Per vedere di nascosto l’effetto che fa

Lascio da parte le considerazioni ovvie che chiunque abbia nozioni di farmacologia e un quoziente intellettivo normale, e non culli interessi non proprio immacolati farebbe a proposito di un vaccino indirizzato ad un virus mai isolato davvero di cui si conosce la capacità di mutare con una rapidità così alta da surclassare qualunque velleità d’inseguimento.

Do per scontata l’ipotesi che il vaccino esista e che ora lo si sperimenti.

Ora, però, devo lasciare da parte anche il significato di sperimentazione, qualcosa con cui ho lavorato di persona per decenni senza, evidentemente, capire che cosa stessi facendo e perché.

Insomma, il prodotto da “sperimentare” c’è e, a questo punto, occorrono le cavie umane, cavie che si stanno cercando e che, anzi, sono già in sovrabbondanza, tanto che, forse, non c’era nemmeno bisogno di premiarle con quella che il compianto Mike Bongiorno avrebbe etichettato come “una bella sommetta.”

Curiosamente, tra l’assembramento dei “siam pronti alla morte, l’ItaGlia chiamò” non c’è un politico né un giornalista. Eppure…

A me pare una proposta onesta quella di cooptare obbligatoriamente tutti i politici e tutti i giornalisti entusiasti della vaccinazione, con particolare riguardo verso quelli che pretendono d’imporla al prossimo, e di usarli come cavie a titolo gratuito. Del resto, questo è quanto facevano gli scienziati del passato su loro stessi e chi ricorda il gesuita reggiano Lazzaro Spallanzani (non medico) cui è bizzarramente intitolato l’ospedale in cui si concentra la sperimentazione sa di che cosa parlo.

In questo hellzapoppin, ora il signor Putin comunica che loro, i russi, il vaccino miracoloso ce l’hanno già e hanno in tasca un ordine per un miliardo di confezioni.

Nessun commento se non che mi permetto di trovare comica la reazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, malauguratamente esclusa dal business, che strepita: “Quel vaccino non è sperimentato!”

C’è bisogno di spiegazioni?