ArchivioBlog

Terremoto: perché parlarne?

I commenti fuori tema saranno cestinati

Per motivi che ignoro, risulta illeggibile oggi un commento al post di ieri. Il testo è: “… sono abruzzese e seguo il suo blog da tempo. Sono sicuro che anche molti altri abruzzesi lo seguano.
Mi lasci esprimere profondo rammarico per il fatto che non abbia sentito nessuna necessità di manifestare una qualsiasi forma di solidarietà con la nostra terra nel suo blog. Eppure un sisma uccide lo stesso, come un inceneritore. Le rinnovo la mia stima e le porgo cordiali saluti
.”

Il motivo per cui non ho voluto scrivere nulla del terremoto è perché, come d’abitudine, ci sarà qualcuno che mi accuserà di dire quello che penso. E poi, che cosa si può aggiungere a ciò che tutti vediamo tramite il voyeurismo televisivo?
Per prima cosa, se avessi scritto, avrei detto che, tra tutti gli animali che popolano il Pianeta, l’uomo è in assoluto il più stupido. Noi sappiamo perfettamente, grazie ad un cervello che, lasciato a sé, sarebbe capacissimo di funzionare correttamente e per le sue potenzialità, quali sono le zone in cui si verificherà un terremoto. Eppure, pur sapendolo, ci costruiamo sopra le nostre tane che, ancora una volta in assoluto, sono le più fragili e le più pericolose che esistano. Se ci si fa caso, i terremoti non uccidono altro che uomini, e, ad uccidere, non è il terremoto in sé ma il crollo delle tane.
Avrei anche detto che, se qualcuno sente il dovere di avvertire

che ci sarà un evento sismico in un certo luogo di lì a breve e lo fa secondo un ragionamento che non è scritto sui libri santificati dei trombonisti, gli si dà pubblicamente dell’imbecille. Poi, a disastro avvenuto, nessuno pensa a perseguire chi la sapeva lunga o, almeno, a chiedergli ragione del suo comportamento, se non altro stante la smentita devastante arrivata dai fatti.
Avrei detto che ora c’è chi si lecca i baffi pregustando la ricostruzione, una ricostruzione che è un ennesimo atto di stupidità perché, indipendentemente dalla retorica sull’argomento, una retorica che mi annoia già prima di cominciare, in quella zona non si deve ricostruire nulla, a meno che non lo si faccia applicando con scrupolo assoluto tutta la tecnologia antisismica più aggiornata, opere pubbliche comprese (ponti, viadotti, dighe, ospedali, scuole, ecc.). Cosa che non si farà, perché ci saranno sempre i furbetti di turno che troveranno il modo di fare come meglio conviene alle loro tasche, e quel modo non sarà di sicuro compatibile con i costi necessari se si vuole lavorare con intelligenza e con onestà.
Avrei detto che i “politici” che oggi strepitano e si stracciano le vesti chiedendosi con la foga accusatoria di un Torquemada perché molte costruzioni recenti non siano state costruite come ragione e legge comandano sono degl’ignobili ipocriti, e mi sarei chiesto dov’erano fino alla settimana scorsa quando queste illegalità venivano perpetrate sotto gli occhi complici di chiunque.
Avrei detto che la generosità degl’Italiani continua a viziare i nostri indegni governanti che sono prontissimi a balzare nel diluvio mediatico delle luci della ribalta quando accade l’“emergenza” e a farsi belli dei “grandi risultati” ottenuti, ma non fanno nulla quando c’è da lavorare nell’ombra per prevenire. Anzi: fanno tutt’altro.
Avrei detto che, come già accadde tristemente a New York, mandare allo sbaraglio soccorritori e popolazione senza avvertire del pericolo causato dall’inalazione e dall’ingestione delle polveri, inevitabili che sono, e senza predisporre le contromisure del caso merita un aggettivo che non ho intenzione di scrivere.
Avrei detto che il terremoto, come avviene di prassi in casi analoghi o, perfino, in casi costruiti ad arte, è usato cinicamente per distrarre l’opinione pubblica da attentati gravissimi alla libertà .
Avrei detto che siamo ridicolmente ipocriti quando, in segno di lutto, non facciamo giocare per un giorno le partite di calcio di serie B. La A vola troppo in alto e non si può fermare.
Avrei detto, e questo per l’amico abruzzese che si è preso la briga di scrivermi, che è vero che il terremoto uccide come l’inceneritore, ma questo lo è solo molto superficialmente. Per prima cosa, il terremoto è un “act of God”, come dicono gl’Inglesi, cioè un atto divino che non dipende da noi. Gl’inceneritori, invece, sono strumenti di morte suicida e rapinosa e quelle morti, e malattie, e malformazioni, non saranno fatti acuti ma si perpetueranno per tempi lunghissimi. E, a questo proposito, la mia intenzione di oggi era scrivere un post sulle enormità che sono state sparate in tema d’incenerimento in un salottino tra “scienziati” in provincia di Reggio Emilia con l’inevitabile corollario del solista professor Zero. Di questo, allora, scriverò in altra occasione.
Concludendo, quelle elencate brevemente e non esaustivamente, sono le ragioni per le quali non ho detto nulla sul terremoto. Che cosa avrei potuto dire io?

Immagine da: http://www.cadutisullavoro.it/public/blog/uploads/2008/06/bandiera_a_lutto.jpg