1/3/2009 – Ricerca dell'Università di Torino. Ma quella in bottiglia è considerata più sicura.
L'acqua domestica guadagna punti sulle minerali
Torino. Promossa nella qualità, apprezzata per il sapore, alternata sempre più sovente alla minerale… Eppure, tra l’autunno 2007 e l’autunno 2008, la percentuale di chi ritiene l’acqua minerale più sicura di quella che sgorga dal rubinetto è cresciuta di oltre 18 punti, a dispetto dei controlli a raffica nei Comuni dell’Ato3 Torinese.
E’ la contraddizione più macroscopica che emerge dalla ricerca commissionata dall’Agenzia per i servizi pubblici locali del Comune all’Università di Torino, parzialmente anticipata nel convegno organizzato a Villa Gualino («L’acqua, un bene di tutti. Poter scegliere con consapevolezza»). Presenti i vertici di Smat, Giorgio Gilli e Paolo Romano, quelli di Arpa Piemonte, alcuni produttori di acque minerali, medici, giuristi, associazioni dei consumatori. Un’occasione per ragionare sulle dinamiche dell’«oro blu», cercando di non scadere nelle furibonde polemiche tra partigiani dell’acqua domestica, delle minerali e convertiti su ambo i fronti.
L’acqua del rubinetto guadagna punti sulle blasonate minerali: su una scala da 1 a 10, si legge nei primi dati disponibili dell’indagine, il livello medio di soddisfazione si attesta sul 7,8 a Torino e in Provincia. Solo una persona su 10 si dichiara insoddisfatta della qualità. Nell’autunno 2008 la percentuale dei torinesi che considerano accettabile il sapore è salita di 9,2 punti rispetto allo stesso periodo del 2007. Fra la primavera 2001 e l’autunno 2008 è diminuita di oltre 20 punti la percentuale di torinesi che dichiara di consumare solo o prevalentemente acqua minerale, mentre quella dei convertiti all’acqua del rubinetto è salita di 12 punti. Ma aumenta anche il numero di chi a tavola alterna i due tipi di acque. A tre anni dalla prima rilevazione, tra i torinesi votati all’acqua minerale crolla la percentuale di quanti motivano tale scelta con la maggiore bontà. Ma, come si premetteva, si consolida il fronte di chi ritiene «la minerale» più sicura.
Numeri asettici, che rimandano a dinamiche da interpretare: miglioramento del servizio, sensibilità ambientale (con riferimento all’impatto della plastica sulla filiera del riciclo), operazioni di marketing, cambiamenti del gusto. Da ultimo, la necessità di far quadrare i bilanci famigliari corrosi dalla recessione.
Nel merito dei controlli, su entrambi i versanti, qualche numero interessante emerge dal «report» di Arpa: 12.500 campioni analizzati ogni anno in Piemonte. Acque potabili: su oltre 20 mila campioni, 1.263 sono risultati non conformi (918 per parametri microbiologici, 345 per parametri chimici). In 84 casi si trattava di parametri chimici nocivi per la salute. Acque minerali: su 1.116 campioni, 2 sono risultati fuori norma per parametri microbiologici e 26 per parametri chimici (17 per con conformità dell’etichetta, 9 per sostanze contaminanti o indesiderabili). Dati 2007: la riprova che i controlli funzionano.