Caro Dottor Montanari,
Le invio un breve articolo sulla tossicità dei prodotti chimici (non farmaci) in commercio in Italia. Metto in evidenza che i controlli su questi prodotti sono molto blandi e la legge non richiede altro che studi sulla tossicità acuta.
Dato che cito una review di un'ufficio dell'EPA vorrei sapere se le posso inviare il file da mettere a disposizione di tutti sul suo sito. Infatti l'EPA, curiosamente, questo documento non lo mette disponibile per il download ma bisogna richiederlo per email (lo mandano subito).
In questo documento si esprime una valutazione sulla cancerogenità di molte sostanza facendo riferimento a studi tossicologici su animali e su studi epidemiologici.
In attesa della sua risposta le mando il mio articolo. Ho tradotto le valutazioni lasciando anche l'originale (spero di non aver travisato il senso).
Saluti,
Stefano Ferrari
Tossicità dei principi attivi utilizzati nei prodotti chimici (non farmaci) in commercio in Italia.
Quasi ognuno di noi utilizza tutti i giorni prodotti chimici. In casa per uccidere insetti, in giardino per proteggere le piante dai parassiti, sui mobili per eliminare i tarli, in agricoltura per proteggere le coltivazioni ecc ecc..
Questi prodotti sono costituiti da un principio attivo, una molecola che svolge l’azione che a noi interessa (uccidere un insetto o un fungo) e una serie, più o meno lunga, di coadiuvanti, di solito solventi e tensioattivi che servono a migliorare l’azione del principio attivo.
Ogni prodotto chimico commercializzato in Italia devo indicare in etichetta, è un obbligo di legge, la tossicità, cioè il pericolo che noi possiamo correre se utilizziamo in maniera impropria il prodotto e ne veniamo a contatto tramite occhi, naso, bocca o pelle. Io mi limiterò a trattare la tossicità dei principi attivi e lascerò da parte quella dei solventi che, comunque, spesso non è affatto trascurabile.
La tossicità che la legge impone di prendere in considerazione è la tossicità acuta. Si tratta studi fatti per stabilire la dose letale (DL50 o DL90, cioè la dose richiesta per uccidere rispettivamente il 50% o il 90% degli animali di laboratorio), i sintomi indicativi di tossicità e il tempo necessario per la loro comparsa. Spesso si hanno dati solo da esperimenti su ratti. La tossicità acuta prende in considerazione tutti gli effetti che si manifestano entro le 24 ore dall’esposizione al prodotto. E dopo?
La legge dice che, per una serie immensa di prodotti, non serve altro. Tutto bene? Assolutamente no. Infatti ci sono ancora due altri tipi di tossicità da prendere in considerazione (cito dal Manuale Merck):
Tossicità subcronica
Gli studi di tossicità subcronica, condotti su almeno due specie di animali, consistono di solito nella somministrazione giornaliera del farmaco per un periodo che può arrivare fino a 90 gg. In ciascuna specie vengono utilizzati almeno tre dosaggi diversi, variabili tra i livelli terapeutici previsti e livelli sufficientemente elevati da provocare tossicità. Idealmente, il farmaco viene somministrato all'animale attraverso la stessa via d'ingresso che verrà usata nelle sperimentazioni sull'uomo. Durante tutto il periodo dello studio vengono eseguiti esami fisici e indagini di laboratorio. Al termine dello studio, gli animali vengono sacrificati e si eseguono esami anatomopatologici per identificare gli organi colpiti
Tossicità cronica
Gli studi di tossicità cronica, condotti in almeno due specie (compresa una specie di un animale non roditore), durano solitamente per tutta la vita dell'animale (fino a 2 anni nei roditori o più a lungo nei non roditori), ma la loro durata può dipendere dalla durata di somministrazione del farmaco prevista per l'uomo. Vengono usati tre livelli di dosaggio, variabili da una bassa dose non tossica a una dose superiore al dosaggio terapeutico previsto, la quale sia tossica quando viene somministrata a lungo termine. Durante tutto il periodo della somministrazione del farmaco vengono eseguiti esami fisici e indagini di laboratorio a intervalli prefissati. Periodicamente vengono sacrificati alcuni animali per effettuare esami macroscopici e istologici. Sulla base di questi risultati, i ricercatori stabiliscono quali organi vengono colpiti e se il farmaco è potenzialmente cancerogeno.
In aggiunta, vengono effettuati test riproduttivi estensivi nei ratti e nei conigli allo scopo di identificare alterazioni del ciclo riproduttivo ed effetti teratogeni. Questi test e gli studi di tossicità cronica possono essere condotti contemporaneamente agli studi iniziali sull'uomo, particolarmente quando il farmaco è destinato unicamente all'impiego a breve termine nella nostra specie.
Avete notato che si parla di farmaci? Infatti prima di mettere in commercio un farmaco bisogna fare tutta una serie di studi. Questi studi non sempre ci garantiscono, magari dopo anni di commercializzazione si scopre che il tale farmaco presenta dei problemi. Però i produttori sono obbligati a fare gli studi.
Se invece acquistiamo un prodotto insetticida, per esempio, per uccidere le zanzare in casa o in giardino possiamo essere sicuri di una cosa: nessuno studio è stato fatto su questo prodotto, nemmeno uno falso, per valutare se l’esposizione a medio e lungo termine costituisce un rischio per la nostra salute..
Noi compriamo un prodotto e lo spruzziamo in tutta la casa, dalla cucina alla camera del bimbo. Poi facciamo il giro del giardino e le zanzare muoiono tutte. Capita però che dopo una settimana di ripresentino le zanzare, allora riparti con lo spray insetticida (o con le piastrine). Secondo la legge non è necessario che il consumatore sia informato se il tal prodotto è o non è un sospetto agente cancerogeno.
Nel mio piccolo cercherò di colmare questa lacuna, o cominciare a colmarla, esponendo qualche esempio tratto da un documento che un ufficio dell’EPA (Ente per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti) rilascia su richiesta via email ([email protected]), curiosamente non lo pubblica sul sito ma lo invia a tutti quelli che lo richiedono.
Trovate il documento inviatomi nel 2007 sul blog. Questa recensione di principi attivi prende in considerazione diversi studi. Tutti gli studi fatti su animali per valutare la cancerogenità dei principi attivi e anche tutti gli studi epidemiologici per capire se ci sono nessi tra esposizione a un determinato principio attivo e l’insorgenza di un tumore.
Io mi occupo principalmente di prodotti per la difesa delle piante (in agricoltura e su piante ornamentali) e nel corso degli anni ho visto con i miei occhi quante volte il principio di precauzione scientifica è stato allegramente abbandonato in favore di un aumento di vendite.
Ecco qualche esempio di prodotti chimici che si possono trovare senza difficoltà in commercio in Italia (in fondo la spiegazione delle definizioni, trovate una mia traduzione e anche l’originale che spero di non aver stravolto).
Voglio ricordare ancora una volta che tutti i prodotti chimici in commercio in Italia, fino a prova contraria, sono a norma di legge. Le righe che ho scritto si devono intendere come un invito a usare i prodotti chimici con maggiore attenzione e magari a valutare se in qualche caso si può evitarne l’uso. Tutto qui.
Stefano Ferrari
Bifenthrin
Group C–Possible Human Carcinogen
Si tratta di un insetticida abbastanza diffuso in agricoltura e si trova anche in prodotti per i parassiti domestici.
Boscalid
Suggestive Evidence of Carcinogenicity, but Not Sufficient to Assess Human Carcinogenic Potential
Fungicida. E’ utilizzato nei prodotti per la difesa della vite.
Cypermethrin
Group C–Possible Human Carcinogen
Insetticida molto diffuso per i trattamenti contro mosche e zanzare in ambiente domestico/giardino. Molte volte è utilizzato anche per stalle e pollai. E’ utilizzato anche in agricoltura.
Dimethoate
Group C–Possible Human Carcinogen
Insetticida. Il prodotto più valido contro la mosca dell’olivo (Dacus Oleae), il parassita più dannoso per questa coltivazione.
Fipronil
Group C–Possible Human Carcinogen
Insetticida. Ha degli usi in agricoltura ma anche per la cura degli animali domestici (nome commerciale FRONTLINE), per liberarli da pulci e zecche.
Iprodione
Likely to be Carcinogenic to Humans
Fungicida. Utilizzato in agricoltura e sulle ornamentali.
Iprovalicarb
Likely to be Carcinogenic to Humans
Fungicida. Usi agricoli, soprattutto vite.
Isoxaben
Group C–Possible Human Carcinogen
Diserbante molto usato sui prati ornamentali.
Malathion
Suggestive Evidence of Carcinogenicity but Not Sufficient to Assess Human Carcinogenic Potential
Insetticida. E’ utilizzato quasi in tutti i settori (agricolo, domestico, ornamentale).
Mancozeb
Group B2–Probable Human Carcinogen
Fungicida. Molto utilizzato in viticoltura ma anche in altri settori.
Metaldehyde
Suggestive Evidence of Carcinogenic Potential
Insetticida. In forma granulare viene utilizzato contro le lumache.
Permethrin
Likely to be Carcinogenic to Humans
Insetticida. E’ molto utilizzato nel settore domestico. E’ forse il più diffuso prodotto antitarlo per mobili.
Piperonyl butoxide
Group C–Possible Human Carcinogen
Sinergizzante. Prolunga e migliora l’attività di altri insetticidi coi quali viene miscelato. Si trova spesso nei prodotti spray che vengono venduti per essere utilizzati in casa.
Procymidone
Group B2–Probable Human Carcinogen
Fungicida. Molto utilizzato in agricoltura
Propiconazole
Group C–Possible Human Carcinogen
Fungicida. Molto utilizzato in agricoltura
Propoxur
Group B2–Probable Human Carcinogen
Insetticida. Prodotti per la casa.
Pymetrozine
Likely to be Carcinogenic to Humans
Insetticida. Uso agricolo.
Pyrethrins
Suggestive Evidence of Carcinogenicity but Not Sufficient to Assess Human Carcinogenic Potential
Insetticida. Si tratta del piretro naturale. Rispetto ai prodotti di sintesi si degrada molto rapidamente.
S-Bioallethrin
Suggestive Evidence of Carcinogenicity, but Not Sufficient to Assess Human Carcinogenic Potential
Insetticida. Utilizzato nei prodotti contro gli insetti domestici.
Tebuconazole
Group C–Possible Human Carcinogen
Fungicida. Molto utilizzato in agricoltura.
Tetramethrin
Group C–Possible Human Carcinogen
Insetticida. Molto utilizzato nei prodotti spray per la casa.
Thiacloprid
Likely to be Carcinogenic to Humans
Insetticida. Molto pubblicizzato e utilizzato in agricoltura.
Folpet
Group B2–Probable Human Carcinogen
Fungicida. Molto utilizzato in agricoltura.
Hexaconazole
Group C–Possible Human Carcinogen
Fungicida. Utilizzato in agricoltura.
Imazalil
Likely to be Carcinogenic to Humans
Fungicida. Utilizzato in agricoltura. Si utilizza anche come conservante su certi agrumi (arance soprattutto). Si ritiene che, se applicato correttamente, non si trasmetta alla parte edibile ma rimanga sulla buccia dove comunque viene a contatto con chi lo manipola.
Definizioni utilizzate.
GRUPPO B: include i prodotti chimici per i quali ci sono limitate evidenze di cancerogenità dagli studi epidemiologici fatti, include anche prodotti chimici per i quali si sono trovate evidenze sufficienti basandosi su studi effettuati su animali.
Il sottogruppo B1 comprende i prodotti chimici "limitatamente" cancerogeni da studi epidemiologici, il sottogruppo B1 invece comprende i prodotti per i quali ci sono sufficienti prove solo grazie a studi su animali e non ci sono dati o non sono sufficienti gli studi epidemiologici.
Gruppo C: prodotti chimici con limitate prove di cancerogenità dagli studi fatti su animali e senza risultati di studi sull’uomo.
Likelo to Be Carcinogenic to Humans: prodotti che dimostrano una plausibile (ma non definitivamente provata) associazione tra esposizione e cancro. Prodotti che risultano cancerogeni in esperimenti con animali in più di una specie, sesso, sito, esposizione, con o senza evidenza di cancerogenità sull’uomo. Singoli esperimenti su animali che portino a osservare tumori rari dove si ipotizzi rilevanza anche per l’uomo. Studi su prodotti che facciano pensare ad un nesso (non provato definitivamente) tra esposizione e cancro.
GROUP B – PROBABLE HUMAN CARCINOGEN. This group includes agents for which the weight of evidence of human carcinogenicity based on epidemiologic studies is "limited" and also includes agents for which the weight of evidence of carcinogenicity based on animal studies is "sufficient." The group is divided into two subgroups.
Group B1 is reserved for agents for which there is limited evidence of carcinogenicity from epidemiologic studies.
Group B2 is used for Agents for which there is "sufficient: evidence from animal studies and for which there is "inadequate evidence" or "no data" from epidemiologic studies.
GROUP C – POSSIBLE HUMAN CARCINOGEN. This group is used for agents with limited evidence of carcinogenicity in animals in the absence of human data.
Suggestive evidence of carcinogenic potential: gli studi su questi prodotti fanno pensare che sia agenti cancerogeni, il loro effetto sull’uomo viene rilevato ma non sembra ancora sufficiente per arrivare ad una netta definizione di agente cancerogeno per l’uomo.
LIKELY TO BE CARCINOGENIC TO HUMANS. This descriptor is appropriate when the weight of the evidence is adequate to demonstrate carcinogenic potential to humans but does not reach the weight of evidence for the descriptor "Carcinogenic to Humans." Adequate evidence consistent with this descriptor covers a broad spectrum. As stated previously, the use of the term "likely"as a weight of evidence descriptor does not correspond to a quantifiable probability. The examples below are meant to represent the broad range of data combinations that are covered by this descriptor; they are illustrative and provide neither a checklist nor a limitation for the data that might support use of this descriptor. Moreover, additional information, e.g., on mode of action, might change the choice of descriptor for the illustrated examples. Supporting data for this descriptor may include:
- • an agent demonstrating a plausible (but not definitively causal) association between human exposure and cancer, in most cases with some supporting biological, experimental evidence, though not necessarily carcinogenicity data from animal experiments;
- • an agent that has tested positive in animal experiments in more than one species, sex, strain, site, or exposure route, with or without evidence of carcinogenicity in humans;
- • a positive tumor study that raises additional biological concerns beyond that of a statistically significant result, for example, a high degree of malignancy, or an early age at onset;
- • a rare animal tumor response in a single experiment that is assumed to be relevant to humans; or
- • a positive tumor study that is strengthened by other lines of evidence, for example, either plausible (but not definitively causal) association between human exposure and cancer or evidence that the agent or an important metabolite causes events generally known to be associated with tumor formation (such as DNA reactivity or effects on cell growth control) likely to be related to the tumor response in this case.
SUGGESTIVE EVIDENCE OF CARCINOGENIC POTENTIAL. This descriptor of the database is appropriate when the weight of evidence is suggestive of carcinogenicity; a concern for potential carcinogenic effects in humans is raised, but the data are judged not sufficient for a stronger conclusion. This descriptor covers a spectrum of evidence associated with varying levels of concern for carcinogenicity, ranging from a positive cancer result in the only study on an agent to a single positive cancer result in an extensive database that includes negative studies in other species. Depending on the extent of the database, additional studies may or may not provide further insights. Some examples include:
- • a small, and possibly not statistically significant, increase in tumor incidence observed in a single animal or human study that does not reach the weight of evidence for the descriptor "Likely to Be Carcinogenic to Humans." The study generally would not be contradicted by other studies of equal quality in the same population group or experimental system (see discussions of conflicting evidence and differing results, below);
- • a small increase in a tumor with a high background rate in that sex and strain, when there is some but insufficient evidence that the observed tumors may be due to intrinsic factors that cause background tumors and not due to the agent being assessed. (When there is a high background rate of a specific tumor in animals of a particular sex and strain, then there may be biological factors operating independently of the agent being assessed that could be responsible for the development of the observed tumors.) In this case, the reasons for determining that the tumors are not due to the agent are explained;
- • evidence of a positive response in a study whose power, design, or conduct limits the ability to draw a confident conclusion (but does not make the study fatally flawed), but where the carcinogenic potential is strengthened by other lines of evidence (such as structure-activity relationships); or
- • A statistically significant increase at one dose only, bu no significant response at the other doses and no overall trend.