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Luna storta a Ponente

Di 27 Novembre 2010 5 commenti

Giusto a titolo di curiosità e per chi s’interessa di psicologia, ormai da oltre un anno una signora inquieta di stanza a Savona mi onora del suo interesse

pubblicando lunghe elucubrazioni sul conto mio e di mia moglie. La signora, che risponde al nome di Valeria Rossi, gestisce una sorta di quotidiano di varia umanità chiamato Savona & Ponente.

Per motivi che mi sfuggono, pare che noi siamo una sorta di muse ispiratrici per la signora sullodata la quale, in preda a furori a metà tra l’onirico e l’artistico, produce composizioni fantastiche sul nostro conto.

Va detto che la signora Rossi gode della preziosa collaborazione dell’avvocatessa Bortolani, quella che ha generosamente “donato” il nostro microscopio all’Università di Urbino, e di altri onorati personaggi quale, ad esempio, un buontempone che, forse per prendere per i fondelli la signora Valeria, sosteneva di essere stato nostro dipendente e di aver visto cose terribili, tanto stravaganti quanto ghiotte per Savona & Ponente, nel nostro laboratorio.

Questa squadretta dedita alle inchieste tese a smascherare quelli che nei Promessi Sposi sarebbero stati i  birboni non solo cerca le prove ma, non trovandole, si prende addirittura il disturbo e l’impegno meritorio d’inventarle: un metodo più rapido e, soprattutto, meglio adattabile agli scopi.

Da lì il microscopio usato “a scopo di lucro”, il microscopio “sottoutilizzato” e altre accuse che ci mettevano vergognosamente nell’angolo dei cattivi. Poco importa se la signora Veleria e il suo gruppo, pur sollecitati, non avevano mai prodotto una prova. Dopotutto l’importante era infangare per la gioia del circo e quell’impegno veniva portato avanti con solerzia.

Tra i vari capi d’imputazione c’era quello secondo cui la bieca dottoressa Gatti aveva sottratto il microscopio che precedeva quello sottrattoci a sua volta dalla premiata ditta Grillo & Bortolani, un microscopio appartenente, secondo la signora Valeria e soci, all’Università di Modena. Ladra! Dunque, il microscopio era stato ripreso da quell’Università com’era suo diritto sacrosanto. La nostra difesa, imperniata sul fatto che non solo l’Università di Modena non aveva ripreso un bel nulla ma nemmeno aveva mai richiesto quel microscopio perché, molto semplicemente, non lo possedeva, non era mai valsa a niente. L’accusa restava rocciosa. Se il microscopio era stato portato via era da altri? Che importa?

Un paio di giorni fa la signora Rossi rivelava finalmente la fonte di quell’informazione, cioè la proprietà dell’ateneo modenese: tale Giorgio Gualandi che, a sua volta, aveva ricevuto l’informazione dai dottori Fabbretti, Benedetti e Molinari.

Così, io prendo il telefono. Fabbretti, ex tecnico di laboratorio del mio primo anno di università (1968-69) e poi professore risulta introvabile (pensionato). Trovo, invece, Benedetti, il quale mi dice di non aver mai detto che il microscopio era dell’Università di Modena ma solo di aver sentito da “voci di corridoio” che l’apparecchio era stato acquistato tramite un “progetto italo-europeo” cui partecipava il “CNR modenese”.

Ecco, allora, che l’accusa della signora di Savona cominciava a tirare qualche crepa. Oltre al fatto che la proprietà non esisteva, oltre al fatto che le voci di corridoio sono propalate solo dai più ignobili pettegoli e valgono chi le inventa e chi le spaccia, qualunque addetto ai lavori o qualunque persona appena appena onesta che avesse voluto controllare avrebbe costatato che non esistono “progetti italo-europei”. In quello che permise l’acquisto del microscopio, poi, il CNR, modenese o no che fosse, non era stato nemmeno contemplato, come da documentazione ampiamente disponibile anche presso la Comunità Europea. Dunque, stando a Benedetti, la signora Rossi aveva inventato la storiella della proprietà e, indipendentemente da Benedetti, aveva preso per oro colato uno che le riferiva di “voci di corridoio” e di stupidaggini ridicole come i “progetti italo-europei” senza poi nemmeno controllare chi fosse entrato davvero nel progetto reale.

Dopo di ciò, telefono alla Molinari, ora professoressa. Quella nega recisamente di aver mai detto un’idiozia palese come asserire una proprietà inesistente.

Dunque, l’infamante accusa di furto pubblicata con tanta gaia leggerezza da Savona & Ponente era partita da quel tale Giorgio Gualandi a me sconosciuto, e i motivi di tanto ridicolo comportamento forse saranno più chiari se li si riconduce al fatto che costui, come afferma la signora Rossi, è o forse fu “coordinatore di un meetup”. Insomma, il solito grillino. Ora mi auguro che, smascherato il giochetto, questo Gualandi abbia il coraggio di farsi vivo e spieghi il suo comportamento. Se lo riterrà opportuno, potremo anche discuterne in tribunale, visto che allestire l’accusa di furto con prove inventate non è visto di buon occhio dalla legge.

Riferito tutto ciò alla signora Valeria Rossi, nel frattempo santificata da un suo lettore rigorosamente anonimo, che ti fa la Nostra? S’incavola come un’ape cui abbiano incendiato l’alveare, m’infama e chiude la possibilità di commentare (http://www.savonaeponente.com/2010/05/07/miscroscopio-montanari-grillo-ultime-informazioni/comment-page-1/#comment-25461). Il tutto in perfetta coerenza con il personaggio.

Nel frattempo l’ineffabile ormai Santa Valeria ti pubblica un copioncino comico apparentemente di paternità Bortolani in cui si vede una foto del luminare professor Stefano Papa che siede al microscopio elettronico. Temo che nessuno l’abbia informato che le fotografie delle montagnette rosse che vede nello schermo non sono nanoparticelle ma solo roba vecchia in un apparecchio che non è in grado di funzionare e che piglia polvere da oltre dieci mesi. Comunque, il professore si diverte a guardare tutte quelle figurine bianche e rosse che arrivano nel monitor quando lui pigia un bottone e che lo divertono più di Super Mario.

Sotto la foto c’è la descrizione delle ricerche che l’Università di Urbino (“che ha ottenuto importanti riconoscimenti internazionali”, certifica la Bortolani pur essendo Urbino introvabile nelle classifiche e non esistendo un solo lavoro di nanopatologie a sua firma) ha pensato di fare non appena il microscopio sarà operativo, cioè non appena si troveranno i soldi, i locali e il personale che sappia far funzionare quel coso. Che cosa arriverà per il bene della scienza? Beh, “si studierà l’hepatopancreas dell’armadillo”. Sto scherzando? Niente affatto: leggete http://www.savonaeponente.com/2010/11/25/il-microscopio-acquistato-con-la-campagna-promossa-da-grillo-e-in-funzione-ad-urbino/ e vedrete.

Lo dico per gli addetti ai lavori: con il microscopio a Urbino si vede il Cromo esavalente. È un’idiozia? E allora? L’idiozia dimostra che questi “scienziati” non hanno idea nemmeno di ciò che il giocattolo ricevuto può e non può fare? So, what? O popol bue, quell’aggeggio mica deve fare ricerca: deve NON FARLA! Dunque, ben vengano frotte di armadilli in attesa di diagnosi e, se nel frattempo, qualche umano morirà, faremo ciò che disse un professore dell’Università di Modena messo con il naso davanti agli orrori dell’inceneritore locale: li seppelliremo.

5 Commenti
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edimattioli
14 anni fa

a Baricella , invece , si fa cultura!
anche se a Ponente c’è una “luna storta” … a Baricella si fa cultura e si informa la gente!!!
Ho trovato questo bel post scritto da [i]”Melampa”[/i] della interessante serata a Baricella
http://melampaeisuoipensieri.blogspot.com/2010/11/ieri-sera-sono-andata-a-baricella-per.html

DARIO.DEA
14 anni fa

“I commenti a questo articolo sono chiusi.”!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Bellissimo. Lo scontro sul ponente è epocale. Grandioso. Passerò da scemo, ma in alcuni passaggi ho veramente riso di gusto. 😆

Avvolte mi chiedo se Basaglia abbia fatto bene!

DARIO.DEA
14 anni fa

Tratto da http://melampaeisuoipensieri.blogspot.com/2010/11/ieri-sera-sono-andata-a-baricella-per.html

[quote]* Il tetrapack è un materiale da NON COMPRARE MAI! Non è possibile ricilare questo materiale in quanto è stata accoppiata alla carta della plastica e/alluminio. IL TETRAPACK E’ DA BOICOTTARE.[/quote]

Non capisco. Perché molte città fanno campagna pubblicitatia asserendo che deve essere differenziato nella carta?
Va differenziato si o no?

cordialmente
Dario

RISPOSTA

Il Tetrapack è un prodotto in cui la carta costituisce solo una frazione e non è tecnicamente possibile che sia trattato come carta.

sarti.s
14 anni fa

Come neve al sole
Se tutti noi iniziassimo chiedere più trasparenza ,
ci accorgeremmo come neve al sole …..
Coraggio !!!

Ricordiamoci sempre queste parole nelle nostre piccole e grandi battaglie di tutti i giorni
” [i] Per sgominare i poteri forti,occorre soppiantarli con l’unico potere forte che in uno stato democratico dovrebbe regnare,cioe’ la conoscenza etica collettiva ed individuale[/i]”
Clementina Forleo

russano giuseppe
14 anni fa

GRAZIE DI CUORECARO DOTT. MONTANARI, LA RINGRAZIO DI TUTTO… HO PARLATO CON NINO SU FACEBOOK, APPENA POSSIBILE ORGANIZZEREMO CI CONTI… DA UNA CHE PARLANDO DI “ULTRASUONI”, NOTO FENOMENO FISICO, HA TIRATO IN BALLO NIENTEMENO CHE MAZINGA ZETA, COSA CI SI POTEVA ASPETTARE? CHE SI SAPPIA CHI E’ QUESTA CIALTRONA ULTRA-IGNORANTE, SERVA DEL POTERE E CHE NON SI FA SCRUPOLI A DIFFAMARE PALESEMENTE SU ORDINAZIONE, DAL MIO PUNTO DI VISTA NEMMENO LEI AVREBBE CREDUTO AL FATTO DI TROVARSI UN GIORNALE IN MANO NONOSTANTE NON SIA NESSUNO SOTTO NESSUN PROFILO, ETICO O PROFESSIONALE IL RISULTATO E’ UGUALE… MIRACOLI DEL CAPITALISMO, FARE DI… Leggi il resto »