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Non si può fare la cena con le briciole del pranzo

Non si può fare la cena con le briciole del pranzo

L'inceneritore di Spittelau, Vienna

In una recente trasmissione televisiva, il leader di uno dei raggruppamenti politici italiani ha detto che per risolvere il problema energetico bisogna, fra le altre cose, "fare i termovalorizzatori".

Un altro caso, di molti che ce ne sono, dove non bastano le formule magiche per risolvere i problemi. La parola "termovalorizzatore" è un termine impreciso per un entità che va sotto il nome corretto di "inceneritore con recupero energetico". Non c'è dubbio che gli inceneritori producono una certa quantità di energia. Non c'è nemmeno dubbio che questa produzione sia lucrativa se sostenuta con i contributi del cosiddetto "CIP6" che escono dalle nostre tasche. Ma quanto esattamente gli inceneritori contribuiscono, e potrebbero contribuire, al bilancio energetico italiano? Molto poco, come andiamo ora a vedere in dettaglio.

Consideriamo per prima cosa l'energia elettrica, quella "di pregio" e quella che da il nome di "termovalorizzatori" a questi impianti. Alla domanda di quanta energia elettrica generano gli inceneritori si può rispondere dai dati che troviamo sul sito di Terna. L'estrazione dei dati è piuttosto laboriosa: il sito non brilla per buona organizzazione e, fra le altre cose, qualcuno dovrebbe spiegargli che un impianto – come l'inceneritore – che brucia una quantità importante di plastica non può essere classificato fra le "rinnovabili". Comunque, dopo un laborioso esame, troviamo questi dati

Produzione elettrica annuale in Italia (dati 2006)

Totale: 314.090 GWh

Di cui

Idroelettrico : 42565 GWh
Geotermico: 5527
Eolico : 2970

Rifiuti solidi urbani (RSU): 2915

Rifiuti agricoli e industriali: 2491

Dal che deduciamo che il contributo dei rifiuti solidi urbani, il principale combustibile degli inceneritori (ovvero "termovalorizzatori"), è di meno dell'1% della produzione totale di energia elettrica in Italia (per l'esattezza, lo 0.92%)

Ora come possiamo valutare questo 0.9% di energia elettrica prodotta (o il 2% considerando anche i rifiuti industriali e agricoli)? Per l'ottimista può essere un utile contributo, per il pessimista una frazione trascurabile. Certo, non è entusiasmante, comunque la si voglia vedere.

Ma non è tanto il valore attuale della produzione che conta; è lo sviluppo potenziale. Altrimenti, cosa dovremmo pensare dell'energia fotovoltaica che, al momento, produce assai meno degli inceneritori? Il punto è che l'energia fotovoltaica è perfettamente in grado di produrre non solo altrettanto, ma enormemente di più di quanto non producano gli inceneritori. Già lo fa in Germania ma non in Italia, dove siamo enormemente indietro, ma non addentriamoci su questo punto.

Quali sono, allora, gli sviluppi potenziali della produzione di energia dai rifiuti solidi urbani con gli inceneritori? Beh, questo è un calcolo abbastanza facile partendo dai dati APAT (www.apat.it). Secondo i dati del rapporto del 2006 sui rifiuti in Italia, si incenerisce circa il 12% dei rifiuti. Sempre secondo APA, quasi tutti gli inceneritori esistenti in Italia oggi sono dotati di recupero energetico (4774 su 4842, ovvero circa il 99%). Da questo possiamo concludere che, costruendo nuovi inceneritori e usandoli per bruciare assolutamente tutto quello che si può bruciare potremmo arrivare a produrre al massimo circa l'8% della nostra energia elettrica dai rifiuti solidi urbani.

Potremmo fare di più, incenerendo rifiuti industriali e agricoli, ma in ogni caso l'inceneritore è una macchina assai poco efficiente per la produzione di energia elettrica. Si evince dai dati del CEWEP che un tipico inceneritore ha un efficienza di circa il 10% in termini di energia elettrica esportata comparata all'energia totale in ingresso. Se dobbiamo ottenere energia, per esempio dalla biomassa, ci sono tecnologie dedicate molto più efficienti. D'altra parte, il fatto che gli inceneritori richiedano un sussidio statale (il CIP6) per produrre un profitto economico è anche quello evidenza della loro modesta efficienza come impianti di produzione energetica.

Fin qui, abbiamo parlato solo di energia elettrica; energia "di qualità", la più importante in un sistema energetico. Ma dobbiamo anche tener conto della frazione di inceneritori che lavora in cogenerazione, ovvero che recupera anche energia termica per il riscaldamento di abitazioni o impianti industriali. Cambia qualcosa se consideriamo anche questa frazione? Non molto.

Ci possiamo documentare sulla cogenerazione da in cenerimento sul sito di APAT (www.apat.it) dove leggiamo che nel 2006 circa il 65% degli inceneritori italiani lavorava in cogenerazione. Non si trovano dati sulla frazione di energia termica generata rispetto al totale, ma ce ne possiamo fare un'idea considerando che, secondo i dati del CEWEP (www.cewep.com), la frazione di energia esportata da un impianto di incenerimento in cogenerazione è di circa il 30% di quella totale generata dalla combustione. Considerando la frazione degli impianti che generano questa energia (65%) ci rimane circa il 20% dell'energia totale generata dai rifiuti. Ma dobbiamo anche considerare che questa energia è generata costantemente per tutto l'anno, mentre noi abbiamo bisogno di riscaldamento solo per alcuni mesi. Come minimo, dobbiamo ridurre di un fattore due questa frazione. In più, dobbiamo tener conto dell'efficienza, sicuramente non il 100%, con la quale questa energia viene trasferita alle abitazioni. Si arriva quindi a concludere che sicuramente meno del 10% dell'energia ricavata dalla combustione dei rifiuti viene utilizzata per scopi utili.

Da questo dato, vediamo che l'efficienza dell'inceneritore nel generare energia termica è circa la stessa di quella della generazione di energia elettrica (il 10% secondo i dati CEWEP). Allora, dato che sappiamo che nel totale dell'energia primaria utilizzata in Italia, energia termica e energia elettrica sono frazioni molto simili, possiamo concludere che anche in termini di energia termica, il contributo dell'incenerimento dei rifiuti in impianti di cogenerazione è dell'ordine dell'1%, e probabilmente meno di così. Come nel caso dell'energia elettrica, anche incenerendo tutto quello che si può incenerire non potremmo produrre più di qualche per cento dell'energia termica che utilizziamo oggi.

Questi sono calcoli, ovviamente, piuttosto approssimati ma ci danno un'idea di cosa possiamo fare e non fare utilizzando gli inceneritori come sorgenti di energia. In sostanza, siamo a valori intorno all'1% del totale. Se volessimo fare di più, non solo non arriveremmo a valori molto più alti, ma ci troveremmo a distruggere alle radici l'industria del recupero delle materie prime dai rifiuti che si sta sviluppando molto bene e che è altrettanto importante per la nostra economia di quello che è il recupero di energia. Nel futuro, potremo ottimizzare il processo della produzione industriale con tecnologie dedicate di recupero sia di energia come di materie prime dai rifiuti. Ma dovremo arrivare a un concetto di rifiuto che lo veda come una risorsa e non più come qualcosa di seccante da far scomparire dagli occhi.

In sostanza, tutto questo ragionamento ci quantifica semplicemente un'osservazione ovvia. Ovvero, che non si fa la cena con le briciole del pranzo. Gli inceneritori intervengono sulle "briciole" del processo di produzione industriale e agricolo e lo fanno anche in modo poco efficiente. Ne riescono a tirar fuori un po' di energia che possiamo certamente considerare come utile, ma che non sarà mai sufficiente a risolvere, o nemmeno ad alleviare in modo consistente, il problema dell'energia in Italia. La vera risorsa energetica italiana è l'energia rinnovabile, abbondante e inesauribile se solo ci decideremo a sfruttarla seriamente.