QUALI DANNI DALL’INCENERIMENTO DELLE FARINE ANIMALI A REGGIO EMILIA? Nel gennaio 2001 si riacutizza talmente il problema della BSE negli allevamenti bovini che il Governo vara una serie di leggi e decreti, per accelerare i ritmi di smaltimento, tramite l’incenerimento delle farine animali derivate, e poi, considerando che non si riesce più a trasformare in farine tutte le carcasse per tempo, si procede a bruciarne direttamente i pezzi negli inceneritori. L’incenerimento di farine animali produce altissime dosi di diossine, ma nessun ambientalista, all’epoca, solleva perplessità in merito. Le aziende sul territorio preposte allo smaltimento delle carcasse animali per trasformarle in farine sono la – Dusty Rendering – di Polesine Parmense e la – Farm Service – di Roncocesi. Nella Commissione Parlamentare – Smaltimento delle carcasse e farine animali in seguito alla BSE – è riportato che entrambe le ditte sono subissate in pochi giorni da tonnellate di carcasse, e che addirittura la Farm Service ha chiuso per 15 gg. lo stabilimento nel dicembre 2000, perché il piazzale è stracolmo di carcasse, e mancano i veterinari necessari a controllare la correttezza del ciclo di trasformazione delle farine e la spedizione di queste all’incneritore di Brescia. La Dusty Rendering – smaltisce solitamente al massimo 4.000 capi la settimana, quindi ritrovandosi improvvisamente oberata dalla mole di lavoro Chiede alla Regione di potersi appoggiare agli impianti di smaltimento di Parma, Reggio e Modena. Nel D:L: 11/01/2001 art.1, punto 2 si provvede che i titolari di impianti di incenerimento siano obbligati a smaltire farine e carcasse, ove richiesti, salvo siano dichiarati tecnicamente inidonei dalla Regione d’appartenenza, ed al punto 3 prevede che gli stessi titolari siano obbligati ad accettare i materiali e le proteine animali anche ove sia intervenuto il procedimento di ossidodistruzione. Vista la precaria situazione igienico-sanitaria vi era estrema urgenza di smaltire le carcasse e la Regione considera che l’unico impianto idoneo a gennaio 2001 sia quello di Reggio, a Cavazzoli, anche se è già al limite di carico per lo smaltimento di rifiuti urbani, rifiuti speciali trattati e rifiuti ospedalieri. Sembra incomprensibile che l’impianto di Cavazzoli, obsoleto ed adiacente al centro urbano possa essere stato ritenuto idoneo! Il 19 marzo del 2001 parte un periodo di prova, ben retribuito ad Agac per lo smaltimento in circa quaranta gg. di t. 1.000 di farine animali; operazione per cui parte dei regolari carichi di rifiuti urbani, ossia t. 2.000, vengono indirizzati in discarica, dietro pagamento di apposita Ecotassa, perché due kg di rifiuti urbani vengono inceneriti kg. 1 di farine animali, garantendo lo stesso potere calorifico, e le farine animali per legge devono essere incenerite assime ad altri rifiuti per garantire che non ricadano parti incombuste , infettando anche le ceneri. A Cavazzoli la fase sperimentale riguarda lo smaltimento delle prime mille tonnellate di farine, calcolando che in un giorno devono essere bruciate 20-25 tonnellate con un indennizzo ad Agac di lire 180.000.000 più I.V.A. Secondo la Convenzione, stipulata, conclusa la sperimentazione si deduce che sarebbero avviate altre fasi di smaltimento presso gli inceneritori idonei, quindi ancora a Cavazzoli? Per la distruzione delle farine e carcasse era previsto il versamento di una indennità, ma tale incentivo sarebbe terminato entro il dicembre 2001, quindi è probabile che il ritmo di incenerimento sia stato incrementato proprio per questo motivo, intasando i filtri di depurazione e causando la fuoriuscita di polveri nocive. Non si è infatti a conoscenza della reale entità numerica delle tonnellate di farine animali incenerite a Cavazzoli nel 2001-2002, ne’ si è mai accennato alla possibilità di smaltimento effettuato anche per carcasse congelate, che avrebbero potuto abbassare la temperatura nella camera di combustione, con conseguente, forte, produzione di diossine. Tonnellate di rifiuti ospedalieri, certamente combusti assieme alle farine animali, possono aver prodotto anche emissioni contenenti radionuclidi, ftalati e CVM, che non filtrate adeguatamente potrebbero essere stati causa dell’insorgenza tempestiva, inspiegabile, e limitata solo all’anno conseguente 2003, di tumori della tiroide, prostata, polmone, e linfomi non Hodgkin. Non siamo a conoscenza dei dati relativi anche ai ricoveri al Pronto Soccorso per patologie respiratorie acute, soprattutto tra i pazienti anziani, debilitati , o bambini. Non siamo a conoscenza neppure dei dati relativi alla mortalità prenatale ed alle malformazioni congenite prenatali, che potrebbero meglio chiarire l’impatto degli agenti inquinanti sulla popolazione residente. L’aumento dei tumori avvenuto a Reggio per l’anno 2002-2003 potrebbe essere stato causato dal cocktail di diossine, metalli pesanti, ftalati e cvm, così come decine di medici nel mondo hanno già osservato accadere nelle popolazioni esposte cronicamente alla ricaduta delle polveri degli impianti di incenerimento nel raggio di 3-6 km, in varie località italiane ed europee. Le normative in materia di incenerimento farine animali provedevano controlli giornalieri, semiorari e ad ogni ora, (ordinanza 30 marzo 2001) proprio per controllare le emissioni di diossine, metalli pesanti e polveri.ARPA nel dicembre 2001 dichiarò fuori range le emissioni a Cavazzoli, già nel dicembre 2001 in una relazione data al sindaco, che aspettò però altri tre mesi prima di prendere provvedimenti e procedere per la chiusura dell’impianto. I rilevamenti delle diossine nelle vicinanze dell’impianto furiono effettuati solo a giugno, dopo i fatidici tre mesi dalla chiusura dei camini, tempo secondo cui dati scientifici dimostrano che le diossine esposte alla luce dei raggi solari, dimezzano i loro valori iniziali. I dati relativi allo stato di mortalità/incidenza tumori nella provincia di Reggio per il “94-97” erano stati pubblicati nel dettaglio da Ausl per ogni distretto, mentre i nuovi dati relativi al 97”-2003 sono stati pubblicati in modo sommario, non si distingue nello specifico la situazione per i vari distretti, e soprattutto per Reggio Emilia, dove sarebbe necessario individuare con chiarezza l’impatto ambientale e sanitario dell’inquinamento dell’inceneritore. Se si fosse provveduto a fermare per tempo l’inceneritore si sarebbe ridotto l’impatto sull’ambiente, ma invece Agac invitava la scolaresca dell’D’Arzo ad una visita guidata all’impianto,proprio nel mese di dicembre 2001, quando Arpa segnalava già la pericolosità delle emissioni. L’impianto di Cavazzoli ha prodotto ufficialmente emissioni fuori-range dal dicembre 2001 al 20 aprile 2002 , ma considerando l’impennata dell’incidenza tumorale nei mesi seguenti il sospetto è che le emissioni fossero già da considerarsi pericolose fin dal marzo 2001! INVITO LA MAGISTRATURA a capire che cosa è stato realmente incenerito a Cavazzoli da impedire che si pubblichino i dati epidemiologici con definitiva chiarezza! Maria Petronio