Io guardo ben poco la TV e anche il 28 maggio non ho acceso la scatola. Un amico, però, mi ha segnalato un servizio de Le Iene di quella data, servizio che ho visto solo ora su computer e, nel contempo, mi ha segnalato pure un articolo di commento uscito sul quotidiano La Stampa.
Il breve reportage televisivo (http://www.iene.mediaset.it/puntate/2014/05/28/viviani-vaccini-obbligatori_8633.shtml) riguardava una delle tante stranezze della “giustizia” nostrana, in questo caso a proposito del trattamento economico diverso applicato a due famiglie di ognuna delle quali fa parte un bambino che, stando alle sentenze dei tribunali, risulta danneggiato da vaccini. Insomma, niente di nuovo, comunque si guardi la questione.
E niente di nuovo neppure se si legge l’articolo (http://www.lastampa.it/2014/05/31/cultura/opinioni/editoriali/iene-e-sanit-vergognose-falsit-trash-LaTMuqDKpMUhbFYFzENuOI/pagina.html) che vanta ben tre autori: due a me sconosciuti e una scienziata nota ai più per essere stata nominata senatrice a vita. Senza sorpresa, come spesso accade quando si toccano punti sensibili e chi è toccato perde la calma, ci si trova davanti a reazioni scomposte, partendo stavolta dal casus belli.
Se si guarda il servizio con la mente sgombra da pregiudizi e da interessi, non si potrà che costatare come il tema, partendo dai vaccini, sia quello della giustizia e delle sue incongruenze. La coda del servizio, poi, esprime fiducia nei riguardi delle vaccinazioni, comunque questa fiducia origini. Nessun commento particolare, men che mai approfondimento.
Per non annoiare troppo i miei pochi lettori, non ho intenzione di ritornare su ciò che ho scritto in passato ma, riassumendolo in due parole, le perplessità che i vaccini inducono sono tutt’altro che trascurabili, a partire dalle somministrazioni innegabilmente abusive, dalle informazioni palesemente erronee o quanto meno fortemente incomplete che vengono fornite ai vaccinandi o ai loro tutori, dalle minacce più o meno velate a chi pretende informazioni circostanziate, imparziali e documentate. E non posso che definire sospetta la reazione dell’Istituto superiore di sanità alle nostre analisi che dimostrano un inquinamento da particelle non biodegradabili e non biocompatibili in 26 campioni di vaccini su 26 campioni analizzati. A questo è impossibile non aggiungere la documentazione delle case farmaceutiche stesse che, senza che ci si possa sorprendere o scandalizzare, riporta come i vaccini non siano proprio sicuri dal punto di vista dei loro effetti collaterali e non. Parrà strano ma questi argomenti che sono altrettanti punti interrogativi non generano risposte ma solo irritazione e insulti da parte di chi le risposte le dovrebbe dare, magari, se è il caso, illustrando perché i dubbi siano infondati. Sia chiaro: io non accuso: domando.
Non dico niente di nuovo se affermo, al di là di ogni giudizio e in assoluta obiettività, che quello dei vaccini è un business enorme per le case farmaceutiche e lo è pure per tutto l’universo che alle case farmaceutiche ruota intorno. Ancora una volta si tratta di una costatazione e basta.
Venendo all’articolo de La Stampa, a prescindere dal lungo cappello che è totalmente fuori tema, vorrei toccare qualcuno dei punti sollevati dei tre autori.
“…la vicenda di un ragazzo autistico per il quale assumere come scontato un rapporto tra la sua patologia neurologica e una vaccinazione…” Beh, stando al servizio fu la perizia medica a stabilire il rapporto. A quanto risulta e salvo smentite che accetterò volentieri, i “controperiti” non videro mai nemmeno il paziente, il che non mi pare deporre a favore dell’obiettività che la giustizia ideale richiede.
“…hanno fatto sia propaganda contro i vaccini, sia hanno – col solito subdolo metodo strisciante – generato il sospetto che esistano interessi di qualche genere per cui alcune persone danneggiate sono rimborsate e altre no.” Probabilmente gli autori non hanno visto il servizio perché nulla di tutto ciò compare. Del resto, basta guardare.
“Prima di tutto va decisamente detto che gli effetti collaterali dei vaccini sono oggi rarissimi…” Oggettivamente mancano i dati e l’affermazione è basata su cifre a dir poco notoriamente remote dalla realtà. Chiunque si occupi serenamente del problema sa che i danni di fatto riportati ufficialmente sono una briciola rispetto a quelli reali, e questo per mille ragioni. Indipendentemente da ciò, il discorso è un altro: quando il danno capita a te, poco t’importa se altre centomila persone se la passano benissimo. Insomma, sarebbe come dire che non è successo niente se un rapinatore ti ha sparato addosso perché il fatto non è frequente.
“…nessun vaccino causa o è correlato statisticamente con le possibili cause dell’autismo…” Vabbè: vista la perentorietà della dichiarazione, ammettiamo che i tre autori conoscano le cause dell’autismo, nel qual caso saremo tutti ansiosi di apprenderle, visto che, almeno ad oggi, sono ufficialmente ignote. Personalmente, e sempre accettando che i tre siano al corrente di nozioni sconosciute al resto del mondo, mi spaventa un po’ l’avverbio statisticamente. Nella mia infinita ignoranza e ingenuità, alle soglie del 43° anno di ricerca io continuo a valutare i casi non all’ingrosso ma al dettaglio. Poi mi chiedo come mai le stesse case farmaceutiche non escludano affatto il caso. Questo non significa che io affermi che la correlazione esiste – il cielo me ne guardi! – ma solo che ciò che affermano gli autori è quanto meno tutto da documentare.
“…le istituzioni che presiedono la sanità pubblica italiana seguono le migliori procedure esistenti per garantire la sicurezza dell’uso dei vaccini.” Chiedo scusa se mi permetto di ridere. NAS (due volte) e Istituto superiore di sanità hanno insabbiato i risultati delle nostre analisi, risultati che perfino la Sanofi Pasteur, massima produttrice di vaccini insieme con la consociata Merck, ha ritenuto ineccepibili. Se si pretende credibilità, mi pare che la strada non possa essere quella di far finta di niente. Né affermazioni laudatorie di maniera possono sostenere l’insostenibile.
“…non hanno detto quante malattie terribili sono state debellate grazie vaccini.” Andando a controllare la storia di diverse malattie infettive (per esempio il tetano), parrebbe un po’ come se si affermasse che il sole sorge solo perché il gallo canta. Naturalmente io sono pronto ad imparare, ma bisogna che mi si dicano le cose giuste perché io non sono un cliente di Wanna Marchi.
Alla piccola raffica di affermazioni segue una verbosa quanto goffa difesa d’ufficio dei ricercatori come categoria facendo d’ogni erba un fascio con una beatificazione collettiva e non menzionando l’origine della maggior parte dei fondi. A scanso dei soliti equivoci: io non sto attaccando la categoria ma dico solo che, come per i preti, c’è individuo e individuo e non è poi troppo insolito che gruppi di ricercatori che tengono famiglia siano assoldati per produrre ricerche che tali non sono a rigor di termini. Io di quelle ne ho viste.
Il finale è ulteriore seme di perplessità. Citare l’articolo 661 del Codice Penale, quello riguardante l’abuso di credulità popolare, potrebbe rivelarsi una delle non poi rarissime zappate sui piedi statisticamente (appunto) non troppo rare degli “scienziati di regime”. Questo non ora, ma tra qualche anno come accadde per una triste sequela di argomenti, argomenti che ho citato in tante occasioni fino alla noia: amianto, clorofluorocarburi, piombo tetraetile, e loro fratelli, cugini, nipoti di una dinastia cui la fecondità non fa difetto. Come è tradizione, nessuno dei responsabili delle santificazioni fasulle ha pagato e pagherà, e chi da quelle santificazioni ha ricevuto vantaggi, denaro, carriera o anche solo il gusto borgataro di una ribalta uscirà illeso.
Per natura io accetto ogni opinione purché sia etichettata come tale. Non riesco, invece, a tollerare le sciocchezze spacciate per fatti, questo da qualunque parte vengano e con tutta una serie di aggravanti tra cui la malafede. Ricordo che non troppo tempo fa io denunciai l’inconsistenza di un lavoro giornalistico a firma Vittoria Iacovella che, senza il minimo supporto scientifico ma a chiacchiere e a malintesi, incolpava i vaccini di essere i responsabili dei purtroppo numerosi casi di cancro che affliggono certe categorie di militari. Tuttavia, se la signora Iacovella è in parte scusabile perché non addetta ai lavori e perché potrebbe occuparsi domani del Festival di Sanremo e dopodomani del lavoro minorile nel Terzo Mondo con la stessa preparazione, i tre de La Stampa, vestiti di camice bianco, sono difficili da giustificare. Capisco che la loro cultura possa essere, come evidentemente è (con questo facendo loro grazia della mancata accusa di essere truffaldini), quella ormai classica spacciata dalle case farmaceutiche senza il cui denaro molte università avrebbero chiuso i battenti (mi si permetta di dire a tutto vantaggio della salute pubblica) ma, senza pensare male, qualche sospetto riguardante le motivazioni per un articolo così imbarazzante mi sorge.
Purtroppo, pubblicando articoli di quel genere La Stampa si assimila per credibilità ai tifosi da stadio. Chi ha sentito il vicedirettore del giornale esprimersi ex cathedra, con accattivante eleganza, su argomenti di cui sa ben poco o equivoca tutto, con i toni tronfi di chi presume che qualunque cosa ti passi per la testa diventi vera se la dici in TV, aggiungerà anche questa delusione.
cause ed effetti
Ma perchè, il sole non sorge per merito del canto del gallo?
cause ed effetti
Ma il sole non sorge a causa del canto del gallo?
ripetizioneM’è sfuggito due volte il commento precedente, me ne perdonino Stefano e i ( pochi ) lettori. Sono, insieme ai miei figli e alla loro mamma, uno dei tanti sopravvissuti ai tanti vaccini sia obbligatori che non, anche se ammetto che ai figli qualcosa abbiamo risparmiato.La domanda che da profano mi faccio è se pur dato per assodato quanto Stefano scrive e che condivido, i vaccini , oltre a ingrassare chi li produce e somministra, non abbiano costituito un reale progresso sanitario per l’umanità e che le conseguenze sfortunate per taluni non siano ampiamente compensate dai vantaggi goduti da tutti… Leggi il resto »