Perché si promuovono gli inceneritori ?
Uno dei promotori degli impianti di incenerimento è l’ing. Nunzio Valentino (ospite in un convegno organizzato dal sindaco di Canosa di Puglia Francesco Ventola), il quale, intervenendo sul solito giornalino propagandistico del partito di AN, ha fatto affermazioni inesatte e di parte.
Lavora con la società ICQ spa di Roma, azienda di progettazione, costruzione e gestione impianti di produzione energia da fonti rinnovabili, in sostanza una società che, costruisce inceneritori e/o termovalorizzatori.
Ci fa piacere che egli manifesti il proprio amore per la città di Canosa,pur non abitandoci, tuttavia rileviamo che a proposito della problematica ambientale le sue affermazioni sono inesatte e non rispondenti alla realtà.
Egli dice che l’approvazione dell’inceneritore è avvenuta, secondo lui, nel rispetto dei tanti obblighi imposti dal suo amico prof. Karrer.
Dobbiamo ritenere che l’ingegnere evidentemente non sia al corrente dei fatti.
L’inceneritore, approvato dalla giunta Malcangio, che vedeva tra i suoi assessori l’attuale sindaco, fu approvato senza tener conto di nessuno dei requisiti imposti dall’esimio professor Karrer; ancora oggi infatti non è stato realizzato il V.I.A., ritenuto già all’epoca indispensabile dal professore.
L’ing. poi afferma che l’ipotesi di “Rifiuto Zero” cosi come annunciato da Paul Connet, dal dottor S. Montanari ed altri, è una utopia.
L’ing. Valentino però dovrebbe sapere che tale soluzione è già praticata, con successo, in altri paesi del Nord Italia e dell’Europa e del mondo.
Pertanto “caro ingegnere” ora la sfida per le realtà più avanzate è quella di interventi, anche locali, per la riduzione/prevenzione dei rifiuti, in primo luogo spostando la responsabilità di una gestione corretta anche su chi ricava profitto dalle merci: i produttori. “Un altro modo per interpretare questo metodo (del “Sistema Produttivo Intelligente”) è quello di immaginare un sistema industriale che non ha bisogno di discariche, di depuratori, ecc. Se un’industria sapesse che niente di ciò che entra nei suoi impianti può essere buttato e che tutto ciò che produce deve alla fine ritornarle, come progetterebbe i suoi prodotti?
La domanda non è solo un’ipotesi teorica, perché la Terra lavora esattamente secondo queste modalità” (P. Hawken, A. Lovins, L. Hunter Lovins, “Capitalismo naturale”).
Ogni inceneritore costruito allontana questa prospettiva che non è una opzione tra quelle possibili, ma la necessità per mantenere un livello di vita decente sul nostro pianeta in un futuro sempre più prossimo.
L’unica risposta valida è quindi la attivazione da subito di politiche di responsabilizzazione della società civile, che antepongano il bene collettivo (tutela dell’ambiente e della salute) alle esigenze speculative delle lobbies politico-economiche a partire dalla realizzazione degli obiettivi proposti nei documenti ufficiali (Agenda 21, Valutazione Ambientale Strategica, direttive europee) che prevedono la trasparenza e il coinvolgimento diretto dei cittadini in tutte le decisioni ambientali strategiche, nonché la responsabilità “estesa” dei produttori sulle merci (e sul modo di produrle) per il loro intero ciclo di vita.
In America già dal 1995 non si costruiscono più inceneritori perché dannosi ed antieconomici.
Ancora più grave invece è l’affermazione dell’ing. Valentino quando dice che “ bruciare le biomasse ad alta temperatura non è pericoloso per la salute umana”.
Riteniamo questa visione dell’ingegnere molto interessata e pertanto riteniamo utile riportare alcuni dati certi in merito.
E’ vero che le biomasse sono energìa solare imprigionata tramite la fotosintesi clorofilliana.
Il problema è che di questa energia ne sprechiamo almeno il 90% bruciando le biomasse (vedi studi del prof.. Gianni Tamino – Università di Padova – che i conti li ha fatti).
Ancora ricordiamo all’ingegnere che le biomasse all’origine non contengono diossine, ma le stesse SI FORMANO PER COMBUSTIONE (carbonio + ossigeno + idrogeno + CLORO) e questo processo chimico non si sarebbe prodotto in natura.
Pertanto è evidente che anche bruciando biomasse si sviluppano sostanze inquinanti. Forse non ricorda l'anidride carbonica (e il protocollo di Kyoto), l'ossido di carbonio, gli ossidi d'azoto, gli ossidi di zolfo e, soprattutto, le polveri sottili ed ultrasottili. Per fare un esempio, ricordiamo che il tabacco, una biomassa che si brucerà a Casalnuovo (Na) e che si potrebbe bruciare a Canosa, se fosse costruito l’inceneritore, contiene poco meno di 4.000 sostanze individuate scientificamente, di cui alcune centinaia con sicuro effetto cancerogeno. Dunque, ogni vegetale ha contenuti diversi, cosa che, con ogni evidenza, l’ing. ignora.
Alla luce di quanto su detto egli non può ritenere che il messaggio della dottoressa Lombardi, che afferma il contrario di quanto da lui sostenuto sia generico e fuorviante.
Quanto affermato, in maniera disinteressata, dalla dottoressa Lombardi e, da noi pienamente condiviso, è un principio chimico inconfutabile e non capiamo , per cosi dire, come lui possa affermare il contrario.
Pertanto riteniamo che il suo messaggio sia inopportuno, falso, strumentale, interessato e non veritiero.
Cosi come pure riteniamo fuorviante e interessata anche l’affermazione dell’ing. Valentino, (ricordiamo che lavora con un’azienda che produce inceneritori) relativa al fatto che oggi esistono impianti di combustione (Inceneritori e /o termovalorizzatori) sicuri.
Le ricerche disinteressate dimostrano che non esistono filtri in grado di fermare le nanoparticelle, pertanto ciò che l’ing, dice non è vero.
Mentre alla domanda che l’ingegnere pone al professor P. Connet : “ qual è il suo motore della vita” ? Possiamo rispondere noi e tutti coloro che la pensano nella stessa maniera:
Il nostro motore della vita è l’amore per l’ambiente, la solidarietà e la difesa della salute di tutti i cittadini.
Ancora il nostro motore della vita è la salvaguardia del mondo che ci è stato prestato e che dobbiamo lasciarlo alle generazioni future almeno cosi come lo abbiamo ricevuto.
Ricordiamo inoltre all’ing. che la natura ricevuta dal buon Dio, non produce rifiuti, per cui ci sentiamo di ribadire con forza assieme al professor P. Connet che: “Dio ricicla il diavolo brucia”.