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Oh, Susanna

Di 11 Aprile 2011 3 commenti

Ecco: sto per dire una cosa che mi tirerà addosso una valanga di contumelie perché in questo Paese, non per niente a forma di stivale scalcinato, l’ipocrisia e la retorica da osteria (o da TV o da comizio, senza che niente cambi) valgono infinitamente più dei fatti e della loro oggettività.

Fatta salva l’ovvietà che i sindacati sono indispensabili sotto qualunque regime, io non sopporto quelli italiani.

Non li sopporto perché,

 tranne minuscole eccezioni, sono rimasti ancorati a modelli ormai decrepiti e corrono su binari destinati ad una stazione che conduce contro un muro invalicabile.

Il loro fondamento è identico a quello di coloro contro i quali affermano paleonovecentescamente di contrapporsi: lo sviluppo inteso come una retta che va salendo all’infinito e che, al di là di qualunque professione di fede politica, sociale o finanche religiosa, è in termini terreni del tutto impossibile.

Se lo sviluppo così inteso ha più o meno funzionato per qualche decennio, ora sta mostrando non più il fiato corto ma un fin troppo prevedibile scivolamento all’indietro.

Semplificando, la teoria sia del “padrone” sia del sindacato è quella di avere una fabbrica, per esempio, di automobili, che deve produrre e vendere ogni anno di più. E non solo quella fabbrica in particolare, ma tutte le fabbriche di automobili. Così per i frullatori, per i farmaci, per i calzini, per le navi da crociera e per qualsiasi altro oggetto fabbricabile. Non altrimenti deve essere per i servizi. L’invenzione del PIL, stravagante com’è, inteso quale stato di benessere di una nazione, riflette il grado di validità della dottrina. In termini pratici questo significa che si arriverà inevitabilmente alla condizione in cui ognuno di noi, se vorrà mantenere inalterata la pendenza della retta e, soprattutto, conservare il senso in cui corre, non potrà esimersi dal comprare quotidianamente un’automobile, una dozzina di frullatori, pacchi di pomate e supposte e anche, magari per qualche tempo in maniera solo saltuaria, l’occasionale nave da crociera. Tutto questo indossando un congruo numero di paia di calzini e restando incollato al telefono per non far morire il settore dei servizi.

In questi meandri di filosofia economica, che sono senz’altro più complessi senza, però, essere sostanzialmente diversi da quelli che io, uomo della strada, ho semplicisticamente illustrato, io non mi ci addentro. Non lo faccio perché non fanno parte del mio mestiere. Ma dove, invece, posso entrare a buon diritto è in una delle modalità con cui “padrone” e sindacato si procurano l’uno ricchezza e l’altro stipendi per gli assistiti: devastando l’ambiente, l’uno comprando e l’altro vendendo la salute, meglio se quella altrui. La salute non si compera? E chi l’ha detto?

Unendo le sue forze a quelle di una teppaglia locale (es. http://www.padovanews.it/notizie-di-padova-e-provincia/ambiente-e-salute/79572-monselice-i-sostenitori-del-revamping-del-cementificio-alzano-il-livello-dello-scontro), qualche giorno fa l’archeologica signora Susanna Camusso, segretaria confederale della CGIL, ha sparato a zero contro chi a Monselice, due passi da Padova, non se la sente di respirarsi e di mangiarsi ciò che esce da un cementificio in “revamping” (letteralmente “rabberciamento”) in cui si ha tutta l’intenzione di bruciare rifiuti (http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2011/04/07/news/susanna-camusso-difende-il-revamping-3889413), cosa, del resto, ormai entrata nella prassi della produzione di cemento e resa del tutto legale da un parlamento per il quale ogni aggettivo è inadeguato. Fedele a se stessa e alla sua cultura, per la signora Camusso l’occupazione deve venire prima d’ogni altra cosa e tutto quanto contrasta con questo deve essere fatto scomparire.

Dal canto suo, al “padrone” la cosa sta più che bene, perché se dalla compravendita qualcuno ricava la pagnotta, lui per sé ha piani più allettanti.

Insomma, un esempio classicamente didascalico di ladri di Pisa, quelli che di giorno litigano e la notte se ne vanno a rubare insieme.

Ma esempi del tutto sovrapponibili io ne ho incontrati più d’uno nella mia donchisciottesca carriera e i tentativi di discussione con i sindacalisti sono tutti naufragati contro scogli gommosi di silenzio.

Se si vuole regalare il beneficio della buonafede a questa originariamente nobile categoria, è inevitabile chiedersi come mai costoro siano pronti a mobilitare masse imponenti alla Pellizza da Volpedo per strappare quattro soldi in più di stipendio o un diritto alla pensione in età non proprio da Matusalemme quando, invece, ignorano del tutto un fattore tanto più importante da non poter essere in alcun modo paragonato ai due appena menzionati: la salute. E non solo lo ignorano, ma non sono disposti nemmeno ad ascoltare chi desidera parlarne in maniera seria e non infarcita di vuoto quando non di falsità. Questo, va da sé, per evitare che qualche tesserato si ritrovi una pericolosa pulce nell’orecchio.

Così, su questo binario morto (mi era scappato di scrivere “di morte” ma mi sono corretto), la signora Camusso, fiancheggiata da una parte dalle belle braghe bianche di turno e dall’altra da una deprimente gang di teppisti sempre a disposizione, minaccia fuoco e fiamme contro chi non ha alcuna voglia di rischiare una messa in vendita della propria salute né per quattro soldi né per tutto il denaro del mondo. Se, poi, qualcuno fosse così informato da sapere che certe polveri non si degradano e passano in eredità alle generazioni future…

E allora, concedendo ancora una volta la buonafede, è indispensabile che la signora Camusso, così come tutti i suoi disinvolti colleghi, si acculturi un po’, valuti le cose in modo onesto, e, magari, si tolga un po’ di polvere e di ragnatele di dosso. Non dovesse farlo, dovranno essere coloro che le pagano lo stipendio a svegliarsi e a trasferirla altrove, magari proprio al cementificio di Monselice delle cui sorti tanto si è presa a cuore.

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3 Commenti
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sofiaastori
13 anni fa

grazie
Grazie per la notizia, mi era sfuggita.
Riguardo ai suoi timori, sarebbe sufficiente che tutti si informassero (tenendo poi bene a mente)e nessuno troverebbe nulla da dire.

bosco
13 anni fa

e perche’?Come mai ritiene che sara’ assalito da improperi vari (ed eventuali) per aver detto tutto questo?!Va’ da se’ che la salute e’ il bene primario ma se non si mangia, addio salute.Quindi diventa SECONDARIO se si creano le basi per vivere in regime di CRISI.Quello che funziona benissimo in Italia, usato da tutti per imporre cose che altrimenti NON potrebbero imporre, per dare poteri che altrimenti NON si potrebbero conferire.Quindi o la minestra o la finestra.FIAT DOCET… o firmi o vivi d’aria fritta.La “filosofia” e’ sempre la stessa, mettere le persone in crisi, magari pure le une contro le… Leggi il resto »

simoneg
13 anni fa

Giusto mezzo!!!Credo che si debba trovare un giusto mezzo, sviluppo ok, anche economico se migliora la qualità della vita. Ogni tanto potrà anche capitare che senza accorgersene ci si avvelena un pò, ma quando la possibilità di avvelenarsi è molto probabile se non certa, a quel punto ci si deve interrogare e rinunciare a qualche cosa per la propria salute.Qualcuno mi potrebbe dire, ma se non ti sviluppi non hai la medicina e gli strumenti, come la tac per esempio per scoprire malattie che poi magari si possono curare, o provare a curare. Ma se per avere lo strumento Tac… Leggi il resto »