Io ho fatto ricerca medica applicata per un bel po’ di anni e il giudizio su ciò che facevo era confinato ad una cerchia molto ristretta di addetti ai lavori. Differenze di opinioni ce n’erano, e anche spesso, ma era molto raro che si sentissero sciocchezze, anche perché,
essendo la ricerca applicata, vale a dire con risultati che dovevano trovare un impiego immediato, di solito la soluzione di un disaccordo arrivava con i fatti.
Sbagliare significava non affrontare un problema (nel mio caso quasi sempre chirurgico) in modo efficiente e, in fondo, significava come ultima conseguenza far perdere mercato all’azienda per cui si stava lavorando. Dunque, l’errore non era visto bene.
Quando si cambia livello, quando i quattrini sono quelli di Pantalone, quando in ballo c’è la salute non dei clienti ma della popolazione in generale, l’approccio cambia drasticamente. Allora l’interesse predominante è quello di arraffare quei quattrini e, magari, di far fruttare anche la salute, dove fruttare va inteso come metterla a repentaglio, danneggiarla e poi cucire delle pezze. Pezze che non devono tenere perché, altrimenti, s’interrompe la catena.
Credo che nessuno ignori come ricavare energia dall’atomo implichi una serie notevole di rischi e che questi rischi si siano estrinsecati nel tempo in una serie lunghissima d’incidenti, la più parte dei quali restata del tutto sconosciuta non solo all’uomo della strada ma anche a chi è del mestiere. Ci sono, poi, due punti cruciali, uno dei quali irrisolto e l’altro insolubile. Il primo è puramente tecnico: che fare delle scorie? Ad oggi non esiste risposta e l’orizzonte non mostra segnali. Il secondo è un’ovvietà: l’uranio, come qualsiasi altro elemento utilizzabile a scopi nucleari, va inevitabilmente ad esaurirsi.
Al di là di ogni altra considerazione, immaginare e condurre una centrale nucleare è un’impresa che fa tremare le vene e i polsi: occorre una competenza formidabile e questa competenza deve essere rimpolpata da un’esperienza solidissima. Prevenire qualsiasi forma d’incidente non può che essere l’impegno principe di chiunque si cimenti nell’impresa, ma, per farlo in modo efficiente, ci vuole quello che dicevo: conoscenza ed esperienza. Se questo è vero per una centrale, a maggior ragione lo sarà per una serie di centrali, una serie che, nei piani, occuperà il nostro Paese per intero o quasi.
E, allora, chi si sceglie per tenere le redini di tutto ciò? Mais ça va sans dire: l’ineffabile tuttologo di corte: il professor Umberto Veronesi.
Che ne sa lui? Naturalmente nulla, ma non è la conoscenza che si vuole da lui. Per il pubblico pagante il professor Veronesi rappresenta la tranquillità della grande Medicina, la garanzia dell’uomo giusto al posto giusto, e quel che conta quando si vende un prodotto impalpabile non sono i fatti ma la loro percezione. Se il popol bue deve metterci i quattrini, va spennato da consenziente.
Io non ho mai apprezzato Veronesi ma gli devo dare atto di un coraggio da leone. Prestare la faccia travestendosi disinvoltamente da quello che non potrà mai essere, un po’ come Mr. Bean che fa il critico d’arte, richiede un’audacia ragguardevole. Certo, però, che se facciamo due conti, il Nostro ha 86 anni; la prima centrale, se mai esisterà, aprirà fra 15 anni (ma forse molti di più); 86 + 15 = 101; ammettendo anche che il primo incidente avvenga appena l’anno dopo, 101 + 1 = 102. Insomma, le probabilità che qualcuno lo prenda per il bavero sono piuttosto remote.
Intanto, leggetevi l’articolo di Giorgio Ferrari che segue in risposta ad un’intervista che invito chi ha stomaco a leggere (http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/391438/):
Sfido Veronesi ad un confronto pubblico per suffragare quanto ha affermato nell’intervista alla stampa del 3 marzo. Ho lavorato nel settore nucleare per più di venti anni svolgendo i controlli sul combustibile nucleare per tutte le centrali dell’Enel e non ho mai sentito tante grossolanità da uno scienziato che per di più occupa un posto delicato come quello di presidente della Agenzia per la sicurezza nucleare. Sono l’unico esperto nucleare ad aver fatto obiezione di coscienza dopo l’incidente di Chernobil, mettendo a rischio la mia professionalità e la mia stessa carriera e penso con sgomento al fatto che la sicurezza nucleare venga gestita con le modalità assurde stabilite dal governo: 12 mesi per svolgere il licencing di una centrale nucleare e del deposito nazionale per le scorie, quando il maggiore ente di sicurezza del mondo (la NRC statunitense) ci impiega non meno di tre anni disponendo di oltre mille tecnici esperti, mentre la nostra ASN ha solo 200 dipendenti assai poco preparati. Che ne sa Veronesi dei problemi che sorgono in fase di certificazione di un progetto nucleare? Di come si valuta un massimo credibile incidente, dei controlli da effettuare in fase di costruzione e di esercizio di un impianto? Di come anche i più sofisticati sistemi e procedure di sicurezza falliscono: a Trhee Mile Island i malfunzionamenti dei servizi di emergenza furono 6 e solo 2 erano attribuibili al fattore umano. Certo, finchè medici come lui si faranno schermo delle statistiche dell’OMS e della IAEA che sostengono che a Three Mile Islandd non è morto nessuno e che a Chernobil i morti sono poche migliaia, allora i cittadini dovranno veramente temere per la loro sicurezza. Ci sono scienziati russi, bielorussi ed ucraini che hanno illustrato nei loro studi le decine di migliaia di morti e centinaia di migliaia di patologie post Chernobil, che vengono costantemente ignorati e boicottati da uomini come Veronesi e dall’omertà che contraddistingue la maggioranza della cosiddetta comunità scientifica (non solo italiana). E poi basta con le falsità che il nucleare ci rende liberi dal petrolio dato che solo il 5% dell’energia elettrica è prodotta con questa fonte mentre la stragrande maggioranza del suo consumo va nei trasporti e nell’industria, e poi è assai probabile che sarà l’uranio ad esaurisrsi prima dei combustibili fossili. Basta con la favola che tutti i problemi del nucleare (dalle scorie ai reattori di IV generazione saranno risolti) perché sono gli stessi problemi che studiavamo in Enel trenta anni fa prevedendo di risolverli entro il 2000, ed ora che siamo nel 2010 ci dicono che la loro soluzione è spostata di altri trenta anni! Se Veronesi è disposto a tenersi le scorie nucleari nella sua camera da letto, come pare ha dichiarato, è affar suo (anche se in proposito sarebbe interessante sapere come la pensano i suoi vicini di casa), ma se il Presidente dell’ASN ( che è una autorità indipendente) afferma che le centrali nucleari sono studiate per durare fino a 100 anni, allora si apre un serio problema di competenza e di affidabilità dell’intera struttura che a mio giudizio non può che risolversi sollevando Veronesi dal suo incarico.
Giorgio Ferrari
graziegrazie per questo articolo assai interessante che spero faccia aprire gli occhi a molti. come è possibile fidarsi di un medico per questioni relative al nucleare ? qual’ è la sua esperienza, la sua competenza? nella banale pratica di tutti i giorni se devo cambiare il rubinetto chiamo un idraulico, non vado dall’ elettricista. perchè in una questione così importante invece ci si affida ad uno che non si è mai occupato della materia? sono sempre più scoraggiato. RISPOSTA Ancora una volta si approfitta dell’ignoranza e della distrazione del popol bue. Ormai l’ho ripetuto fino alla noia: se non useremo… Leggi il resto »
Riesumare i cadaveri
Questi uomini di potere anziani, ma con la saggezza di un neonato, lasceranno a chi oggi è bambino un paese di debiti alle stelle, centrali nucleari, montagne di polveri non biodegradabili, eccetera.
Mi sa che fra un po’ di decenni andrà di moda riesumare cadaveri ed infiere su di essi.
sinceramenteSinceramente affermo senza imbarazzo che se nominassere l’ Umberto Bossi presidente al posto del Veronesi sarei più tranquillo! (meglio ancora IL TROTA) Onestamente l’Umbert riuscirebbe dilatare i tempi all’infinito , se ci han messo più di 20 anni per il federalismo, immagino i tempi per le centrali nucleari… Resta il fatto che questi farabutti non ce la faranno, sono inetti, incapaci e probabilmente l’uranio ha già raggiunto il suo picco. Gli uomini delle grandi opere si mangieranno un centinaio di miliardi di euro senza fare nulla…come sempre, ammesso che non arrivi prima il Defoult del paese, ma questa è un’altra… Leggi il resto »
un giorno di ordinaria normalità
Le racconto 2 secondi della giornata di ieri.
Chiamo un amico che è in convalescenza a causa di un’operazione chirurgica.
Lui dice: “poi il medico l’ho scelto bene, pensa che collabora anche con Veronesi, mica robbetta”
Flashback nella mia testa: Montanari, blog, dottor zero,fondazione, cancronesi, soldi, Veolia…”
Potevo spiegare tutto questo?
Sono completamente d’accordo con Lei: “se non useremo la conoscenza come arma di legittima difesa continueremo ad essere le vittime predestinate e consenzienti dei peggiori mascalzoni”
Forza e coraggio
Dario