Scusate se mi scappa il post, alle volte capita che mi scappi ed oggi è proprio uno di quei giorni in cui mi scappa il post…
Ve lo ricordate Sergej Bubka il pluri campione di salto con l’asta?
La storia lo ricorda come un grande atleta ma se analizziamo nemmeno poi così approfonditamente la sua avventura sportiva non possiamo che annoverarlo tra i più grandi economisti ed imprenditori di se stessi del secolo passato. L’esempio in carne, ossa ed asta di quella che è l’attività economico produttiva vigente. Un precursore! Io fossi stato lo zar gli avrei dato la laurea onoris causa in economia.
Balziamo indietro nel tempo, Bubka è un giovane atleta che con l’asta ci sa fare, ha una grande asta e l’adopera meglio di tutti. E già dai primi balzi si capisce di che pasta è fatto. A nove anni già decide che si dedicherà alla sua asta. Appena vent’enne nel 1983 vince un meeting ad Helsinki con la misura di 5.70 metri ed il mondo ebbe ben chiaro che il re dell’asta sarebbe da lì a poco diventato lui. Il 13 luglio 1985 fu il primo terrestre a balzare curvo oltre i 6 metri. Altezza che per lungo tempo venne considerata irraggiungibile. Fin quì tutto bene, limpido cristallino. Bubka continuò a migliorarsi in molte occasioni, un poco per volta. In quattro anni, dal 1984 al 1988 migliorò il record del mondo di 21 centimetri. Nell’arco dell’intera carriera stabilì 35, dico trentacinque, nuovi record mondiali. Cazzo che uomo! Minchia che atleta! Sti gran ciufoli che carriera!
Adesso prendiamo però in considerazione il colpo di genio che ebbe Bubka centellinandosi di salto in salto: l’Unione Sovietica pagava consederevoli premi monetari per ogni record. E allora perché sprecare di botto 35 bonus? Con assoluta probabilità lo Zar del salto con l’asta si sarebbe bruciato la possibilità di fare una sacca di soldi…
Tutto ciò non vi dice niente? Non avete mai fatto caso alla linea delle auto in continua evoluzione per rimanere sempre le stesse? Tutte immensamente uguali. Ci sono dieci utilitarie fotocopia, dieci ammiraglie fotocopia, dieci… fotocopie! Avete mai fatto caso al “baffo” sulle scarpe che di anno in anno va più su e più in giù, s’allarga, si stringe, alla linea del frigorifero che va e ritorna, alla forma del telefonino che perde un millimetro al mese, al taglio dei capelli. La moda è asservita alla produttività ed all’industria. La tecnologia al marketing. Ma a cosa serve tutto ciò? A me serve cambiare l’auto ogni anno? No, io dovrò lavorare sempre di più! A me e a mio figlio, a quelli che verranno dopo di me, serve un auto che duri trent’anni perché è assurdo pagare un mutuo perenne per una cosa, l’auto, che non trattiene valore perché si deteriora, si svaluta e si rottama. Io sono più felice se dura trent’anni, sono più felice se inquina meno e spendo meno per muovermi.  Ma se inquina meno ci vuole meno benzina per muoverla e chi la estrae e la raffina piange, ha bisogno di venderne sempre di più. Dovremo continuare a fare guerre all’infinito per soddisfare i miei bisogni se non cambio i miei orizzonti. Potremmo da oggi fare un balzo da giganti dando a tutti un tetto e del cibo ma noi coloni non esportiamo democrazia, la asportiamo, per creare nostri replicanti. Potremmo… ma ciò che ci mette in moto è il denaro e allora avanti un passo per volta, creare dipendenza, bisogno, un sistema operativo via l’altro per sostituire macchine e programmi, un centrimetro per volta come Bubka. E continuiamo a saltare in alto e ad atterrare sul culo… livido… pomata… a domani… fin quando l’asta non ci farà un’inattesa colon scopia. Poi però non dite che non lo sapevamo…

Arcano Pennazzi http://arcanopennazzi.wordpress.com/