni di Co2 in atmosfera.Voglio dire che non bisogna essere ingegneri nucleari per dare giudizi sul nucleare, ma bisogna sapere che nessuno è in grado di sostenere che il nucleare è sicuro, e tanto meno competitivo, perché non è stato chiuso il ciclo di smantellamento e non vi è neppure un luogo di stoccaggio delle scorie nucleari, fattori che determinano spese enormi e non ancora quantificabili.Diffidiamo come criminale chi sostiene la economicità del kilovattore nucleare, poiché i conti si fanno a centrali obsolete smantellate e con le scorie in sicurezza, e finora nessuno lo ha fatto.Ma la riflessione principale per me è questa: vi è una lobby, anglofona, che controlla le fonti dell’uranio, vede l’enorme businnes della demolizione degli impianti obsoleti e la costruzione di nuovi, punta agli aiuti statali e, in nome dell’ambiente, vuole tentare l’ultimo ciclo dell’uranio.Sono “trust” potenti,con ambizioni multinazionali (stanno fornendo reattori all’India), e sono un blocco di interessi che sarebbe molto danneggiato dal diffondersi ORIZZONTALE del solare fotovoltaico in tutte le abitazioni, che creerebbe una mentalità di autogestione del problema energetico, che si potrebbe estendere anche  a  piccole imprese agricole e artigianali e ai trasporti. L’eccedenza del fotovoltaico privato della propria casa potrebbe generare energia per auto elettriche da ricaricare nel proprio garage.Non più dunque monopoli, ma democrazia energetica.Anche le multinazionali del petrolio temono questa eventualità e purtroppo non si vede nulla, a livello politico, che appoggi la scelta del fotovoltaico individuale o di condominio, da installare subito, per fare di ogni casa una piccola centrale elettrica.Sono sicuro che queste sono le forze che in modo palese o sotterraneo non vogliono far decollare il fotovoltaico, lasciandolo in una nicchia per “eccentrici” con alti costi, e continuare con il monopolio di trust privati che vogliono controllare tutta la energia.Anche il gigante russo del gas, Gazprom, da cui compriamo l’80% dei nostri consumi di gas, non gradirebbe questa diffusione orizzontale della produzione energetica e i suoi interessi economici sarebbero danneggiati.Il sole ha il difetto di essere gratuito e non produrre scorie!Che il solare non sia competitivo è una enorme balla, poiché il costo di bruciare petrolio o uranio, per i danni ambientali che procurano e che si devono riparare, è follemente più alto e distruttivo. Naturalmente ho parlato di una cosa fattibile subito, per le abitazioni che rappresentano solo il 20% dei consumi globali. Per l’industria e i trasporti che, rispettivamente rappresentano il 50% e il 30% del consumo energetico e dipendono da combustibili fossili, il futuro è il solare termico di Rubbia (con una centrale a specchi già in costruzione in Sicilia), e le prospettive di idrogeno e “fusione nucleare”.L’ambizione di ogni paese deve essere di non dipendere da nessun altro per avere petrolio, uranio o gas. L’energia necessaria può venire autoprodotta da fonti pulite e rinnovabili.La PACE tra gli uomini, e quella da fare con l’ambiente, passa per l’energia.

Paolo De Gregorio

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 Per non abusare della pazienza dei lettori, nell’intervento “il nucleare pulito e sicuro non esiste”, già lunghetto, non avevo fatto accenno al progetto “Iter” sulla FUSIONE nucleare, che è un campo di ricerca totalmente condivisibile. E’ una delle tecnologie del futuro, e va finanziata massicciamente, proprio con quei soldi che per il nucleare legato all’uranio si trovano sempre.Un altro importante problema che implicitamente si risolverebbe abbandonando l’uranio per sempre è la proliferazione delle armi nucleari che tentano molti paesi, anche se la via maestra per liberarci da questo incubo della BOMBA è il disarmo unilaterale di tutti i possessori di armi atomiche e il divieto per chiunque di possederne.Un problema che oggi sembra minore, sempre creato dal nucleare civile, sono le enormi quantità di acqua necessarie per raffreddare il processo produttivo, questione che altera il microclima intorno alle centrali, e in un futuro molto prossimo, in caso di siccità prolungata, può indurre il fermo della produzione di elettricità.Risulta quindi decisivo in questi anni che ci separano dalla fusione, dal solare termodinamico a specchi di Rubbia, dall’idrogeno, impostare in ogni tetto, in ogni parete esposta al sole, pannelli fotovoltaici per fare di ogni casa una centrale elettrica indipendente e limitare pesantemente l’uso dei combustibili fossili.Paolo De Gregorio

8.11.07

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