Questo è quanto si è detto in un recente convegno in Sardegna. Tenete conto che il Piano Energetico Regionale del 2006 punta decisamente sul carbone. 
 
Carbone – Il vecchio mostro diventa oro  
«Garanzie su minori costi energetici e tutela ambientale»  
di Erminio Ariu – La Nuova Sardegna 3 Aprile 2007  
 
IGLESIAS. In attesa che l’energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili e che il nucleare fornisca le garanzie richieste, il carbone rappresenta nel mondo il combustibile più competitivo, meno inquinante, sfruttando le moderne tecnologie, e a maggior rendimento. Dal convegno promosso dall’Associazione Mineraria Sarda, presieduto dalla professoressa Anna Maria Landis, che si è tenuto nell’aula magna dell’istituto tecnico industriale, sul tema “La Carbosulcis nel progetto miniera- energia-ambiente” i due relatori Andreano Madeddu (presidente della Carbosulcis) e Giuseppe Deriu (direttore generale della miniera di Nuraxi Figus) hanno presentato ad una nutrita platea di esperti la discreta competitività che il carbone Sulcis ha raggiunto nel mercato dei combustibili e soprattutto le garanzie ambientali che, sfruttando le moderne tecnologie, vengono richieste dal protocolo di Kyoto e dalle popolazioni dei centri che gravitano nelle vicinanze delle centrali termolettriche alimentate con il “famigerato” carbone.  
 
Il giacimento carbonifero di Nuraxi Figus non può essere ormai considerato il bacino per qualche centinaio di posti di lavoro ma la base del sistema energetico regionale e ha una valenza importante in campo nazionale. «A livello mondiale — ha esordito Andreano Madeddu — il carbone costituisce oggi la fonte energetica fossile più consistente e la durata delle riserve attuali supera i 155 anni contro i 64 del gas naturale e la berve sopravvivenza del petrolio che avrà vita per altro 42 anni. Il consumo del carbone è in forte crescita e la miniera di Nuraxi Figus è in grado di reggere al confronto con i colossi mondiali, in termini di quantità, ma di resa e di efficienza organizzativa. (…)».  
Siccome la ricchezza di un paese si valuta dalla quantità di energia che dispone sulla carta, la Sardegna dovrebbe essere tra le regioni ai primi posti della graduatoria dei territori più ricchi. «In pratica l’isolamento elettrico dell’ isola — ha proseguito il presidente della Carbosulcis — annulla di fatto i vantaggi dell’utilizzo del carbone. Conti alla mano, produrre un chilowattora con il carbone costa 5.5 centesimi di euro contro i 6.5 del gas metano (non presente nell’isola) e 9.0 con il petrolio.  
Se poi si aggiunge anche l’efficienza energetica tra i vari combustibili, il piatto della bilancia è nettamente sbilanciato a favore del carbone».  
Di fatto però la bolletta energetica della Sardegna è decisamente più pesante e il soccorso per sanare questa anomalia è nel progetto integrato miniera-energia-ambiente.  
«Il Progetto Energetico Ambientale Regionale Sardo (Pears) — ha riferito Madeddu — è fondato su tre direttrici: metanizzazione dell’isola, sviluppo delle fonti rinnovabili e attivazione della filiera miniera-centrale nel polo del Sulcis.  
Con il carbone, ed è quello che ci riguarda, i risultati anche in termini economici abbiamo raggiunto livelli di efficienza tali che il prodotto estratto è a prezzi competitivi. Per quanto riguarda le questioni ambientali, poi, è da tempo che non si parla più di inquinamento dovuto allo zolfo e agli ossidi di azoto. L’unico problema sono le emissioni di anidride carbonica che possono essre ridotte catturando il responsabile dell’effetto serra a bocca di camino».  
A questo punto Andreano Madeddu apre una breve parentesi riferendo che la ricerca potrebbe far evitare di lanciare in atmosfera la CO2 utlizzandola per produrre metano proveniente dai giacimenti carboniferi. Scorie, rifiuti ceneri e gessi: altri problemi che Carbosulcis ha in parte risolto promovendo una serie di progetti che ridurrebbero le quantità di scarti da mandare in discarica.  
«C’è il totale utilizzo del grezzo estratto — ha precisato Giuseppe Deriu — grazie al riutilizzo degli sterili quali materiali inerti da costruzione e per sottofondo stradale e questa operazione, oltre che limitare i costi per lo stoccaggio non impone il sacrificio di parte del territorio destinato a discariche. I gessi e le ceneri delle centrali termoelettriche andranno a riempire i vuoti che il taglio produce in fase estrattiva».  
La validità del progetto carbone è stata sintetizzata dal direttore generale in cinque punti: ricorrere al carbone per produrre energia elettrica a basso costo sfruttando tecnologie ad alto redimento e basso impatto ambientale; sfruttare un’importante risorsa energetica nazionale; si può produrre il combustibile con costi di produzione allineati agli standard della concorrenza; si hanno vantaggi economici anche per la vicinanza delle centrali elettriche e infine la presenza del giacimento carbonifero può essere sfruttato per interrare l’anidride carbonica.  
Le conclusioni di Carlo Muntoni hanno posto l’accento sulla necessità di far sorgere nel Sulcis Iglesiente un centro di formazione per i giovani dei paesi del Mediterraneo.  
«Questa non è l’era post- mineraria — ha detto Carlo Muntoni — ma il periodo della ricerca e dell’affermazione di nuove tecnologie e di trasmissione delle nostre conoscenze ad altri ricercatori.  
Carbosulcis, Sotacarbo e università devono lavorare di concerto». Carlo Muntoni ha anche auspicato il riavvio del corso per periti minerari nell’istituto “G.Asproni” (gloriosa scuola “Mineraria”).  
 
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http://menteambiente.blog.tiscali.it/at3085914/
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