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Il Girone delle Polveri Sottili

 

"I L  G I R O N E  D E L L E  P O L V E R I  S O T T I L I"
Di Silvia Milani

Antonio muore e finisce all'inferno. Sulla porta del girone a cui l'hanno destinato resta esterrefatto: il paesaggio parrebbe del tutto simile a quello della sua città, le cime verdi e i campi coltivati sullo sfondo son gli stessi, qualche villetta a schiera qua e là più a valle, qualche incrocio, lo stesso campo da calcio, bambini festanti che giocano nel parco… gli stessi bambini del suo quartiere… e poi il tabaccaio, il giornalaio, il negozio del panettiere, tutto è assolutamente identico al luogo che abitava in vita. La sua casa è lì esattamente identica a se stessa e in piedi sul terrazzo c'è anche sua moglie che gli manda un bacio e lo saluta mentre sbatte i tappeti. 
Tutto è perfettamente identico all'originale ad eccezione di qualche termovalorizzatore che sbuca qua e là tra le case e le colline intorno.
Antonio è fermamente convinto di non essere all'inferno, ma di essere vittima di un immane errore teologico. E' convinto di trovarsi almeno in purgatorio.
Confuso e pensieroso estrae dalla tasca il libretto

che gli è stato consegnato all'ingresso: “Inferno: istruzioni per l'uso”.
Lo apre e si accorge che tutte le pagine sono bianche ad eccezione della prima su cui è incisa un'unica frase:

Vivi la tua vita e non fare mai domande.

Antonio, convinto di trovarsi in purgatorio, decide di seguire le istruzioni e di riprendere la sua vita normale. La casa, i bimbi, l'ufficio e il sabato in pizzeria, una vita serena, modesta, senza grandi preoccupazioni. Ogni tanto, di fianco ad una casa o al centro sportivo vede sorgere un nuovo termovalorizzatore e ne resta ammirato perché finalmente, pensa, hanno anche deciso di fare qualcosa di concreto per il problema dei rifiuti. Bene. Lo infastidisce soltanto quell'aspetto non proprio armonico degli edifici e a dirla tutta sta cominciando a maturare l'idea che deturpino il paesaggio.
Perciò, alla prima occasione, ferma il vicino di casa per chiedere la sua opinione.
-Termovalorizzatori? Quali?- risponde secco Mario, il vicino.
-Quei grossi casermoni da cui spuntano quegli enormi tubi!- replica Antonio.
-Gentile signore- riprende Mario con un leggero sorriso – quelli non sono affatto dei termo-valorizzatori, bensì sono inceneritori
– Ah, e dove starebbe la differenza? 
-La differenza sta nel fatto che gli inceneritori non valorizzano affatto l'energia del calore, ma si limitano a bruciare i rifiuti disperdendoli poi nell'atmosfera sotto forma di gas.-
-No no no, mi dispiace mio caro signore, ma è qui che si sbaglia- interviene deciso Antonio agitando l'indice- le polveri della combustione vengono raccolte tutte in speciali filtri creati apposta per non farle disperdere nell'aria.
-Ah ah ah ah ah!- esplode Mario – lei è davvero un grande umorista! Crede davvero che tutte le polveri prodotte dagli inceneritori si fermino sui filtri?
-Sì, certo- risponde Antonio – lo credo!
-Beh mio caro, mi dispiace ma si sbaglia. Le polveri raccolte dai filtri in realtà sono la minima parte di quelle prodotte dall'inceneritore. Questo perché oltre alle macropolveri esistono anche le micropolveri e le nanopolveri e queste ultime due sono quelle pericolose perché si comportano esattamente come dei gas: entrano nel circolo sanguigno e si fissano nelle cellule e negli organi. Sospese in aria sono particelle di piombo, cadmio, oro, cromo, tungsteno, argento.
– Va bene, va bene- lo interrompe Antonio- quindi secondo lei, Mario, i rifiuti dovrebbero essere sepolti, o peggio buttati in mare!
-Oh, no! Dico soltanto che non dovrebbero essere bruciati.
-Il fuoco purifica, lo dicevano gli antichi!
-La combustione non distrugge la materia, bensì la trasforma. Ricorda che cosa disse uno dei suoi antichi quasi duemilacinquecento anni fa? Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Bruciando del materiale non si fa altro che alterare lo stato degli elementi che lo compongono.
Antonio guarda Mario stupito. Ricorda vagamente un giorno di scuola del suo passato da vivo e per un istante si estrania dalla conversazione nel grato pensiero di non avere più nulla a che fare con quel genere d'inferno.
-Inoltre, mio caro Antonio, per bruciare i rifiuti gli inceneritori usano almeno l'equivalente del peso complessivo in ammoniaca, acqua, bicarbonato, calce, per non parlare dell'ossigeno che sottraggono all'ambiente. Tutti questi composti hanno una massa che si conserva. Ha studiato Lavoisier, il principio di conservazione della massa? Non v'è alcun bisogno che glielo spieghi, la informo solamente che per ogni tonnellata bruciata di rifiuti si producono almeno due tonnellate di materiali che escono da un inceneritore.
Antonio è sempre più perplesso, guarda il volto bonario del vicino che lo ricambia con un serafico sorriso.
-Se tutto questo è vero- comincia timidamente Antonio- allora potrebbe far male alla salute.
-Sicuro che fa male alla salute! Ma dove crede di abitare, su Marte? E' nata da poco una malattia tutta nuova, non sa? Una malattia venerea che i medici definiscono malattia del “seme urente”, una novità! Si ricorda dell'impiegata delle poste col pancione? Beh, sembra che il bambino sia nato morto. Sulla pelle aveva delle macchie viola, i medici hanno detto che si trattava di leucemia, ma, sa, da una madre sana un bimbo con leucemia non è normale, perciò lo hanno sottoposto a dei test. Il risultato? Aveva il corpo intossicato dai metalli.
-Ma è orribile!- Esclama Antonio nascondendosi le labbra con la mano.
-E sì perché mio caro signore, le nanomicropolveri si trasmettono anche al feto. Di norma le troviamo negli organi o nel sangue, e dal sangue, a chiunque possono provocare infarto, ictus, malattie neurologiche, morbo di Alzheimer e di Parkinson, tumori, mutazioni genetiche. Ha mai visto qui in giro delle pecore con le orecchie al posto degli occhi?
Antonio nega con la testa.
-Beh, io sì. Provi a guardarsi un po' intorno, un giorno ne vedrà sicuramente passare qualcuna.
Antonio resta in silenzio, guarda basso, scuote un poco la testa. Pensa al termovalorizzatore che si trova dietro casa sua, quello che sta dietro la scuola dei figli, quei dieci o venti che riesce a vedere sparsi sulle colline, quello appena costruito a lato del suo ufficio e quello che si trova dentro lo stabilimento per la produzione di latte, vicino al magazzino in cui è impiegata la moglie. Scuote la testa con gli occhi umidi.
-Antonio, si sente bene?
-Tutto, tutto questo è semplicemente orribile,- sussurra Antonio tra i denti.
-Questo è niente, pensi poi che queste polveri sono eterne.
Antonio alza lo sguardo. Fissa intensamente Mario negli occhi e all'improvviso lo afferra per le spalle -Allora, allora, avevano ragione! Sono Eterne!
-Eterne come l'aldilà!
-Ma quale aldilà, questo è un inferno!
-Mi scusi- si scosta un poco Mario con aria interrogativa -ma lei dov'è convinto di abitare?

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