Che io l’abbia detto e scritto mille volte pare non avere effetto: l’Italia è un paese di scrittori, più o meno alfabetizzati che siano, ma non di lettori. Così capita che qualche politico, sempre nell’italica accezione del termine, strepiti portando alla ribalta argomenti esistenti solo nella sua immaginazione o altri chiariti da tempo immemorabile.
Ultimamente due micropolitici, uno del Sud e uno di casa mia, hanno puntato il loro indice contro di me. Ma, insomma, che cosa diavolo ci fa questo Montanari con il microscopio che “gli abbiamo comprato”? Lui fa soldi a palate e di ricerca manco se ne parla.
Non temete: non ho nessuna intenzione di ripetere le cose che sapete già a memoria. Vorrei solo far conoscere una fetta della nostra ricerca, e una fetta importante, che altrove avrebbe grande risonanza ma che da noi è rigorosamente taciuta.
Ormai da tempo abbiamo visto che le polveri di cui ci occupiamo sono capaci di passare da madre a feto e lì, a seconda dello stadio di gestazione nel quale il fenomeno avviene, possono causare l’istaurarsi di malformazioni non di rado incompatibili con la vita stessa. Quando la compatibilità con la vita c’è, si tratta di una vita da non augurare a nessuno.
La scoperta, poi, della capacità delle polveri di entrare nel nucleo delle cellule dove risiede il DNA non è cosa da trascurare.
Comunque, perfino l’ARPA si è accorta che le polveri hanno la capacità di mutare il genoma umano.
Nel libro Il Girone delle Polveri Sottili sono raccontati alcuni casi di malformazione, ma qui ne vorrei ricordare uno che al momento della stesura non ci era ancora capitato. Da una città della Pianura Padana
ci sono arrivati i reperti di un bambino morto otto ore dopo la sua nascita e la diagnosi dell’anatomo-patologo è stata leucemia mieloide acuta. In quei reperti prelevati da vari organi, dal cervello ai linfonodi, abbiamo trovato una miriade di polveri micro e nanometriche solide, inorganiche, non biodegradabili né biocompatibili, tipicamente antropiche.
Due cose vanno tenute presenti: la prima è che il bambino ha sviluppato la malattia in grembo di una donna non ammalata e, dunque, è nato con una sorta di terribile peccato originale di cui non è di sicuro responsabile. E la seconda è che, ovviamente, il bambino non era mai uscito dal grembo materno e, perciò, quelle polveri di chiarissima origine ambientale gli sono state regalate dalla mamma. Stessa cosa in tutti i casi che osserviamo compresi quelli, interessantissimi, di una patologia fetale di solito rara che ci sono arrivati da Malta, in cui le polveri antropiche si sprecano. Stessa cosa in un caso che ha avuto risvolti giudiziari, un caso di cancro della prostata in un bambino di otto anni, per il quale non solo nessuno ha contribuito con un centesimo (è la prassi), ma di cui si è persino taciuta la paternità delle analisi. Purtroppo, anche se democraticamente messe ai voti e dichiarate innocue per ragion di stato, le polveri nell’organismo e, ancor di più, in un organismo in rapida formazione, a rischio di deludere qualcuno sono quanto mai aggressive.
Così uno dei nostri impegni oggi è quello di fare ricerca sui reperti di feti che ci arrivano, una ricerca costosa, come sa bene chi ha qualche idea di come funzionino nei fatti le cose, che noi affrontiamo con il poco denaro che riusciamo a raggranellare da qualche consulenza e da qualche indagine a pagamento. Da fuori, nessun aiuto. Anzi.
A complemento, stiamo studiando, sempre a spese nostre, anche reperti di latte materno con campioni che ci arrivano dall’Ospedale di Alessandria.
A questo punto, è del tutto naturale che io chieda a questi politici (li chiamo così solo per comodità) che cosa facciano loro per affrontare questo problema, visto che l’unica funzione per cui giustifichino la loro esistenza dove si trovano e lo stipendio che passiamo loro (oltre al resto) è quella di occuparsi del bene comune.
Una malformazione fetale è una tragedia quando ci capita in casa e, ve lo assicuro, toglie il fiato anche se capita in casa d’altri. A meno che, va da sé, non si abbia lo stomaco di quei personaggi, uno stomaco, devo dire, un po’ curioso. Tempo fa il presidente di un consiglio comunale m’impose di non mostrare l’immagine di uno di quei bambini perché avrebbe potuto turbare la sensibilità dei suoi colleghi. Colleghi, va sottolineato, che si apprestavano a sottoscrivere con entusiasmo la costruzione di un nuovo inceneritore (pardon, “termovalorizzatore”, come sottolinea ancora oggi un povero policuzzo pugliese che ignora, tra le mille altre cose che gli sfuggono, la lingua italiana). Quell’inceneritore, come la chimica e la fisica comandano, di polveri ne avrebbe prodotte a centinaia di migliaia di tonnellate, ma questo è un fatto che passa in secondo piano quando ci sono tanti interessi in gioco per i quali si può tranquillamente schiattare.
E così accadde quando mia moglie fu invitata ad un convegno scientifico frequentato da scienziati (così si erano presentati) che squittirono scandalizzati quando videro le immagini incriminate. Le porcherie vanno tenute accuratamente nascoste come, ad esempio, si cerca di fare in Sardegna, ma la cosa non è troppo diversa altrove, e chi sbircia in quei segreti deve pagarla. “Hanno dato troppo fastidio e li hanno puniti.” Appunto.
Ed è questo che i politicanti cercano di fare: di punirci, di farci chiudere tutto. Degl’ignobili mascalzoni, certo, ma, da uomo, non riesco ad augurare loro altro che di non dover mai passare attraverso il dolore di venire in laboratorio da noi con un pezzo di un loro figlio mai nato o malato di cancro.
Fino a che siamo in tempo, fino a che la vostra azione da barbari ignoranti come siete non sarà arrivata a distruggere la nostra ricerca, prego il Cielo che apra un barlume nel vostro cervello e che, se non siete capaci di collaborare, almeno ci dimentichiate.
Per chi voglia documentazione, oltre a quanto trova in questo blog, consiglio di leggersi “Eu Research on Environment and Health” pubblicato dalla Commissione Europea e di consultare http://www.arpa.emr.it/cms3/documenti/_cerca_eventi/2006/atti/Gatti.pdf
e http://www.oeghmp.at/download/veranstaltungen/2007-06-10_4th_inches_conference/program.pdf.