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SLA: di qualcosa dovremo pur morire!

Ormai è la prassi consolidata e accettata senza fare una piega: quando di una malattia non si conosce l’origine, le si appiccica l’aggettivo di  “criptogenica” o “essenziale” o perfino la definizione “sine causa”. Al di là della dizione paludata pur se, a ben guardare, etimologicamente e logicamente grottesca, il significato è “non ci ho capito niente”. Ma a volte ci si spinge più in là : la colpa è tutta della genetica. Insomma, ci si sono scelti male i genitori, e nulla importa se in famiglia nessuno ha mai sofferto di quel male e se, magari, il gemello che abita altrove è sano come un pesce (quelli di una volta, naturalmente). Ma della SLA si sono trovati i geni, così come per la tendenza al gioco d’azzardo, a preferire le brune alle bionde, a tifare per la Sambenedettese…

La sclerosi laterale amiotrofica, SLA per chi ha fretta, è una malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni tanto a livello della corteccia cerebrale (il cosiddetto primo motoneurone) sia quelli del tronco encefalico e del midollo spinale (il secondo motoneurone). Spesso si inizia con difficoltà nel parlare, nel deglutire e poi nel respirare. Intanto sopravviene una rigidità dei muscoli e la loro contrazione con una diminuzione del volume. Alla fine, tempo qualche anno, si muore. Le cure non ci sono, anche se è tradizione somministrare un farmaco chiamato Riluzolo che potrebbe allungare la vita (?) anche di tre mesi (!).

Nessuno si sorprenda se anche qui, per questa malattia che pare essere in crescita quanto ad incidenza, si è tirata in ballo la genetica. Ma, almeno, nella maggior parte dei casi si è avuta l’onestà di ammettere “non ci ho capito niente”.

A noi un caso capitò e, manco a dirlo, trovammo che i nervi dai quali erano partiti i primi sintomi erano invasi da particelle di zinco e, come insegna Günter Oberdörster, le particelle hanno la perfida capacità di muoversi lungo le vie nervose. Ognuno mediti e tragga le proprie conclusioni., almeno dal punto di vista del sospetto e dell’eventuale opportunità di approfondire la questione.

Per motivi che posso solo sospettare, un numero statisticamente elevato di calciatori è affetto da quella malattia e, poiché la casta dei calciatori è economicamente privilegiata almeno per quanto riguarda chi la palla la sa toccare con profitto, quattrini ne arrivano per lo studio della patologia.

Senza alcun intento polemico, ho una curiosità: che cosa è uscito da quell’investimento?