QUALI INTERAZIONI TRA CEM E NANOPARTICELLE A LIVELLO MOLECOLARE NELLE STRUTTURE BIOLOGICHE UMANE? Mi sto interrogando con molta preoccupazione sul ruolo attivo dei campi elettromagnetici, soprattutto quando si tratta di quelli a bassa frequenza ( ELF 50-60 Hz) nel polarizzare le micro particelle metalliche comprese all’interno delle strutture biologiche.
Numerosi dati epidemiologici indicano che l’irraggiamento dei campi ELF nei tessuti biologici umani abbassa le difese immunitarie, con diminuzione del numero dei linfociti, proliferazione delle cellule –T, riduzione della produzione di melatonina,causando un notevole stress ossidativo al DNA sulle macromolecole biologiche, danni neuronali e conseguenti malattie neurodegenerative. Secondo NIEHS c’è anche la possibilità che i campi ELF possano interagire con particelle metalliche presenti nelle matrici biologiche ( ferro e rame) alterandone la funzionalità. Riprendo, quello che è stato pubblicato esaurientemente, citando le fonti delle vari studi, dal sito di Ecplanet, in un articolo intitolato : – Campi elettromagnetici e malattie neurovegetative- a cura del Prof. Angelo Gino Levis , autore di 375 pubblicazioni scientifiche sui problemi di genetica cellulare e di mutagenesi ambientale, Docente di Citologia, Citogenetica e Mutagenesi Ambientale presso la Facoltà di Scienze di Padova, e molti altri titoli per cui mi ci vorrebbe una pagina intera… A questo punto mi chiedo che potere abbiano i campi Elf sulle nanoparticelle di metalli pesanti penetrati nel nostro DNA, come quando succede a seguito dell’esplosione di proiettili ad uranio impoverito, o quando respiriamo le emissioni di termovalorizzatori, cementifici, acciaierie e industrie ceramiche? Se è vero che le nuove frequenze UMTS delle antenne di telefonia mobile possono determinare la rottura dei filamenti del DNA ( studio del dr. Henry Lay – USA) figuriamoci quando poi abbiamo anche le interferenze causate dalle nanoparticelle metalliche polarizzate secondo l’illogica esposizione a campi elettromagnetici!