Lo ammetto: non ci capisco niente. Per qualche anno sono stato assediato da persone che, avendo saputo del lavoro di mia moglie e mio, venivano da me come si va a Lourdes, ultima spiaggia quando ogni altro tentativo è stato fatto ed è andato a vuoto. All’inizio i problemi più soliti erano le malattie cosiddette da uranio impoverito, con i militari che andavano a difendere la nostra patria in grande pericolo nei Balcani, in Iraq o in Afghanistan e che tornavano malati. Nessuno mi chieda che cosa ne è dell’articolo 11 della Costituzione (L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…) perché questo non è applicabile: abbiamo cambiato nome alla guerra chiamandola “missione di pace” e tutto è andato a posto. Berlusconi, D’Alema, l’estrema destra, l’estrema sinistra, l’estremo centro… Ma mi faccia il piacere: sono tutti cloni usciti dallo stesso uovo di dinosauro (pensiero “qualunquista” la cui veridicità prego di smentire). Bene, questi ragazzi tornavano con qualche cancro tricolore e lo Stato, nella sua immensa lealtà, li abbandonava al loro fastidioso destino. Dopotutto, i rifiuti devono scomparire dalla vista. Silenzio: la tattica migliore. Così, questi rifiuti umani venivano, e continuano a venire, da noi
semplicemente per sapere di che cosa diavolo stessero, e stiano, morendo, e così male, a quell’età. Poi hanno cominciato, progredendo a ritmo crescente, gli altri cancri, quelli da inceneritore, da centrale a oli pesanti, da cementifici che inceneriscono di tutto, da depositi di amianto, da fabbriche non proprio un modello di pulizia e di sicurezza. Poi la farsa del “carbone pulito”, le malformazioni fetali da inquinamento, le malattie “strane”, le varie devastazioni promosse dai Verdi verniciati così come da tutti gli altri partiti, giù fino al fetore insopportabile che impregna l’ambiente qua e là, soprattutto di notte quando nessuno vede. Venivano da me e io mi sbattevo dovunque mi chiamassero. Un massacro personale, ma mi pareva di fare il mio dovere. Adesso sto cominciando ad avere qualche dubbio. Non saprei fare dei calcoli statistici, ma qualcuno mi ha di sicuro preso per i fondelli. Come è noto a pochi (i media sono regolarmente e felicemente imbavagliati), io ho allestito un partito chiamato PER IL BENE COMUNE insieme con un po’ di persone di buona volontà. Lo scopo principale è quello di difendere la nostra salute (e quella dei nostri figli) senza alcun compromesso, perché alla Natura non importa un fico se qualcuno deve portarsi a casa qualche paffuta bustarella: se roviniamo o, peggio, distruggiamo l’ambiente in cui viviamo, siamo inesorabilmente destinati a lasciarci le penne. La regola è scritta da chi ha creato questo universo e, lo vogliamo o no, non le possiamo sfuggire. Naturalmente esiste un programma articolato che a giorni sarà pubblicato, ma il caposaldo è questo: rivogliamo il nostro mondo. Arrivati a questo punto, mi pareva non ci fossero discussioni: individuato il problema, constatato come non esistano partiti che non abbiano interessi mascalzoneschi sull’ambiente, PER IL BENE COMUNE sarebbe dovuto essere il partito ovvio da scegliere. In medicina non si insiste su un farmaco se questo si è rivelato inefficace o, ancor peggio, se è proprio l’origine del male. E invece no. Invece si cavilla su argomenti frutto di una fantasia senza freni, si estraggono dal cilindro difficoltà a dir poco assurde (“il comitato non accetta schieramenti politici”), ci si sforza addirittura di pubblicizzare un’idiozia come il non voto. Ma ci si rende conto che se non si vota si lascia mandato a chi vota di decidere per noi? Ci si rende conto che non votare è una forma di dissenso con l’efficacia dei capriccetti di un bambino che sta per addormentarsi? Ci si rende conto che la massa di chi voterà per Veltrusconi o per gli Arcobaleno (i peggiori devastatori dell’ambiente per la loro ipocrisia di travestiti da ambientalisti, quando localmente si macchiano delle peggiori porcherie) sarà comunque sufficiente per continuare questo saccheggio ormai insostenibile? Ecco, io sono arrivato lì. Adesso che si fa sul serio, adesso che c’è la possibilità di far sentire la voce di chi tanto ha strepitato senza essere ascoltato, di chi è venuto da me piangendo tutte le sue lacrime, di chi mi ha fatto fare centinaia di nottate per spiegare che cosa si vede nei tessuti malati d’inquinamento, emergono dalle nebbie i vari politicanti terrorizzati dai “partitini” (vedi mai che qualcuno si svegli e capisca che lo stanno truffando da anni…), ben spalleggiati da guru che, per motivi che ancora una volta mi sfuggono, pretendono che non si voti. Se qualcuno mi vorrà spiegare la strategia, sarò lieto d’imparare e di ricredermi. Finora, però, alle mie domande ho avuto risposte grottesche o chiacchiere fuori argomento o, più spesso, silenzi. Intanto i media fanno il “loro dovere”, dedicando tempo e spazio a questi personaggi e tenendo una censura ferrea su di noi che siamo sì piccini piccini ma che costituiamo un germe di potenziale destabilizzazione di tutta quella ragnatela delinquenziale che si è andata pazientemente costruendo. Noi dobbiamo morire ignorati come i soldati scomodi delle “missioni di pace”. È così che ammetto di non capirci più niente, non tanto per quanto riguarda i politici che sono più che leggibili e lo sono da sempre, ma da parte di chi ha fatto il diavolo a quattro fino a ieri per riprendersi le chiavi di casa e adesso ci ripensa dicendo: “Va bene così, fate di me ciò che volete.”