Il furto è il solo peccato imperdonabile. Quando uccidi un uomo, rubi una vita. Rubi il diritto di sua moglie ad avere un marito, quello dei suoi figli ad avere un padre. Quando menti, rubi a qualcuno il suo diritto alla verità. Quando inganni, rubi a qualcuno il diritto all’onestà. Non c’è atto più spregevole del rubare.
Caro prof. Veronesi, queste parole non sono mie: sono di Khaled Hosseini, lo scrittore afgano. Io non so se Lei abbia il tempo e, soprattutto, il coraggio di meditarle queste parole, né so se, alla Sua età e a piedi caldi, Lei ritenga che valga la pena di scomodarsi a meditare su tanti argomenti che implicano risvolti morali anche molto imbarazzanti. Io guardo poco la televisione e l’altra sera non ho fatto eccezione. Dunque, non ho assistito alla trasmissione RAI andata in onda in orario di fascia protetta quando, stando a ciò che mi riferiscono le decine di messaggi che sto ricevendo, ad una domanda del conduttore relativa all’impatto sulla salute dei cosiddetti “termovalorizzatori” Lei avrebbe risposto “assolutamente zero.” Pur non condividendo un atteggiamento che mi vede estraneo, mi rendo conto che possa essere difficile, raggiunta una posizione di notorietà, notorietà che da noi è curiosamente anche sinonimo di autorevolezza, avere l’onestà di dire “non lo so.” Per fare questo occorrono almeno modestia, intelligenza e cultura, qualità che sono spesso surrogate da tromboneria, furbizia e millanteria. Del resto, in una società che premia
con denaro, potere e coccole uomini trasformati in virtuali ectoplasmi capaci di entrare nelle case, giù fin nelle anime, grazie ad un tubo a raggi catodici, profittatori e proprietari di una cultura in pillole sempre più adulterate, la tentazione è forte. Come c’insegna l’Ecclesiaste, la vanità è dell’uomo. Lei, in cuor Suo, non può non sapere che degli argomenti che tocca con tanta disinvolta spregiudicatezza non sa assolutamente nulla, ma, da perfetto conoscitore della psicologia delle masse e da quel grande uomo d’affari che è, non esita ad utilizzare il Suo prestigio, sulla cui origine non ho alcuna intenzione di entrare, per svestire i panni di chi, tanti anni fa, ebbe a giurare ad Ippocrate e indossare quelli del pur improbabile scienziato(improbabile però solo per chi ai lavori è addetto davvero) che illumina con la sua sapienza l’universo mondo. Lei è uno splendido testimonial per business colossali e, dunque, fa il Suo mestiere. E, messa da parte ogni considerazione etica, lo fa benissimo. Così, lasciando perdere l’ovvio disastro economico per la comunità (con l’eccezione dei personaggi che conosciamo bene) che gl’inceneritori comportano, penso sia del tutto inutile citare l’elenco delle leggi della fisica e della chimica e, in fondo, dell’universo, che un sistema palesemente demenziale come l’incenerimento dei rifiuti tenta ingenuamente d’infrangere. E altrettanto inutile sarebbe sottoporLe le scoperte della medicina di oggi, quella che ha come unico riferimento la verità e non ha interessi estranei a quelli deontologici, quella che non ha sponsor come ACEA, la multiutility degl’inceneritori, o VEOLIA che gl’inceneritori li costruisce, o ENEL che fa le centrali a oli pesanti (ricorda la condanna penale di Adria?) e a carbone che tanto Le piacciono, o PIRELLI che di petrolio vive (il petrolio brucia i suoi scarti a spese di tutti). E mi limito a citare solo pochi nomi di chi Le “dà una mano”, senza entrare nella ragnatela d’interessi che ognuna di queste potenze ha tessuto e da cui moltiplica denaro. Ma in un’Italia dove il conflitto d’interessi è tranquillamente accettato, nessuno farà obiezione per Lei. Così come non perderò tempo ad elencare tutti gli Ordini dei Medici (l’ultimo cronologicamente è il Consiglio Nazionale Francese degli Ordini dei Medici) che con questa pratica così sconsiderata dicono basta. Né Le citerò le centinaia di studi scientifici effettuati che La smentiscono, studi addirittura anche a firma del CNR e dell’Istituto Superiore di Sanità. Quanto, poi, alle leggi universali della medicina, leggi che permetterebbero di condannare questa forma di piromania anche kantianamente a priori, nemmeno mi ci metto ad elencarle. Fatica sprecata: con Lei non può esserci dibattito scientifico come non può esserci con chi giura a pagamento che il suo detersivo lava più bianco. E nemmeno si può discutere sul come gestire un problema come quello dei rifiuti, visto che Lei afferma dall’alto di una cattedra virtuale, senza curarsi di chi, magari, La vede in TV e competenza ne ha, che non c’è altra soluzione se non quella di bruciare questa roba, raddoppiandone di fatto la quantità e rendendola incomparabilmente più aggressiva per la salute. E' scienza, se non lo sapesse. Ma, caro Professore, Lei avrà di certo ottimi motivi per infischiarsi di come chi non voglia mostrare i limiti della propria cultura non debba assolutamente avvicinarcisi. Lei non si limita ad avvicinarcisi: Lei li varca d’un colpo, avventurandosi in lande che Le sono ignote e rimediandoci la figura che ci ha già rimediato in altre occasioni, dalla polenta o dal basilico in giù: squallida per i pochi del mestiere, utilissima per i Suoi sponsor e luminosa per i milioni d’ignari spettatori che pendono dalle Sue labbra ignorando di penzolare su di un precipizio. Ma, dopotutto, ha ragione Lei. In questa società del “l’ha detto la televisione”, in questa società dove un condannato a cinque anni di carcere afferma pubblicamente di essere stato assolto, in questa società dove i delinquenti si vedono versare addosso cascate di quattrini (il premio tipico per chi è povero dentro) per esibirsi impudicamente alla curiosità patologica della canaglia, in questa società dove un imbecille qualunque fa testo e diventa maestro di pensiero se promosso con le regole della comunicazione del caso, il Suo personaggio immacolato non fa una grinza. “Un luminare”, si dice di Lei. Luminare della scienza? Non proprio, ma luminare lo è senz'altro. E ad un personaggio del genere, coronato da un successo (esteriore) “ch’era follia sperar” come avrebbe detto Manzoni, non si può certo chiedere di mettere mano alla coscienza e di starsene zitto, almeno per rispetto ai propri nipoti che sono i veri proprietari, pur temporanei, di questo mondo che Lei sta impietosamente e spregiudicatamente contribuendo a devastare. Ma, caro Professore, mi sorge un dubbio: non sarà, per caso, in buona fede?