Dopo la bocciatura europea del piano italiano per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, uno dei principali gas a effetto serra, la strada per mantenere gli obblighi internazionali assunti si fa ardua.
In virtù del protocollo di Kyoto, entrato in vigore a gennaio 2005, grazie alla ratifica di 146 paesi, l’Italia deve ridurre le emissioni di gas inquinanti del 6,5% rispetto ai livelli del 1990, (come è noto l’Italia è nota in tutto il mondo per sottoscrivere tutti i trattati internazionali ma anche di NON rispettarne nemmeno uno).
Ha tempo sino al 2012 ma per ora non si registrata alcun progresso, anzi…!!!
Dopo un primo periodo di prova è scattato l’obbligo di un piano vincolante per contenere le emissioni entro un tetto. Tutto sotto controllo del’Ue.
Bruxelles, però non ha accolto bene la riduzione di anidride carbonica messa a punto dall’Italia.
La proposta del Governo prevedeva, per il periodo 2008 – 2012, di contenere le emissioni a 209 milioni di tonnellate annue: troppe secondo l’Ue, che ha ritenuto insufficienti gli altri interventi (risparmio energetico ed incentivi per le fonti rinnovabili) stanziati in Finanziaria. Risultato: ulteriore sforbiciata di 13,2 milioni di tonnellate.
Quali scenari possibili ora? Il Governo deve rimettersi al lavoro ed indicare dove praticare tagli aggiuntivi.
Pena: multe salatissime. Un eventuale sforamento dei limiti al 2012 (che qualcuno già pronostica) si paga con una sanzione di 100 euro a tonnellata, circa cinque volte l’attuale “ quotazione” dell’anidride carbonica. Non sarà compito facile.
Il campo d’azione è ristretto, in questa fase, ai settori industriali energivori, quelli cioè ad alta intensità energetica che scaricano nell’aria più emissioni (per l’esattezza circa il 40% del totale).
Chi sono i peggiori nemici dell’aria pulita? Nel mirino ci sono le centrali termoelettriche e le industrie di raffinazione, cemento, acciaio, carta e vetro ( esentati, fino al 2009, i produttori di ceramiche e piastrelle. Nessuno però vuole accollarsi un fardello più pesante di quello, già gravoso, previsto in un primo tempo.
Se le aziende non riescono ad osservare la parte assegnata, debbono acquistare crediti (in pratica un permesso di rilasciare emissioni) dai paesi più virtuosi.
A un costo gravoso.
La Confindustria prendeva posizione per bocca di Emma Marcegaglia, all’epoca vicepresidente per l’energia ed il coordinamento delle politiche industriali ed ambientali: “Questo piano rischia di costare qualcosa come 500 milioni di euro per il periodo 2008 – 2012”
La Centrale termoelettrica Tirreno Power di Vado Ligure contribuisce con circa 3.703 emissioni di CO2 nel 2005 (in min. di ton.): elaborazione Legambiente su dati EPER –INES; pertanto NON si riesce a comprendere come sia stato possibile proporre un aumento di ulteriori emissioni in atmosfera di CO2 con un ulteriore gruppo da 460Mw. incrementando anche la contaminazione da radioattività, accertata e documentata dall’ARPAL nel 2001, con un esame epidemiologico espletato, in tempi non sospetti, dall’IST ed ASL n. 2 del Savonese, a dir poco allarmante ed inquietante.
Non si può non rammentare che esiste un deserto lichenico, indice di un grave inquinamento ambientale, accertato e documentato sia dal Prof. Lupieri che dall’ARPAL nel 2001. Occorre e senza dubbio alcuno, procedere all’immediato depotenziamento della centrale con l’intera metanizzazione dei gruppi ed avviare in maniera massiccia le energie rinnovabili, atto dovuto nei riguardi di tutti noi e delle generazioni future. All’uopo, occorre precisare che un solo impianto eolico dell’ultima generazione produce
circa 1,2/3 Mw, ovvero energia equivalente ad un consumo per circa 2200 persone, ciò senza produrre CO2 ed altri importanti inquinanti; principalmente, senza essere causa di patologie importantissime e spesso letali. (Tra l’altro, impianti che stanno proliferando anche in nazioni come la Francia e Germania nelle quali, come è noto, all’epoca furono costruite 59 e 56 centrali termonucleari)!!
Non a caso il Prof. Carlo RUBBIA, premio Nobel, sostiene e documenta scientificamente:” La prima fonte di energia resta il solare, una fonte straordinaria, che una superficie di 200 chilometri quadrati potrebbe produrre da sola l’energia equivalente a quella prodotta da tutte le fonti fossili del pianeta” La regioni italiane che potrebbero essere evocate a sfruttare l’energia solare sono quelle del Sud e le isole dove:” Sarebbe possibile produrre energia con fonti rinnovabili al 100%. La Toscana, il Lazio e la Campania potrebbero sfruttare anche il geotermico”.Ovviamente per realizzare ciò che realmente serve è necessaria una comunione di intenti da parte di tutte le Amministrazioni e di tutte le forze politiche sia di destra, di sinistra che di centro, ma le fonti rinnovabili da sole, putroppo, non sovvenzionano certe campagne elettorali!!
Infine, la scelta capestra di riutilizzare l’uranio per produrre energia si dimostra ancora una volta obsoleta ed antieconomica, infatti i pericoli delle scorie ci sonoe la fuoriuscita di materiale radioattivo continua ad essere una triste realtà; non a caso in questi giorni nella centrale termonucleare di Tricastin vicino ad Avignone si è verificato l’ennesimo incidente, ovvero la fuoriuscita di materiale radioattivo con possibile infiltrazione della falda freatica; ahimè, in data odierna 18.07.08, viene annunciato l’ulteriore incidente nucleare, fuoriuscita di materiale radioattivo dalla centrale di Romans sur Iser!!
Peraltro, sempre nella vicina Francia viene documentato che 770 tonnellate di scorie radioattive sono state sotterrate da 30 anni, in totale illegalità, sotto un tumulo di terra di 15 mila metri cubi che li nasconde alla vista, le scorie sarebbero soggette al lavoro di erosione dell’acqua e a fughe di materiale, i francesi a gran voce sostengono:” Sortir du Nucléaire!! Ed ora noi vogliamo partire proprio da dove gli altri si fermano, poiché accorti che si erano e si sono sbagliati!! Occorre precisare che Francia e Germania, nella primavera del 2007, hanno sottoscritto un trattato Europeo che li obbliga a produrre il 30% della loro energia con fonti rinnovabili e, noi italiani, saremmo costretti ad importare parte della loro energia prodotta con il sole ed il vento, quando l’Italia è il paese del sole e del vento!!
Inoltre, numerosi ricercatori documentano che entro il 2030 le scorte di uranio saranno esaurite, ed ora noi Italiani, ovvero la nostra valente ed autorevole classe politica si sta mobilitando per la costruzione di centrali termonucleari sul nostro territorio, consci che tra progettazioni, permessi ed accertamenti vari, sarebbero realizzate concretamente e/o a regime, circa nel 2018, ovvero 12 prima dell’esaurimento della materia prima, ovvero dell’uranio!!. Complimenti!!!
Renzo Briano Savona, li 18 luglio 2008