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Papatrac!

Chiedo venia se do una notizia vecchia, ma l’ho saputo solo ora. E, prima di darla, voglio rassicurare

quelli che si annoiano a sentir parlare del microscopio fantasma. Se l’argomento è, in fondo, quello, stavolta c’è da divertirsi.

Nanoriassunto delle puntate precedenti: Grillo e una dama di carità chiamata Marina Bortolani ci sottraggono il microscopio elettronico e lo “donano” all’Università di Urbino. Laggiù il microscopio bivacca inutilizzato per sedici mesi senza che noi possiamo usarlo, in barba a quello che, comicamente, il rettore dell’ateneo aveva sottoscritto. Ora, alla soglia del diciassettesimo mese, senza che noi ne siamo informati (ma chi se ne frega: il rettore magari ha avuto un’infanzia difficile) l’apparecchio viene trasferito all’ARPAM di Pesaro dove fior di studiosi si trastullano beati come i bambini con l’occhio nel caleidoscopio e battono le manine guardando cose rese immortali da secoli di notorietà.

La notizia è la seguente: Il Resto del Carlino pubblica il 9 giugno scorso in cronaca di Modena un articolo in cui io racconto in breve di questa ennesima beffa della nostra repubblica delle banane. A questo punto il professor Stefano Papa, un luminare di prim’ordine preside della facoltà di scienze urbinate che per sedici mesi ha osservato con curiosità di scienziato quel coso misterioso che rifiutava di dargli la Coca Cola quando lui c’infilava un Euro, mi rispondeva per le rime. Se il microscopio è a Pesaro è per farci un favore: Pesaro è più raggiungibile di Urbino per chi viene da Modena. “Non si dovrebbe lamentare” mi ammonisce il professore. Che non ci sia stata data notizia dell’altro trasloco, che nessuno sappia che attrezzature ci siano a Pesaro, che mai ci sia stata data la possibilità di usare il microscopio (noi sappiamo per esperienza che la Coca Cola non esce), che sbolognare il microscopio sia stata l’ennesima prova della porcata di Grillo e socia sono tutte cose che il Papa non menziona.

Ma la battutaccia è qui. Montanari mente: “Non è vero che [lo strumento] non è mai stato attivato: l’abbiamo fatto ben due volte, quando è arrivato qui e quando l’abbiamo portato a Pesaro.” Accidenti: in sedici mesi hanno attaccato due volte la spina e un consesso di scienziati ha stabilito che le lucette significavano- è quasi certo – che arrivava corrente. Pare, a questo punto, che il professor Papa abbia chiesto di recuperare le sue monete da un Euro. Pesaro si è già attivata.

Insomma, davanti a tanto brillare d’intelletto dobbiamo andare fieri della nostra itaglianità. L’Itaglia può vantare luminari come Stefano Papa, ma, ad aumentare l’orgoglio, c’è il fatto che Papa non è solo: abbiamo Franco Battaglia a Modena (chissà se qualcuno lo ha informato che è stato preso a pernacchie dal risultato del referendum) e, al Politecnico di Milano, Michele Giugliano, l’inossidabile nemico di Antoine Lavoisier, quello che brucia la cacca e gli esce Chanel numero 9.

Ragazzi, finché avremo loro la gloriosa maglia nera in campo un universitario non ce la toglierà nessuno e, soprattutto, Zelig avrà vita lunga assicurata.

Vieni avanti, Urbino!