Una decina d’anni fa, forse qualcosa di più, ero nella sala operatoria di un grande ospedale italiano per assistere ad un intervento su di un mesotelioma pleurico causato, come scoprimmo poi osservando i reperti al microscopio elettronico, non da amianto ma da
fibre di cotone. Una volta nel suo studio, il chirurgo mi raccontò del caso di un ragazzo appena ventenne e da poco morto che lui aveva operato due volte di cancro al cervello. Il suo sospetto era che la malattia fosse stata innescata da particelle uscite dall’acciaieria del padre nel cui ambito la famiglia viveva e mi chiese se potevo analizzare i frammenti di cervello conservati in archivio. Prima, però, ci voleva il consenso del padre e quel consenso fu negato. Meglio non sapere per continuare, facendo finta di niente, a spargere veleni non solo sugli operai, notoriamente solo carne da quattrini, ma sulla famiglia.
Qualcosa di assolutamente analogo mi accadde a proposito di un inceneritore. Il figlio del gestore, impiegato pure lui nell’impresa, ci lasciò le penne per il solito cancro e la scelta fu quella di non voler sapere niente.
Episodi del genere, se vado a rivangare nella memoria, ne trovo parecchi in archivio.
Lasciando da un canto, almeno in maniera diretta, i morti e i malati, ho un corposo repertorio di qualcuno che s’impressiona leggendomi o ascoltandomi e capisce che stiamo correndo bendati verso un suicidio di specie, unici animali che si estinguono volontariamente, per citare l’etologo Danilo Mainardi. Questi personaggi partono lancia in resta, giurando che si opporranno in ogni modo alla costruzione di un inceneritore (di qualunque specie) o di una centrale a biomasse, alla trasformazione di un cementificio in cucina di rifiuti e a quant’altro minacci salute e ambiente. Poi… Poi salta fuori l’amicone dell’associazione degl’industriali, il cognato che costruisce centrali a biomasse, il partito che ha promesso una poltrona (giù fino ad uno gabellino rachitico)… E, allora, senza nemmeno l’imbarazzo di una spiegazione, non se ne fa più niente. In fondo, di qualcosa si deve pur morire. O no? Muore tuo figlio? Lo ha chiamato il Signore per fargli da angioletto. Lo hai ucciso tu? Fiat voluntas Dei.
Ma l’interesse, per piccolo e squallido che sia, non risparmia nessuno. Il giornaletto Il Fatto Quotidiano, ad esempio, pur essendo da anni informato in tutto e per tutto e pur essendo stato sollecitato da abbonati (che poi hanno disdetto l’abbonamento) ad interessarsi della questione, non ha mai fatto parola dell’impresa del ragionier Grillo. E quando io scrissi il libro in cui raccontavo la vicenda (https://www.stefanomontanari.net/sito/blog/2550-il-grillo-mannaro.html) e lo proposi ad un editore, questo mi rispose guardando un angolo del soffitto che non poteva pubblicarlo perché avrebbe rischiato di perdere voti, mettendo a repentaglio la sua di fatto miserabile carrierina di politico locale. Morti e malati su un piatto della bilancia, soldi sull’altro. Non c’è dubbio: i soldi pesano di più. Molto di più.
Insomma, che cosa volete da me? Se non avete ancora deciso che cosa farete se mai diventerete degli uomini, non potrò certo essere io a risolvere la malattia che covate dentro. In fondo avete ciò che fate di tutto per avere.
ragioniere dei miei stivali
Soldi, soldi e ancora soldi. Bugie, bugie e ancora bugie. Il connubio soldi e bugie è veramente aberrante. Quell’ angolo del soffitto è la cartina di torna-sole, è la fotocopia di mille altri angoli di soffitti verso i quali si punta lo sguardo perchè altrimenti arrossirebbero anche i piedi. A chi ha ‘creato’ il ragioniere,(e ho letto il Grillo Mannaro), non basterebbe guardare un angolo del soffitto per ‘salvarsi’….
RISPOSTA
Chi non ha anima vive una vita da vegetale e, da vegetale, non prova vergogna. Dico questo sperando che il prezzemolo e i pomodori non si offendano.
inceneritori
Ci vuol pazienza, lo sblocca Italia ipotizza altri 12 cancrovalorizzatori, cosi’ dallo sblocco precipiteremo direttamente.