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Ma chi siamo noi, Babbo Natale?

Gli inceneritori, o termovalorizzatori, sono finanziati in Italia con soldi pubblici in quanto equiparati alle energie rinnovabili [7% bolletta Enel n.d.r]. Senza i contributi pubblici gli inceneritori non potrebbero esistere. Meritano questo investimento? La risposta che mi sono dato è del tutto negativa. La costruzione degli inceneritori nasce da due fattori: scarsa informazione e comportamento sociale sbagliato. La scarsa informazione porta a pensare che gli inceneritori siano una soluzione all’avanguardia, che siano necessari e che, in ogni caso, rappresentino il male minore.
Gli inceneritori non sono una soluzione innovativa, è vero il contrario […] "l’Italia dei Valori si opporrà alla costruzione di nuovi inceneritori, anche con la richiesta dell'abolizione dei finanziamenti fino ad oggi disposti, e proporrà interventi legislativi a favore di una riduzione dei rifiuti all’origine e di sostegno alle aziende impegnate nel settore del riutilizzo dei rifiuti.” Tutto questo non è farina del mio sacco ma è, pari pari, ciò che il ministro Antonio Di Pietro scriveva nel suo blog (http://www.antoniodipietro.com/2006/04/stop_agli_inceneritori.html). Un bel giorno, però, un tale on.le Antonio Borghesi, bolzanino di Italia dei Valori, se ne uscì, per motivi che preferisco non indagare, con un pistolotto che dell’incenerimento dei rifiuti cantava un peana e annunciava come il suo partito, che, poi, è quello di Di Pietro, si fosse convertito alla piromania. “Per evitare fraintendimenti in futuro su alcuni argomenti, in particolare sugli inceneritori, risponderò sempre in prima persona.” (http://www.antoniodipietro.com/2007/01/inceneritori.html) replicava imbarazzato Di Pietro, un imbarazzo che  il ministro mostrò pure nel corso di un incontro che io ebbi con lui nel suo studio romano poco tempo dopo. Ma Borghesi non demorde e di ciò che dice e scrive Di Pietro proprio se ne infischia. Ora, in uno scambio epistolare con l’ing. Maurizio Pamio di Treviso, l’ineffabile onorevole sostiene che gl’inceneritori vanno usati eccome perché siamo in una condizione d’emergenza, una condizione provocata dalle 3.000 discariche abusive che costellano il nostro Paese e, dunque, secondo l’augusta opinione, è molto meglio avere qualche centinaio d’inceneritori controllati. A questo punto, c’è di che disperare. L’on. Borghesi è un professore di economia e gestione delle imprese, una specialità che lo rende senz’altro affine alle idee dei faccendieri che con l’incenerimento dei rifiuti hanno fatto palate di quattrini e, dunque, hanno gestito benissimo le loro imprese, ma temo non abbia la più pallida idea di che cosa comporti il procedimento che tanto lo affascina. Se il Nostro avesse qualche nozione di fisica, saprebbe che non un grammo di rifiuti scompare

ma, al contrario, stante le aggiunte che si fanno per condurre il processo, la quantità di materiale immessa nell’ambiente raddoppia rispetto a quella di partenza. Se il Nostro avesse qualche competenza di tossicologia, saprebbe che, in genere, da una combustione esce materiale più tossico di ciò che nella combustione è fatto entrare. Se il Nostro avesse qualche competenza di nanopatologia, saprebbe che le maggior parte delle polveri inorganiche che si sprigionano dall’incenerimento sono non solo quanto mai aggressive per la salute, ma sono impossibili da eliminare dall’ambiente e, dunque, l’inquinamento diventa irreversibile. Se il Nostro avesse qualche competenza sull'argomento che si permette così disinvoltamente di trattare, saprebbe che con gl'inceneritori le discariche non scompaiono affatto, ma devono ospitare per legge le ceneri pesanti di questi impianti, e queste ceneri sono veleni. Se il Nostro avesse qualche idea di come funziona tutta la filiera di un inceneritore, saprebbe che parte delle ceneri finisce mescolata a laterizi o a cementi, rendendo questi prodotti di fatto molto critici, per di più senza che chi utilizza quella roba sia informato della porcheria che sta comprando. Se il Nostro avesse qualche competenza nel campo della tecnologia, saprebbe che i rifiuti possono essere trattati in maniera ben diversa rispetto al decrepito incenerimento. Se il Nostro avesse fatto due calcoli come si deve, saprebbe che l’incenerimento dei rifiuti comporta spese elevatissime a carico della comunità e che nel computo di queste spese non vanno dimenticate, come sempre si fa, quelle sanitarie e quelle legate alle giornate di lavoro perse per malattia. Se il Nostro avesse buon senso, si renderebbe conto che la pezza è ben peggiore del buco. Se il Nostro avesse qualche competenza di educazione civica, saprebbe che se lui è lì non è altro che per fare l’interesse comune, vale a dire di quelle persone con cui ha stretto un patto sociale. Se il Nostro avesse il concetto di lealtà verso i suoi elettori, non avrebbe rastrellato voti da chi è cosciente della follia dell’incenerimento dei rifiuti per poi farsi beffe di loro. E adesso che ci siamo lamentati dell’on.le Borghesi, una domanda è d’obbligo. Perché l’on.le Borghesi siede in quella poltrona? La risposta è: perché, in uno stato democratico (è una battuta, naturalmente) qualcuno quella poltrona glie l’ha data e l’ha messo in condizioni di agire come fa. Che ci resta da fare? Pochino, anche stante la maniera farsesca con cui noi istalliamo i nostri rappresentanti in parlamento (vedi art. 56 della Costituzione che inizia con “La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto.” Quando, invece, i deputati sono messi lì dai segretari di partito.) E allora? Magari si può cominciare a restituire qualche tessera.

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