Le vostre domande

quale alternativa agli inceneritori?

 Quale alternativa agli inceneritori?

Egr. Prof. Montanari,

Il "no" agli inceneritori sembra netto e radicale. Ma dove non sono stati realizzati – Campania docet – è stato un disastro (chiaramente dovuto non solo all'assenza di inceneritori). Non è che i termovalorizzatori ("inceneritori", se preferisce) siano, in definitiva, la "meno peggio" tra le soluzioni accessibili (e sottolineo "accessibili")? Tradotto: la discarica è meno impattante rispetto agli inceneritori?

Io approverei la costruzione di un inceneritore vicino casa mia, se fosse la soluzione residuale dopo il riciclaggio (e prima della discarica) e potessi beneficiare della produzione di energia.

Mi rendo conto però che cavalcare la "pars destruens" renda molto di più, a certi nostri politici, che cavalcare la "pars costruens".

RISPOSTA

Io non pretendo che lo stato sia condotto da filosofi e scienziati come in certe utopie, ma ci sono agomenti che non possono assolutamente essere lasciati in mano ad incompetenti o, peggio, a chi abbia interessi economici o di potere che contrastino con il bene comune. L'incenerimento è uno di questi. Se mi perdona la sincerità, la Sua domanda non ha senso. Se Lei dà un'occhiata ai libri di scuola e rispolvera la Legge di Conservazione della Massa, e se dà pure un'occhiata ai libri di tossicologia dove si dice che la roba bruciata è più tossica di quella non bruciata, e se si addentra un po' nella scienza moderna delle nanopatologie, conosciuta dagli scienziati che lavorano nella Comunità Europea (che ne finanzia l'avanzamento) ma sconosciuta ai nostri "scienziati" con le virgolette, una scienza dove risulta evidente l'estrema aggressività delle polveri prodotte da quegl'impianti (veda anche la farsa dei filtri o degli altri sistemi di "abbattimento"), e se controllerà come per ogni tonnellata di rifiuti bruciati ci sia una tonnellata di altre sostanze aggiunte, si renderà subito conto che da una tonnellata di rifiuti escono due tonnellate di materiali estremamente più tossici di quanto non fosse il prodotto di partenza. E molti di quei prodotti tossici non sono biodegradabili, il che significa che ciò che ha prodotto oggi si accumula e lo lascia ai Suoi figli e loro ai loro. Se perderà qualche ora a leggersi il recentissimo rapporto dell'European Environment Agency (non il signor sindaco di Salerno) , troverà indicazioni al proposito. Dunque, Lei chiede quale sia l'altranativa a raddoppiare la quantità di rifiuti rendendoli per soprammercato più tossici. La risposta non può che essere che qualunque altra soluzione è meglio. Certo, le soluzioni sagge pretendono impegno e fatica. Ridurre la quantità di rifiuti prodotti è seccante (siamo dei bambini viziati), così come lo è riciclare e riusare le cose senza buttarle capricciosamente nell'immondizia, o rinunciare a tanti begli imballi (il 60% in volume di ciò che sta in discarica è costituito da imballi spesso nuovi). E poi c'è il problema economico. Incenerire rende tanti quattrini alle cosche politiche e di affaristi e costoro hanno in mano politica ed informazione. E' così che si crea ad arte un'emergenza come è stato fatto in Campania, è così che si fa credere alla gente che l'incenerimento sia l'unica possibilità per "smaltire" i nostri coccolatissimi rifiuti, è così che si fa credere che dall'inceneritore esca aria pulita, ed è così che si fa credere che ciò che scompare dalla vista non esista più. Pensi un po' che già nel V secolo avanti Cristo c'era un filosofo (si chiamava Anassagora di Clazomene) che non ci credeva più e nel 1786 un tale signor Antoine Lavoisier svelò scientificamente il trucco che si cela dietro l'ingenuo gioco di prestigio dell'incenerimento. Evidentemente, c'è qualcuno ancora disponibile a crederci a dispetto di tutto. Man hears what he wants to hear and disregards the rest, diceva una vecchia canzone.