ArchivioI vostri articoli

Precisazioni da parte di un giovane non anestetizzato

Mi chiamo Michele Bianchini e sono uno studente di bioinformatica presso l’Ateneo di Verona e mi sento preso in causa quando si parla di studenti e disinformazione. Ho letto con interesse il commento riguardo l’incenerimento (non termovalorizzazione) dei rifiuti da parte del futuro perito chimico Carlo Tancon e per questo ho deciso di rispondere, con questa lettera, allo sconforto legittimo del dottor Montanari.Credo che il mio “collega” chimico abbia analizzato il problema in maniera molto superficiale, e ora cercherò di spiegarne il perchè. I rifiuti sono una pesante realtà per le generazioni future e i timori che insorgono non sono poi cosi infondati.Infatti l’incenerimento dei rifiuti non è un incantesimo di magia stile Signore degli Anelli: la legge della conservazione della massa (che i lettori di questo blog conosceranno oramai meglio di me) vale anche per questi impianti, nonostante vogliano farci passare l’idea che non sia cosi. Se io brucio qualcosa per una legge chimica devo ritrovarmela da qualche altra parte sotto forma di qualcosa d’altro. E’ proprio questo “qualcosa d’altro” che fa preoccupare. Neanche preoccupare, oramai, è un termine corretto: siamo davanti a delle certezze scientifiche provate e riprovate. Grazie alle ricerche del dottor Montanari e della dottoressa Gatti, infatti, possiamo affermare che le polveri uscenti da un camino di un inceneritore sono assai distanti dal termine innocuo ma, al contrario, sono molto dannose per la salute di chi le inala.Esistono filtri in grado di abbattere le polveri?Certo, quelle più grossolane però. Quelle che tutto sommato grandi cose non fanno. Il particolato più dannoso (chiamato secondario) si forma distante dalla cappa del camino dell’inceneritore: quando i composti chimici derivanti dalla combustione escono si legano tra loro formando particelle ben più pericolose di quelle filtrate grazie anche alla luce che è un catalizzatore naturale. Oltretutto, quando questi filtri sono pieni cosa me ne faccio? Al momento, almeno io, non ho risposte su questa questione. Non mi dilungo oltre sulle polveri dato che questo blog è gestito dal dottor Montanari, ben più competente di me. Un altro problema riguardante gli inceneritori: la vanificazione della raccolta differenziata.Se noi apriamo un inceneritore dobbiamo "nutrirlo", il che significa fornirgli rifiuti da bruciare, altrimenti per cosa lo apriamo?Questa è una contraddizione, infatti, se si differenzia il rifiuto è pronto per essere riciclato mentre bruciandolo si vanifica questa separazione e non si riciclano risorse che tornerebbero utili in futuro.Resta qualcosa di non riciclabile dalla raccolta differenziata? Questo è un problema che devono risolvere i produttori di beni: dobbiamo essere in grado di riciclare tutto quello che utilizziamo, anche gli imballaggi. Come sostiene Paul Connett, se ci rimane un rifiuto non riciclabile si tratta di “bad industrial design”, ovvero una mal progettazione industriale.Sopra ho scritto “non termovalorizzazione” perché non valorizzo proprio niente: l’energia entrante in un impianto e maggiore di quella che produco. Mi spiego meglio con un esempio. Supponiamo di gettare una bottiglia di plastica (che andrebbe differenziata) e di incenerirla. Risultato? La trasformo in qualcosa d’altro, polveri, emissioni ed energia elettrica, però non ho più quel oggetto nella sua forma iniziale, quindi dovrei far ripartire tutta la catena di produzione per averlo di nuovo utilizzabile. Questo è sicuramente un processo che richiede più energia di quella che io ricavo incenerendolo. Un’ultima precisazione: non è affatto vero che con questi impianti si eliminano le discariche, anzi,  ne servono di speciali per accogliere le ceneri tossiche derivanti dalla combustione. Spero di essere stato chiaro e concludo con un piccolo aforisma: per favore, smettete di raccontarci eco-Balle, siamo stufi di menzogne.