L'obiezione del voto "inutile" e dei "partitini inutili". Ascolto nella vita reale e leggo qui e altrove una serie di obiezioni alla possibilità di votare una lista come “Per il Bene Comune”, avanzate da chi, preliminarmente, si dichiara d’accordo, a volte anche entusiasticamente, sul programma proposto. La più frequente è relativa all'asserita "inutilità" del voto. Da un punto di vista strettamente logico è assolutamente infondata. Logicamente, infatti, un cittadino dovrebbe valutare l'offerta programmatica di ogni partito, le persone che lo rappresentano e la loro credibilità e coerenza, quindi dare il suo voto a chi sia più vicino alle sue idee e alle persone nei confronti delle quali ripone fiducia per le promesse o intenzioni che rivelano in campagna elettorale. Quindi il voto dato a chi la pensa come te ed è persona seria è di per sé utile, perchè è la tua proiezione in ambito politico rappresentativo. Più complesso l'esame dell'obiezione dal punto di vista pratico e strettamente politico. E' vero, infatti, che l'assoluta disparità di condizione fra chi è già partito e chi lo diventa oggi, e parlo di denaro e visibilità mediatica in via principale, non di idee, pone questi ultimi in un gravissimo stato di svantaggio. E' più difficile, quasi impossibile, far conoscere le proprie idee e la propria proposta. Quindi, si obietta, se voto uno sconosciuto, il voto lo butto via perchè nessuno mi seguirà. Sul piano politico, il voto “utile” è comunemente sentito come quello che possa “contrastare” chi viene additato come “pericolo” per la democrazia, soggetto che può a piacere assumere le vesti del “comunismo”, piuttosto che del “fascismo” o, categoria nuova di cui si sarebbe volentieri fatto a meno, del “berlusconismo”. Per affrontare queste obiezioni bisogna cercare di chiarire il concetto di coerenza, civica e politica. È coerente chi fa quel che dice, chi predica e razzola nello stesso modo. Anzitutto, chi considera l’attuale classe politica una casta chiusa, e pare siano milioni gli italiani che la pensano così, non è coerente se poi ne vota i rappresentanti temendo di non essere seguito nell’iniziativa di non votarla. Più nello specifico, chi si identifica nel programma, non è coerente se vota programmi diversi e contrastanti con le proprie idee. Chi invece sul piano politico abbraccia le idee di un partito o di una coalizione ed ha piena fiducia nei suoi rappresentati, non è affatto incoerente se li vota, sia chiaro. Lo è se lo fa perché sceglie il “meno peggio” fra quelli che possono contrastare la parte che avversa. In realtà la costruzione del nemico politico, quando è fatta in mera funzione propagandistica ed elettorale, e non sostanziale, è il più grande inganno che possa essere perpetrato nei confronti del cittadino ed è probabilmente la più grande distorsione della democrazia che ci troviamo ad affrontare. È chiaro che la lista “Per il Bene Comune” non si rivolge a chi è contento dell’attuale sistema elettorale e partitico, nonché dei suoi rappresentanti. Non si rivolge a chi pensa che sia il migliore sistema possibile e che rappresenti il modo corretto per affrontare i problemi del Paese. Se anche queste persone esistono veramente, non devono sentirsi in alcun modo coinvolte in questa iniziativa, che non le riguarda affatto. Questa iniziativa riguarda chi non è contento di come vanno le cose, chi pensa che la politica sia un circolo chiuso dove si entra ad invito, chi crede che la politica si occupi prima degli interessi economici di pochi e solo poi del vero interesse collettivo. Chi la pensa così è incoerente se, venuto a sapere che qualcuno si presenta alle elezioni con le sue stesse idee, vota qualcun altro in cui non ripone alcuna fiducia e che non stima affatto. Ovviamente, è proprio chi vuole ottenere il voto, sapendo di non essere affatto stimato e di proporre programmi non condivisibili (o irrealmente fantasiosi che è uguale) che spinge il cittadino a ragionare in termini di presunta utilità. E questa considerazione dovrebbe definitivamente chiarire a chi sia veramente “utile” il voto “utile”.