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Ribellarsi all’Odg, l’obbligo di genuflettersi

Ho casualmente trovato in rete un articolo che parla di me e della censura nel web.

Lo trascrivo integralmente, perché potrebbe riguardare tutti noi.

http://www.thedailybit.net/index.php?method=press&action=zoom&id=416

Ribellarsi all'Odg, l’obbligo di genuflettersi – Today – The Daily Bit – rivista di tecnologie e new media

Ribellarsi all'Odg, l’obbligo di genuflettersi

La  tematica collegata alla gestione di documenti contenenti intercettazioni telefoniche in relazione alle norme sulla privacy è regolamentata attraverso un provvedimento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 27 giugno 2006; se vorrete leggerlo, scoprirete che già d'allora è sempre stato possibile vietare la pubblicazione delle intercettazioni, anche quelle acquisite legittimamente qualora queste rappresentino atti coperti da segreto istruttorio nei limiti prestabiliti dalla legge. All'opposto, come noto, le intercettazioni consegnate all'imputato ed al suo difensore possono essere pubblicate da un giornalista, secondo quanto espressamente previsto da parte del codice di procedura penale. Esiste poi un'ulteriore specificazione sull'illegittimità della pubblicazione (ovvero quando questa coinvolga direttamente persone estranee ai fatti), ma non voglio allargare ulteriormente il campo, perché la questione che m'interessa affrontare con voi è un altra: quella della censura aprioristica.

Tira aria di censura sul web

Dopo l'approvazione della Camera, avvenuta a scrutinio segreto nel pomeriggio dell'undici giugno, il disegno di legge sulle intercettazioni è passato all'esame del Senato. Questa è una notizia.Giornalisticamente parlando, si tratta di una legge errata che molto presto potrebbe avere un'ulteriore estensione sul web. Questa è un'opinione.

Gli articoli saltuariamente pubblicati su The Daily Bit rappresentano l'insieme di opinioni personali spesso sostenute da esperienze dirette raccolte in quasi vent'anni di svolgimento della professione.

Le opinioni che esprimo non sono collegate alle organizzazioni per le quali lavoro né a quelle per le quali ho lavorato in passato.

Attirandomi numerose antipatie, non ho mai fatto mistero di credere poco a quella fascia di citizen journalist nati successivamente alla diffusione delle principali piattaforme di bloggin laddove si vuole fare di una "passione" per la scrittura una forma alternativa d'informazione a priori, così come ho sempre detto, almeno negli ultimi dodici anni, che l'Ordine dei giornalisti mostra la necessità di riformarsi, principalmente perché non ha saputo comprendere per tempo quale portata avesse la rivoluzione digitale e poi perché sono diventati troppo numerosi i casi in cui si avverte la distanza tra norma e consuetudine. Ma l'Ordine deve rimanere attivo e restare un organismo indipendente.

Il passaggio del disegno di legge sulle "Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali" in cui si fa riferimento alla possibile estensione delle procedure di rettifica delle informazioni ritenute non veritiere o lesive della reputazione dei soggetti coinvolti (procedure finora applicate ai mezzi di informazione tradizionali) anche ai "siti informatici" sarà passato inosservato a più di un abitante della blogosfera. Si tratta di una proposta interessante (è necessario ricordare che in passato alcune grandi organizzazioni hanno subito un danno d'immagine dall'opinione di semi-sconosciuti blogger che non avevano approfondito la veridicità di una voce), che nasconde un provvedimento di più ampia portata, ponendo, in effetti, sul medesimo livello di responsabilità l'autore di un blog amatoriale e il direttore responsabile di una qualsiasi testata regolarmente registrata. Cosa significa?

Dopo il DDL

Assumendo per accettato integralmente il contenuto del comma 28 dell'articolo 1 del disegno di legge, dal giorno successivo alla sua entrata in vigore tutti i blogger dovrebbero conoscere e rispettare (almeno) il contenuto degli articoli 3,4,5 e 9 della Risoluzione n. 1003 dell'Assemblea del Consiglio d'Europa. È superfluo aggiungere, a condizione di conoscerne il contenuto, che l'osservanza degli articoli della Risoluzione n. 1003 non comporta nessuna limitazione all'attività editoriale né una violazione dei diritti sanciti dalla Costituzione italiana, perché il diritto di rettifica non ha nulla a che vedere con il secondo comma dell'articolo 21 (quello che recita "La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure"): il diritto di rettifica non è né una limitazione né una forma di censura ma, molto più semplicemente, uno degli elementi essenziali di una democrazia la cui applicazione deve trovare almeno "un" corrispettivo, osservando che in presenza di un caso di diffamazione i blogger non sono sottoponibili alle misure contenute nell'articolo 51 ("Sanzioni disciplinari") dello statuto dell'Ordine (introdotto con legge 69 del 3 febbraio 1963) ma soltanto alle norme dell'articolo 595 del codice penale (per le quali, tra l'altro, la Legge sulla stampa prevede espressamente un articolo, il 13esimo, attraverso il quale viene aggiunto l'aggravamento).

Strumenti diversi per piani diversii

Dal 1993, Ordine dei giornalisti e Federazione Nazionale della Stampa Italiana hanno adottato la "Carta dei doveri" che fissa i principi generali del "dover essere" dei giornalisti: nonostante i numerosi tentativi prodotti nel corso degli anni, sul web (anche per la sua natura intrinseca) fino ad oggi non è stato realizzato nulla di simile e capace di sortire il medesimo effetto. Tuttavia il Parlamento ha ritenuto necessario ampliare verso gestori di siti, di pagine web e blog amatoriali un decreto che ha per tema centrale quello delle intercettazioni. Tira aria di censura.

Senza entrare nel dettaglio di quanto accade in Cina o in Iran, è possibile scoprire, purtroppo, casi di soffusa censura anche all'interno dei confini nazionali: provate a seguire la vicenda del ridimensionamento (per evitare di definirlo allontanamento) di Roberto Topino dalla community del Sanpablog o le ragioni che hanno portato Davide Baglieri a sospendere temporaneamente l'aggiornamento di 0932blog, il blog sulla città di Ragusa. Vi ho segnalato due nomi che, probabilmente, risulteranno sconosciuti a molti frequentatori della blogosfera italiana. Almeno fino a questo momento. Che cosa viene imputato ai due? Direttamente nulla, perché sarebbe impossibile farlo, dal momento che i due hanno avuto il solo torto di evidenziare all'attenzione dei loro lettori dei temi interessanti un'intera collettività. Nei fatti, entrambi sono stati invitati – più o meno chiaramente – a un comportamento "più moderato". Ecco il problema: scomodi perché non controllabili. Roberto Topino si è battuto per rendere noti su base scientifica, i danni provocati alla salute a seguito della realizzazione di un termovalorizzatore (danni che, inevitabilmente, interesseranno anche i residenti del quartiere San Paolo di Torino), Davide Baglieri ha voluto evidenziare l'indifferenza di certa stampa nei confronti dei lavori del Consiglio comunale documentati tramite registrazioni legali. Due episodi certamente non unici e nemmeno isolati che vantano precedenti eccellenti: ne hanno già sperimentato gli effetti Gianfranco Modolo  (giornalista, in pensione, de laRepubblica e vincitore di numerosi premi giornalistici) attraverso il blog di Carte Bollate, originariamente collegato alla rivista della casa circondariale di Bollate, e Vittorio Bertola, protagonista di un episodio discutibile avvenuto nella Sala Rossa del Comune di Torino. Su tutti gli episodi, fuori dalla blogosfera, silenzio.

Conclusione

Premesso che è impossibile ritenere attendibile una fonte a priori e ricordando come anche la Cassazione, nel 2002, abbia riconosciuto "natura giuridica" alle regole deontologiche, la questione legata al comma 28 dell'articolo 1 del disegno di legge a proposito delle "Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali" è scottante: la politica è intervenuta con l'obiettivo di regolamentare un campo già regolamentato ma, e qui l'errore da parte di tutti gli addetti ai lavori, troppo spesso ignorato.

Ignorare le norme ha provocato la nascita di un problema di rilevante spessore ma se in futuro i giornalisti, sempre che vogliano farlo, potranno usare gli strumenti e il potere di cui dispongono per affrontare legalmente la battaglia per la libertà dell'informazione, i blogger che sino ad oggi si sono creduti novelli giornalisti non potranno farlo, non disponendo di strumenti analoghi ma soltanto di norme derivate.

Oggi è un'opinione, domani potrebbe diventare una notizia.