Ci sono guerre che si vincono uccidendo quanti più nemici si può e ce ne sono altre, più raffinate, se volete, che si vincono modificando i campi di battaglia. Mi spiego: se io dico che incenerire i rifiuti produce un inquinamento quanto mai insidioso e dall’altra parte c’è qualcuno che sostiene il contrario, la vittoria nella contesa si giocherà dentro i cervelli della gente. Io, che non ambisco ammalarmi di qualche malattia un po’ ripugnante contratta in un ambiente devastato, né voglio che sorte simile, ma peggiore, tocchi ai miei figli, cercherò di fare in modo che più persone possibili si rendano conto del problema e si alleino con me. L’altro, invece, che inquinando si riempie le tasche, cercherà di convincere quella stessa gente che dagl’inceneritori esce aria balsamica, in modo da avere campo libero. Così, tutto si gioca a livello culturale, appunto nei cervelli di cui si diceva, con i mezzi d’informazione, e farlo ha un costo. Allo stato dei fatti e limitatamente ad oggi, chi cerca di proteggere l’ambiente non ha il becco d’un quattrino, per il motivo semplicissimo che non c’è business in un’attività del genere e a nessun investitore verrebbe mai in mente di puntarci un centesimo. Dall’altra parte, di quattrini ce n’è a palate e quei quattrini vengono proprio, magari un po’ beffardamente, dai borsellini della gente, vale a dire vengono dalle vittime mazziate e cornute. Con questi quattrini si può, ad esempio, affittare uno “scienziato” del calibro di Mario Tozzi che fa parte del comitato scientifico del WWF…
A contratto stipulato, intorno a lui si allestisce una serie di spettacoli faraonici nel corso dei quali il “luminare” sostiene, confortato da immagini che non c’entrano nulla ma che fanno un bell’effetto, che Hera, la multiutility che cucina i rifiuti in varie province del Centro-nord ricavandone piattoni succulenti, fa inceneritori così belli, ma così belli che persino la Natura cambia le sue regole al loro cospetto. Lasciando da parte il fatto che il WWF si coccola al proprio interno un personaggio del genere, rifilandolo al mondo non per il bravo intrattenitore televisivo che è ma per uomo di scienza e sorvolando sul fatto che vada in giro reclamizzando l’esatto opposto di ciò che sostiene il WWF stesso, c’è almeno un aspetto che lascia perplessi: l’ignoranza. L’ “ambientalista” Tozzi, primo ricercatore del CNR, come lui stesso adora presentarsi, non è al corrente di un po’ di cose. Senza entrare in particolari tecnici, il buon Mario ignora che i filtri posti a valle dell’inceneritore bloccano solo una parte minima delle polveri (si chiamano polveri primarie filtrabili) e che, comunque, ciò che viene catturato dai filtri non scompare ma viene ributtato con disinvoltura e senza raccontarlo in giro, nell’ambiente. Poi non conosce il principio di conservazione della massa, quella regola così stupida della Natura che non permette di distruggere materia; e, a questo proposito, non sarebbe male se il Nostro andasse a rivedersi il Bignami su cui magari ha studiato. E la comica degl’inceneritori di ultima generazione che produrrebbero economicamente energia? E la bufala che non c’è letteratura scientifica che dimostri la correlazione tra polveri e malattie? E il concetto, tutto personale, cui non crede più nemmeno l’ARPA (ed è tutto dire) secondo cui più le polveri sono piccole, più sono innocue? Di domande da fare al nostro “scienziato” ce ne sarebbero a iosa, domande, però, che lui non gradisce. Anche perché, che cosa diavolo saprebbe rispondere? In fondo, che ne sa lui di ciò che gli hanno detto di dire? Lui è un professionista serio: gli hanno insegnato la poesia e lui l’ha imparata a memoria, gli hanno dato i soldi e lui fa il suo dovere. Serio ed eroico, perché qualcuno, nel corso del suo tour, ha perfino minacciato di mettergli le mani addosso sentendosi offeso dalle filastrocche che l’ottimo Mario sciorinava, e, se non lo avessero portato in salvo, chissà che cosa sarebbe accaduto. Vabbè: d’ora in poi non solo dobbiamo vedercela con la tossicità degl’inceneritori, ma pure con la loro TOZZICITA’, per usare la battuta di chi ha assistito alle farse tragiche messe in scena, senza badare a spese, per incenerire un po’ di cervelli. Resta tutta da interpretare la posizione veramente ambigua del WWF, però contenti loro e nel silenzio dei tesserati… Ma poiché, prendendo a prestito una frase di Dieter Hildebrandt, noi crediamo soltanto a ciò che vediamo; perciò, da quando c'è la televisione, crediamo a tutto, gl’imprenditori piromani possono servirsi della scatola magica e prendere, chi meglio di lui?, Piero Angela, il noto capodinastia televisivo, per fargli fare un bel servizio in cui il famoso inceneritore di Barcellona, città-sogno dei giovani, viene mostrato urbi et orbi come un miracolo della tecnica e come la dimostrazione più incontestabile di quanto cuocere l’immondizia faccia bene. Del resto, che respirare rifiuti sia una garanzia di salute lo sanno tutti i bresciani che hanno a casa loro l’inceneritore più bello del mondo, come testimonia il premio che i signori stessi dell’inceneritore si sono dati. A televisore spento, i dubbi sono: ma perché ciò che è fatto all’estero deve essere per forza buono? Forse che all’estero non si fanno fesserie? E forse che le leggi naturali valgono solo in Italia, visto che da quell’impianto pareva entrare immondizia e uscire il nulla? Un altro dubbio viene dal fatto che nel corso della trasmissione a nessuno è venuto in mente di accennare al fatto che Barcellona è una città non proprio esemplare dal punto di vista dell’ambiente, anzi, fa proprio schifo, e questo a dispetto del fatto di avere un grande fronte sul mare da cui non arrivano veleni atmosferici in quantità rilevante. Svista, ignoranza o malafede? Comunque sia, il nostro caro Angela ci ha mostrato senza veli la sua incompetenza nel trattare argomenti così delicati, fermandoci qui per non volere andare oltre. Meglio, allora, che si occupi degli Unni, un pericolo ormai scampato su cui non può più fare danni. Sfruttata la televisione, poi ci sono i giornali e si può far scrivere loro, spesso senza che ci si debba nemmeno prendere il disturbo di “convincerli” perché già di proprietà di chi fa business sguazzando nella sozzura, che Mercalli, il meteorologo, è un catastrofista o che l’assessore verde (verde inteso come inserito nei ranghi del partito) della provincia di Ferrara è un eroe incompreso quando fa specularmente il rovescio di ciò che il suo capo, il ministro dell’ambiente, afferma pubblicamente in TV, ed auspica una città in cui trionfino inceneritori e centrali a turbogas. Anche in questo caso, sia detto per inciso, Pecoraro Scanio fa come il WWF: lo gnorri. Finché a nessuno viene in mente di restituire le tessere, in una società in cui si può dire tutto per affermare il contrario cinque minuti dopo, senza essersi nemmeno presi la briga di smentire la tesi precedente, e finché nessuno prende a calci nel sedere questi personaggi, Verdi e WWF dimostrano di essere pragmaticamente composti da uomini del nostro tempo. E poi, c’è l’antica abitudine dei nostri professori, mica tutti, ma quei pochi bastano e avanzano, che si prestano a raccontare pubblicamente idiozie in cambio di quattro soldi o, magari, di un posticino per il figliolo, e i figli, si sa, sono pezzi di cuore. L’ha detto la TV, l’ha detto l’assessore, l’ha detto il professore, e il gioco è fatto. Naturalmente si potrebbe continuare a snocciolare esempi d’informazione occhiutamente distorta, ma ci sarebbe di che riempire volumi su volumi senza, in realtà, aggiungere nulla al concetto. Come si è detto all’esordio, questa è una guerra che si combatte nella testa della gente e il numero conta assai più della qualità, almeno per ora. Così, chi ha denaro per comprare i mezzi d’informazione, chi conosce le tecniche per convincere la gente delle assurdità più assurde, chi ha una morale “elastica”, può permettersi di raggiungere più cervelli e di piantare la bandiera su quelli più distratti, su quelli più pigri, su quelli più labili, su quelli con minore cultura, su quelli con minore senso critico. Guerra vinta da Paperone, dunque? Nemmeno per sogno: se da una parte ci sono i soldi, ci sono i giornali, c’è la TV, c’è l’accademia, manca l’arma che c’è, invece, dall’altra parte e che, alla lunga, sarà quella vincente: la ragione.