Qualche settimana fa andai a Fermo, nelle Marche, per una delle mie solite conferenze. Uno dei problemi in zona era, e resta, la minaccia che venga costruita una fabbrica dove si lavora il silicio. Cosa meritoria, da un certo punto di vista, perché quel silicio servirà a fabbricare pannelli solari, ma un po’ critica perché la lavorazione avverrà in un territorio fortemente antropizzato.

Nel corso della conferenza non toccai l’argomento, ma lo feci dopo, sollecitato dalle domande del pubblico di qualche centinaio di persone, dicendo quello che ho appena scritto qualche riga sopra, e dicendo pure che, senza la possibilità di fare rilievi nel territorio, non potevo affermare nulla. Tutto molto soft, dunque.

A sorpresa, ora compare sulla stampa locale una serie di reazioni a dir poco scomposte e del tutto ingiustificate, stante quel pochissimo che avevo affermato nella circostanza. Un tale professor Pizzini

dell’Università di Milano Bicocca, non so né voglio sapere come inserito nella vicenda, si è impegnato in prima persona nella solita azione volta a screditare l’avversario (o presunto tale) quando mancano argomenti scientifici.

Così, il cattedratico svela ad un giornale che lo ospita la mia vera identità: sono un ricercatore del Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Modena, una rivelazione per me che lo ignoravo. Del resto, una micropolitica ferrarese rivelò un giorno alla stampa che io faccio il piazzista di medicinali e, dunque, non c’è da stupirsi. Così come non c’è da stupirsi sulle mie conferenze definite terroristiche e lautamente pagate. (Ragazzi, non fate che il professor Pizzini abbia mentito!).

Dove si rimane un po’ perplessi anche senza conoscere i termini della vicenda e, per questo, senza essere in grado di valutare le innumerevoli “imprecisioni” del luminare, è quando il Nostro si addentra nel ginepraio della scienza. Non gran che, bisogna ammetterlo, perché anche uno studente delle scuole medie certe cose le sa. Insomma, dopo aver affermato: “…ritengo non solo fuorviante, ma deliberatamente falso e disonesto dichiarare che il silicio è stato causa di innumerevoli morti in Italia,” (cosa che io non ho mai detto, come testimoniabile da chiunque fosse presente e pure dalle numerose registrazioni)  qual è la tesi del professor Pizzini? “E’ puro terrorismo confondere l’amianto, che è causa di silicosi, con il silicio, che non ha, e non può avere avuto, alcun effetto sulla salute in Italia ed all’estero.” E più avanti nello stesso articolo di un giornale chiamato Corriere Adriatico: “La silicosi non ha nulla a che vedere con il silicio, se non per un’assonanza legata al fatto che l’amianto è un silicato, cioè un particolare composto del silicio…”

C'è un medico in sala?

Non credo ci sia bisogno d’infierire oltre pizzicando il professor Pizzini riga dopo riga o informando il suo rettore o gli studenti o i genitori degli studenti.

Da uomo ormai vecchio e reso forzatamente un po’ più saggio dalla vecchiaia, io non mi stupisco più di nulla. C’è solo una grande tristezza nel pensare alla nostra università.

Che fare?

Prima di tutto è mio dovere tranquillizzare il professore: l’iniziativa andrà avanti comunque come c’insegna l’italica esperienza, e a livello accademico nessuno lo farà soffrire per certi suoi lapsus. Ma, venendo all’argomento delle possibili soluzioni, bisogna rassegnarsi al fatto che, purtroppo, l’antica abitudine che Bacone e Galileo evidentemente s’illusero solo di aver demolito almeno a beneficio della posterità resta ben viva dentro di noi. Il cosiddetto principium auctoritatis, quello secondo cui un’affermazione – scientifica, nel nostro caso – è vera se è pronunciata da qualcuno e non altrettanto se detta da qualcun altro, non è affatto morta. L’antico “lei non sa chi sono io,” insomma. Del resto, chi era ad Ancona alcuni giorni fa a sentire qualche cattedratico sproloquiare a suon di strampalata aria fritta su argomenti di nanopatologie di cui non aveva la più lontana contezza, sa di che cosa parlo.

Malauguratamente questi personaggi della commedia umana non si rendono conto di come sia grottescamente ridicolo valicare i confini della propria personale conoscenza, né pensano che qualcuno li veda in tutta la loro imbarazzante nudità. In fondo, però, hanno ragione loro perché alla fine, stravolgendo ogni regola logica ed etica, vincono. E vincono anche grazie alla torma di figuranti della stessa commedia umana che stanno al calduccio sul carro di chi sanno che vincerà. Vero, professoressa Antonella? (scusate il riferimento personale).

Ancora una volta non ci resta che una via di salvezza, di salvezza da questi vincitori che rischiano di essere il chiodo finale nella bara: dobbiamo riprenderci le chiavi di casa.

Immagine da: http://img59.imageshack.us/img59/2553/reuters86511890608122945biggy5.jpg