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Lo Stato siamo noi

Non c’entra niente con l’inquinamento dell’aria, dell’acqua o del cibo, ma c’entra molto con quello della nostra vita in comune.

Io non so quali siano le leggi che regolano la questione. Magari ce ne sono mille, ognuna leggermente diversa dall’altra e messe tutte lì, a disposizione di chi vuole scegliersi quella che gli fa più comodo. Però nessuna legge potrà mai sostituire il senso di giustizia, e non si tratta affatto della stessa cosa. E agire in base a non importa quale legge non potrà mai sostituire l’azione secondo buon senso.

A Vicenza c’è una grande base militare americana e gli americani la vogliono ancora più grande.

Non tutti i vicentini paiono essere d’accordo e, allora, chiedono di essere ascoltati in sede amministrativa locale e politica, dove siede chi è stato delegato dal popolo a farne gl’interessi, se il concetto di popolo in un contesto simile esiste ancora, e chiedono di indire un referendum locale che stabilisca il gradimento o il mancato gradimento dell’allargamento della base. Intanto, Comune e Stato danno il loro placet a questo allargamento.

Di fronte alla protesta che non si ferma, il Comune decide di affidare a cinque saggi la decisione sull’ammissibilità del referendum, vale a dire se sia o no concepibile che si ascolti il parere della gente su un problema che interessa quella stessa gente. Si tratta, cioè, di stabilire se l’essenza  della democrazia sia compatibile con la conduzione democratica di una società.

Tre a due: i saggi decidono che i cittadini non hanno diritto non solo di decidere ma nemmeno di esprimere un parere. Motivo dell’inammissibilità: la base sorge su terreno demaniale. Dunque, il terreno demaniale viene considerato di fatto come proprietà non dello stato, cioè del popolo, ma di qualche entità kafkianamente astratta. Oppure, e questo appare più aderente alla realtà, lo stato e la comunità non sono la stessa cosa ma addirittura enti contrapposti.

Ora, io non ho alcuna intenzione di entrare nel merito se sia o non sia utile ed opportuno l’ampliamento della base. Non è quello ciò che m’interessa. Io resto allibito davanti all’arroganza di un’oligarchia che non solo si permette impunemente di negare i fondamenti di quella democrazia della cui applicazione continuiamo a riempirci la bocca, ma arriva addirittura a spogliare della dignità di cittadino chi, proprio secondo democrazia, ha dato loro la delega che chiedevano.

Che fare? Per prima cosa bacchettare i vicentini. Quei personaggi non sono piovuti dal cielo ma occupano il posto che occupano proprio per volontà di quegli stessi cittadini di cui ora si fanno beffe. Poi siamo tutti noi a dover essere bacchettati, perché per pigrizia, per disinteresse, per rassegnazione, per fatalismo, per ignoranza quando non per meschini interessi di bottega o personali abbiamo consentito di fare i propri comodi in casa nostra ad una classe politica che farebbe la vergogna di qualunque paese che pretenda di definirsi civile e la gioia di qualsiasi scrittore che s’ispiri al grottesco.

Il minimo che si possa fare è dar loro il benservito.