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Vaffangrillo

Da parte mia nessuna meraviglia sia per il flop di Casaleggio sia per le tenere idiozie pigolate da quelle caricature della caricatura del politico italiota che sono i grillini.

Che la valanga di consensi ottenuti

dalla Casaleggio Associati srl fosse una sorta di ribellione tra l’ingenuo, l’isterico e il disperato a decenni di malavita istituzionale era fin troppo ovvio. Dopotutto la reazione, peraltro patologica in sé, alla patologia politica che ci possiede da decenni per nostra stessa scelta c’era già stata altre volte, certo in proporzioni più minuscole, e, al proposito, si veda, ad esempio, il caso ormai antico dell’onorevole Cicciolina. Però il fenomeno delle 5 Stelle è stato di certo molto più vistoso. Tuttavia era logico attendersi che questo altro non sarebbe stato se non ciò che gli anglofoni chiamano “a flash in the pan”, un lampo nella padella in traduzione letterale, vale a dire una delusione velocissima a qualcosa partito alla grande.

 

Casaleggio aveva scelto Grillo come sua marionetta per il compito affidatogli dalla clientela, e questo ha sicuramente pagato nella prima fase. La tecnica è annosa e certificata: basta rivedersi il Nerone di Petrolini per meditare su come il popolo nella sua accezione peggiore si lasci affascinare dai flatus vocis di aerofagi grottescamente demagoghi. Dunque, all’inizio azzeccatissima la scelta di un trombone di quella portata. Poi, però, c’è stato un successo di proporzioni inattese e chi mai aveva pilotato più di un’Ape Car, o forse nemmeno quella, si è trovato senza patente al volante di una Formula Uno su un asfalto che più sdrucciolevole non si poteva. Il tonfo di Parma ne è un esempio evidente: capita che venga eletto un sindaco della cui non elezione Casaleggio era sicuro e ora capita che gli si stia facendo fare una figura degna del più meschino avanspettacolo. Ancor peggio, capita che alle elezioni politiche Casaleggio ottenga una quantità enorme di seggi schierando una corte dei miracoli che, se tra qualche anno susciterà ovvia ilarità perché ormai sepolta e impossibilitata di conseguenza a nuocere, oggi si rivela già dopo pochissime settimane una catastrofe per il Paese.

E così alle elezioni del weekend scorso c’è stato il tonfo. Credo che chiunque conosca la frase celeberrima di Abraham Lincoln: “Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre,” e l’inganno delle stelline è durato appena tre mesi scarsi. Scarsi se si parte considerando l’elezione fallimentare del Friuli.

La bava di Grillo (che dire di Siena?) si è rivelata presto stucchevole e le sue piazze hanno cominciato ad essere sempre meno affollate perché la gente ora vuole i fatti e i fatti non sono certo quelli attuati da buffi satrapetti impegnati a discettare di scontrini del cornetto e del cappuccino. Tenere di fatto paralizzata una nazione che sta annaspando e che, facendo l’atto di fede di credere che sia ancora in vita, ha solo remote probabilità di sopravvivere a sé stessa può essere sintomo di malattie diverse. Una è l’assoluta incapacità di poter gestire un qualunque consorzio umano da parte di un esercito raffazzonato tra chi dava come sola garanzia quella di aver rinunciato a cervello e dignità. Non importa quali siano gli altri sintomi: questo c’è comunque, basta e avanza. Poi viene la possibile volontà da parte di chi tiene i fili del cosiddetto Movimento di tirare il colpo finale ad un’Italia cui quel colpo probabilmente non provocherà nulla perché non si uccide un cadavere. Naturalmente ci potrebbe essere altro, ma non mi va di perdere tempo per una bolla di sapone.

Venendo a ieri, ho trovato particolarmente buffe le giustificazioni in un politichese formato mignon prese forse da Palmiro Cangini, il personaggio comico di Paolo Cevoli, del candidato sindaco a Roma, tale avvocato De Vito, e dell’onorevole Vito Crimi, giustificazioni recitate a pappagallo su copione di qualcuno che, quanto meno, non ha fantasia che superi quella dei colleghi politicuzzi degli ultimi sessant’anni. Già l’asserire che, in fondo, il tonfo non c’è stato indica il livello intellettivo non solo dei due personaggi, ma quello del loro elettorato, evidentemente disponibile a farsi abbindolare da qualunque assurdità. I due emuli del comico(?) continuano sostenendo che la scarsa partecipazione al voto ha penalizzato il loro partito, il che è a dir poco demenziale. La strategia di Casaleggio prevedeva, come accade per tutti i partiti che si basano non sul raziocinio ma sulla fede, una partecipazione compatta alle urne dei fedeli e probabilmente la cosa è almeno in parte accaduta. Dunque, è del tutto possibile che, se l’elettorato fosse stato più numeroso, la percentuale grillina sarebbe stata non poco inferiore. Altra buffonata è quella dei quattrini: loro hanno speso poco e quel poco non ha permesso di fare una campagna elettorale competitiva. Mi si permetta di ridere. E la potenza della rete tanto strombazzata? E i comizi roboanti di Grillo? E le TV che facevano a gara a mostrare questo poveraccio che ormai pare la nonna matta di Beethoven strepitare “arrendetevi!” o altre patetiche scemenze del genere? Ma il culmine della comicità i due l’hanno toccato quando hanno lamentato una scarsa attenzione dei media nei loro confronti. Chissà se a qualcuno verrà in mente che proprio i grillini hanno escluso ogni comunicazione con la gente attraverso TV e giornali preferendo la ben più controllabile “informazione” censurata meticolosamente dalla banda Casaleggio. Dunque, diventava obiettivamente difficile pubblicare interviste con la discussione del programma, sempre che un programma esista. La mia impressione è che ci si sia occupati fin troppo di questi figuranti senza significato. Da ultimo, cari candidati sindaci con le stelline di plastica nel cervello, se gli elettori fossero davvero a conoscenza delle nefandezze di cui siete complici, nemmeno la vostra mamma vi avrebbe dato il voto.

Credo che a questo punto occorra scaricare per strada queste imposture per conto terzi e fare una radiografia di questa Italia in putrefazione per vedere se mai esista ancora qualche briciola di salvabile. Non certo le istituzioni. Non certo i media. Forse, però, il segnale dato da chi, pure improvvidamente, a febbraio votò per Casaleggio e ora si è accorto che farsi operare non da un chirurgo ma dallo scemo del villaggio non dà garanzie di successo sia in qualche modo segno che una scintilla di vita rimane. Non abbiamo alternativa: se la scintilla c’è, non lasciamola spegnere.