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Un esempio di efficienza dell’Arpat

Nel mese di giugno scopro vicino a casa mia, nel bel mezzo del parco delle colline livornesi, loc. Valle Benedetta, Livorno, dei grandissimi sacchi rotti, pieni di uno strano materiale azzurro. Dopo varie telefonate ai Vigili del fuoco, ai Vigili urbani, all'Arpat e al giornale locale il Tirreno una squadra dei Vigili del fuoco si reca sul posto e circonda tutto con un nastro giallo dove si legge: ATTENZIONE NON OLTREPASSARE ZONA FREDDA VIGILI DEL FUOCO. 
Dopodichè non succede niente. Richiamo dopo qualche settimana i vigili del fuoco che mi dicono che è tutto in mano all'Arpat e che secondo loro dovrebbe trattarsi di scarti di concerie. Telefono all'Arpat dove una centralinista, dopo una specie di interrogatorio, mi passa uno pseudoresponsabile, il quale mi comunica che sono in corso delle analisi per capire di cosa si tratta e quando queste analisi, probabilmente di estrema lunghezza e complessità, saranno terminate si procederà a smaltire il tutto a norma di legge. Purtroppo il clima, non al corrente delle leggi vigenti, sparpaglia col vento e con la piogga questo materiale in tutto il bosco circostante, cosa che renderà sicuramente impossibile il recupero, se mai un giorno questo avverrà.

Oggi 17 settembre richiamo l'Arpat per sapere a che punto è la faccenda. Mi fanno parlare con tre diverse persone che non ne sanno niente dopodichè mi passano una dottoressa che mi dice mi richiamerà lei. Non telefona nessuno e quindi richiamo la dottoressa, che mi richiede il numero di telefono (si vede l'aveva perso) e mi dice che appena saprà qualcosa mi ritelefonerà. Io aspetto!

Per ora l'unico beneficio che c'è stato è che oltre al materiale, sparsi  oramai per il bosco, ci sono anche i nastri di plastica dei Vigili del fuoco.


 

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