Quando gl’indizi sono tre – faceva dire Agatha Christie a un suo personaggio – costituiscono una prova. Figurarsi quando sono centinaia. Più probabilmente migliaia se io avessi lo stomaco per contarli.
Gl’indizi diventati prove puntano tutti a dimostrare senza ormai ombra di dubbio che io sono un illuso, gabbabile come lo sono tutte le persone che ho sempre attaccato perché, magari, credono alle fandonie delle cosiddette “autorità sanitarie” o agli enti cosiddetti “di controllo”.
L’ultima tra le mazzate, ultima in ordine di tempo perché non dubito che molte altre seguiranno, è quella relativa al caso mortificante del giudice Gian Carlo Caselli.
Io non lo sapevo: me l’ha raccontato un amico e, allora, sono andato a cercare la notizia sui giornali, augurandomi che non sia vera, augurandomi che si tratti, come al solito, di un qui pro quo.
Insomma, stando all’amico e alle fonti d’informazione, Caselli avrebbe avanzato un ricorso al TAR perché i suoi diritti costituzionali, sacrosanti come tutti i diritti costituzionali, sarebbero stati lesi.
In brevissimo, il giudice se n’è andato in pensione e lo stato gli riconosce 302.937 Euro mensili. Lordi, però, e non come gli emolumenti dei calciatori che sono sempre comunicati al netto delle tasse. Insomma, una miseria per chi, quando fu a capo del Dipartimento penitenziario del ministero della Giustizia di Euro ne riceveva, centesimo più, centesimo meno, 540.000. Ma ora che cosa ti combina lo stato? Decide di abbassare stipendi e pensioni dei suoi dipendenti a livelli quasi offensivi e arriva a chiedere al pensionato Gian Carlo la restituzione di 15.438 Euro per aver ricevuto tra aprile 2012 e maggio 2013 quella somma a titolo non dovuto. Per fortuna la cifra è rateizzabile.
Leso nella sua dignità e sostenendo che i giudici non potranno mai essere indipendenti se li si compenserà con quattro soldi e – parrebbe di comprendere – per mantenere il loro decoro dovrebbero essere costretti a lasciarsi corrompere, Caselli, pur pensionato e, dunque, senza averci chiarito che c’entri la sua indipendenza, si è rivolto al TAR perché giustizia sia fatta.
delusione!
Spero almeno che i 300mila e rotti siano all’anno e non al mese.
RISPOSTA
Sì, per il povero pensionato sono la miseria con cui deve sopravvivere per un anno intero. Come non essere delusi da uno stato che abbandona i suoi figli migliori?