Rassicuro tutti: qui non esiste censura se non si deborda dalla legge. Se, a volte, qualche articolo non è pubblicato è solo perché questo non è atrrivato. (SM)
9 maggio 2008Ieri avevo inviato l’intervento riportato di seguito, che non è stato pubblicato, mentre invece ne è poi apparso un altro telegrafico di Andrea, che segnalava la bufala Red Bull. Spero si tratti di un inconveniente tecnico e non di una scelta di parte della redazione. Anziché riscrivere meglio l’articolo, come effettivamente l’argomento meriterebbe, lo ripropongo aggiungendo che condivido in toto la linea fin qui seguita nella campagna contro gli inceneritori, ma anche per questo sono preoccupato del futuro di questo movimento, al quale tengo moltissimo e per il quale vorrei poter dare un contributo positivo e costruttivo. Per quanto espressa male la questione che pongo è di importanza cruciale a mio avviso, riguarda le forme di comunicazione, la capacità di convincimento, le possibilità di fare l’indispensabile salto di quantità come richiesto dalle regole democratiche per vincere queste sacrosante battaglie. Ma la cosa più importante è un’altra, ancor più profonda, direi fondativa per un movimento come questo, metodologica ed ideale al tempo stesso.So bene che è il momento di agire concretamente, con i piedi per terra, ma anche lo spirito vuole la sua parte, anzi è la cosa più importante anche quando resta sullo sfondo. Distinguere la persuasione (berlusconiana) dal convincimento attraverso l’onesta ricerca della verità dovrebbe diventare il nostro cavallo di battaglia, per conquistare i cuori assieme alle menti della maggioranza che potenzialmente è con noi, ma ancora non lo sa.8 maggio 2008Ho letto l'articolo riportato a firma anonima sotto lo pseudonimo Roberto sui rischi RedBull.Non ho mai bevuto la bibita e non ho alcun interesse commerciale al riguardo, ma bastano pochi secondi su un qualunque motore di ricerca per trovare ad esempio questo sito: http://attivissimo.blogspot.com/2007/06/antibufala-red-bull-bevanda-letale-di.html dove viene smascherata la bufala (che sia pagato dagli azionisti di Red Bull?).L'episodio mi stimola una breve ma importante riflessione.Al di fuori di nostre eventuali e necessariamente limitate conoscenze professionali siamo tutti ignoranti. La questione inceneritori ne è l'esempio clamoroso a livello popolare e politico. Al di là della battuta "meglio scienziati che politici al governo" a me preme, per il bene comune, che si riesca almeno nel nostro piccolo a stabilire un ponte solido tra politica e verità, per quanto quest'ultima sia talvolta sfuggente, opinabile, soggetta al relativismo dei punti di vista. La premessa fondamentale è l'onestà, la buona fede degli interlocutori. Ma c'è di più, è evidente, ignorarlo per noi uomini (in senso biblico, anche le donne ovviamente) di buona volontà è certamente poco saggio e pericoloso per la crescita e la riuscita di questa nostra reazione sacrosanta al fallimento della politica così come è diventata.Pensiamo davvero che sia sufficiente approfondire superficialmente (ossimoro voluto) qualunque questione di rilevanza politica per smascherare la controparte corrotta e in mala fede, per sopraffarla con la forza della verità? Insisto nell'esempio di Di Pietro, brava persona che peraltro stimo molto, per capire i limiti intrinseci a questa metodologia.In conclusione va benissimo l'attuale guida di Stefano Montanari ed il conseguente impegno comune per una soluzione razionale al problema spazzatura, ma per evitare la sindrome Di Pietro dobbiamo affrontare seriamente questo problema di fondo del legame tra le competenze e la costruzione di fiducia nelle scelte. Non è una questione accademica, ne va della nostra crescita politica e quindi della nostra capacità d'incidere nel sistema, per cambiarlo radicalmente. Questa non è chiaramente una risposta, ma piuttosto un invito ad aprire una discussione seria.Ad esempio, se per assurdo uno di noi avesse i mezzi di Berlusconi e decidesse d'impiegarli per diffondere le nostre idee rendendole vincenti, sarebbe una soluzione accettabile? Io penso di no (anche se ci metterei la firma subito ….)Alberto Conti