Davvero non passa giorno senza che mi si martelli con la richiesta d’informazioni sui vaccini.
Sia chiaro: non solo io non sono l’ufficio informazioni, ma non sono nemmeno un avvocato. Sì, perché non è affatto raro che mi si chiedano pareri legali da parte di
genitori che hanno figli a loro detta danneggiati dai vaccini, da chi mi dice che non riesce ad avere informazioni da parte degli enti e delle autorità che alla pratica vaccinale sono preposti e da chi mi dice di subire vere e proprie violenze se solo chiede di sapere che cosa diavolo si voglia iniettare ai propri figli e perché. Poi ci sono quelli che mi scrivono per dirmi che hanno parlato con il pediatra di famiglia il quale afferma che io sono un ciarlatano. L’ultima barzelletta viene da una pediatra toscana restata senza nome: “Montanari è uno scienziato ma non è un medico.” Non credo sia necessario un commento.
Sgombro subito il campo da questo secondo problema. Si chieda al pediatra talebano quanti e quali vaccini abbia analizzato personalmente (in campo scientifico si fa così, con il resto che è solo chiacchiera da bar); con quali metodiche lo abbia fatto; quali siano i risultati. Poi si traggano le conclusioni e, magari, si dirotti verso un pediatra onesto e preparato: sono certo che ne esistono. Vorrei solo sottolineare ancora una volta che analizzare i vaccini non equivale automaticamente ad essere contro. Significa solo esercitare il diritto di qualunque ricercatore che non debba niente a nessuno. Chi strepita contro le analisi potrebbe non avere la coscienza pulita e, magari, potrebbe possedere una cultura non proprio all’altezza del lavoro che si è scelto.
Venendo al problema legale e tenendo sempre presente che qui esco dai miei ambiti professionali, rendo noto che dal 1992 l’Italia ha una legge chiara: la legge 25 Febbraio 1992, n.210 (in Gazzetta Ufficiale, 6 Marzo, n. 55).
Ciò che m’insegnarono ai tempi del mio liceo (pieni Anni Sessanta) è che molti secoli fa le leggi scritte sostituirono il capriccio del regnante, e furono scritte perché potessero essere capite da tutti, senza bisogno d’interpreti. Malauguratamente il concetto filosofico è stato subito dimenticato, tanto che non è raro che lo stesso legislatore abbia bisogno di un interprete per capire che cosa lui stesso abbia inteso dire, ma, nel caso particolare, la legge 210 è chiara, una legge che, chissà perché, fa una curiosa macedonia di vaccini e di sangue da trasfusione infetto. Forse perché ambedue i prodotti conoscono percorsi quanto mai simili.
Ma, a parte ciò, è importante constatare che lo stato parla di danni da vaccino, e ne parla da 24 anni. È logico pensare che una legge tratti di qualcosa che esiste e, dunque, è di conseguenza logico ammettere che i vaccini possano arrecare danni. Sono costretto a sottolineare questa ovvietà perché non sono pochi i personaggi bislacchi che infestano i media travestiti da scienziati o esercitando in modo “personale” il mestiere di giornalista per negare con goffa efficacia l’evidenza. Eppure all’articolo 1 comma 1 si scrive con chiarezza di “lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica”. Se queste lesioni, infermità e menomazioni permanenti non esistono, mi chiedo che bisogno ci possa mai essere di sprecare tempo e carta in proposito. E all’articolo 4 comma 1 si stabilisce che ci sia una commissione a valutare l’eventuale nesso causale tra vaccino e danno. Così, ancora mi chiedo che bisogno ci sia di allestire quell’apparato se siamo a livello di leggenda metropolitana come un personaggio che pare uscito da un romanzo del terrore ebbe a dire in TV.
Al comma 5 dell’articolo 3 si legge che il medico “compila una scheda informativa dalla quale risultino gli eventuali effetti collaterali derivanti dalle vaccinazioni stesse.” Non raccontiamoci favole: quanti sono davvero i medici che lo fanno? Purtroppo, stando a quanto molti medici riferiscono sussurrandolo, le segnalazioni sono solo un’infima porzione rispetto alla realtà, e questo comporta inevitabilmente un’informazione e una percezione distorta del reale con tanto di statistiche a dir poco inaffidabili al seguito.
Ma è l’articolo 7 ad essere ancora più interessante e, allora, lo riporto per intero nei suoi tre commi:
- Ai fini della prevenzione delle complicanze causate da vaccinazioni, le unità sanitarie locali predispongono e attuano, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge [settembre 1992 (nota mia)], progetti di informazione rivolti alla popolazione e in ai donatori e ai soggetti riceventi materiali biologici umani, alle persone da vaccinare e alle persone a contatto.
- I progetti di cui al comma 1 assicurano una corretta informazione sull’uso dei vaccini, sui possibili rischi e complicanze, sui metodi di prevenzione e sono prioritariamente rivolti ai genitori, alle scuole ed alle comunità in genere.
- Le regioni, attraverso le unità sanitarie locali, curano la raccolta dei dati conoscitivi sulle complicanze da vaccino, anche al fine di adeguare a tali dati i progetti di informazione e i metodi di prevenzione.
Qui è difficile non farsi una risata, per amara che la risata sia. Quando mai i cittadini sono informati seriamente, con correttezza, dati veri alla mano, e in modo esauriente? Chi ha assistito alle mortificanti esibizioni televisive e radiofoniche di qualche Crudelia De Mon imbevuta di conflitti dì interessi più di quanto lo sia di rum un babà, o alle stravaganze di qualche funzionario di regime d’alto bordo o all’allarmante chiacchiericcio di politici perfettamente ignari di ciò di cui straparlano ai quali mai nessuno si è sognato di dare un voto (la Costituzione: chi l’ha vista?) si sarà forse reso conto di quale sia il livello d’informazione che viene somministrata al popol bue. E non mi addentro sul caso pietoso di tanti giornalisti che qualcuno, in questa circostanza benevolmente, potrebbe definire capre facendo un torto ai ben più saggi bovidi in questione che almeno se ne stanno zitti. Le unità sanitarie locali? Le regioni? Ma mi faccia il piacere!
Insomma, cari signori che mi chiedete informazioni e, magari, sperate in un consiglio che non vi darò mai (informatevi e poi fate quello che vi pare), attenetevi alla legge pretendendo la sua osservanza con la stessa inflessibile meticolosità applicata quando il disco orario vi è scaduto da cinque minuti.