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lo stivale di Barabba

Ancora una volta, nessuna meraviglia. Ad ogni occasione diciamo che abbiamo toccato il fondo, ma il fondo è più abissale della Fossa delle Marianne e chissà, poi, se un fondo esiste davvero. Tra ieri pomeriggio ed oggi siamo stati bombardati dalle notizie della morte del “tifoso laziale” e di tutto quanto è accaduto di conseguenza, e i commenti si sono sprecati. Ma, di fatto, che cosa c’è da considerare? Prima di tutto che l’imbecillità umana non ha limiti ed è forse questa l’unico nostro contatto con l’infinito. Ma la prima domanda che ci si può porre è: perché questi ragazzotti facevano a botte in un’area di servizio autostradale? Fede calcistica? Ma la parola fede è applicabile al sostegno regalato ad aziende di milionari che si occupano di spettacolo più o meno su copione (lo sport è altra cosa)? E, comunque sia, in base a che cosa quei tali facevano a botte in autogrill? Poi c’è il problema delle istituzioni. Nessuno ad oggi ha fornito una spiegazione anche solo vagamente plausibile, che non offenda l’intelligenza, sulla dinamica degli avvenimenti, di come i poliziotti

abbiano (o non abbiano) attraversato l’autostrada e di come una pallottola ufficialmente sparata da lontano, verso il cielo, abbia seguito una traiettoria che nessun esperto balistico sarebbe capace di spiegare. Chi ha sparato lo ha fatto per sedare una rissa fra imbecilli, sempre che rissa ci sia stata? Se è così, chi addestra la polizia all’uso delle armi, cioè del quando e del come impiegarle? Se la cosa fosse finita qui, ci saremmo trovati di fronte all’ennesimo atto di microteppismo microcefalo seguito dall’ennesimo atto d’incapacità delle istituzioni di affrontare una situazione, peraltro non particolarmente critica, almeno a quanto parrebbe. Ma la cosa non si è fermata. A questo punto la torma di psicolabili che si sta appropriando ogni giorno di più degli stadi di calcio, quella dei “tifosi” consorziati, ha colto al volo la ghiottissima occasione. Abbiamo visto tutti, ripresi dalla TV, questi infelici personaggi, figli della più degradata sottocultura, devastare una parte dello stadio di Bergamo e minacciare i giocatori perché non si disputasse la partita (il motivo resta ignoto), e abbiamo visto tutti le follie, ben peggiori, della stessa categoria di malati di mente, con i cervellini spesso diligentemente inzuppati di psicofarmaci, a Roma. C’è qualcuno di loro che, al di là delle solite ciance, sappia spiegare il razionale di quelle azioni? Che sappia darci la certezza che il morto desiderasse davvero farsi rappresentare così ignobilmente? Che sappia dire che c’entrino i proprietari delle automobili distrutte o che c’entrino i contribuenti che dovranno ripagare i danni arrecati da questi indesiderabili connazionali in cerca di emozioni? E i cineoperatori picchiati? Qualcuno di quei bambini viziati che hanno brandito le spranghe o gettato i sassi può spiegare? D’accordo: ci troviamo di fronte a dei vigliacchi, a dei poveri psicopatici più bisognosi di cure mediche o, meglio, di una famiglia, che di altro, ma le istituzioni? Ancora una volta è il fallimento completo. Partite sospese o non disputate per volere isterico della folla, quando con decisioni del genere la folla non ha nulla a che vedere. Motivi di ordine pubblico, rispondono le timide questure. Perché questo? Semplicemente perché da anni tutto ciò che ruota intorno al calcio, sia che questo ormai pseudosport c’entri davvero o no (e con il morto dell’autostrada c’entrano solo la psichiatria e il degrado dell’anima), è accettato supinamente come si svolgesse in una specie di porto franco in cui c’è licenza per tutto, dove legge e buon senso sono aboliti, a partire dal trattamento fiscale delle società calcistiche e giù fino ai treni devastati dai “tifosi”, o ai negozi o agli autogrill saccheggiati, oppure agli esplosivi (di libera vendita!) lanciati sui campi di gioco o direttamente contro gl’“infedeli” che siedono nella curva opposta. Tra parentesi, questi poveracci non si rendono nemmeno conto di quanto umiliante sia dover essere guardati a vista e racchiusi dentro delle gabbie perché altrimenti incapaci di assistere ad una partita di calcio senza nuocere a loro stessi e agli altri. Ciò che accadrà ora è che il poliziotto che ha sconsideratamente sparato subirà una punizione esemplare e diventerà il capro espiatorio di colpe di cui lui, con ogni probabilità, non sospetta nemmeno l’esistenza. Per qualche giorno tutto il male di questo manicomio che penzola oscenamente dall’Europa cadrà su di lui e lui finirà inesorabilmente al rogo in una piazza gremita di un popolino di delinquenti vocianti, quelli che non esitano a lanciare razzi o a far cascare su chi sta sotto motocicli introdotti chissà come allo stadio o ad accoppare un poliziotto per puro divertimento. Inutile strapparsi le vesti: l’Italia è questa, è lo stivale in cui abbiamo lasciato che comandi Barabba. Ma c’è di peggio. Se guardiamo a cose un po’ più serie della più che mai doverosa sospensione sine die del campionato di calcio, se non altro perché noi contribuenti non abbiamo i soldi per sostenerne le spese, vedremo che nessuno scende in piazza per delitti che vengono giornalmente perpetrati contro di noi, e delitti che sono davvero devastanti e, per di più, sono continuati. Altro che gl’imbecilli, uomini solo per l’anagrafe, che si nascondono dietro un pallone! Chi alza un dito quando le istituzioni mettono in atto ciò che hanno messo in atto a Treviso quando hanno mentito in maniera criminale sulle diossine e sui tanti altri inquinanti di cui nessuno parla? Chi scende in piazza contro questi strumenti di morte che ammazzano ben più della pallottola degli “sbirri”? E perché solo qualche vocetta flebile si fa sentire, e del tutto occasionalmente, presso quei personaggi mai puniti che ci costruiscono sotto casa un inceneritore, una centrale a turbogas, un impianto a biomasse, una centrale a carbone o allestiscono altre fonti di morte e di malattia del genere per intascare quattrini? Questo è il paese dove regna l’assurdo, quello in cui il furto della classica mela è punito con l’ergastolo e in cui le stragi sono benemerite. Questo è il paese dove chi comanda fa gl’interessi propri e svia l’attenzione di una piazza il più delle volte isterica e impreparata verso problemi futili quando non del tutto inesistenti per non essere disturbato nei propri luridi maneggi. Questo è il paese in cui qualsiasi cretino, qualsiasi psicotico, qualsiasi delinquente trova “tifosi”, e basta guardare alla ragazzina di Novi Ligure che ha affettato mamma e fratello, o al ragazzino ubriaco che ha fatto filotto con il suo furgone accoppando un po’ di gente, o al fotografo delle veline: tutte star. Quando diventeremo adulti?