Lettera al picciotto Giovanni Favia

Con un breve post scriptum del 14 settembre.

Caro Giovanni,

Stasera ti ho visto per qualche minuto a La7, programma Otto e Mezzo, conduttrice Lilli Gruber.

Ti confesso che ero a disagio. Vedere lo spettacolo di

un giovane – tu hai l’età di uno dei miei figli – prostratosi a strisciare senza dignità leccando la mano di chi per anni si è preso gioco di lui mandandolo allo sbaraglio mi ha fatto male. Dover costatare che a un cervello lobotomizzato non si riappiccicano più i pezzi equivale ad una scoperta aspettata sì ma non per questo meno dolorosa.

 

È vero: la tua complicità con Beppe Grillo e il suo burattinaio ti ha portato un po’ di soldi in cassa, aprendoti perfino una speranza di carriera nel mondo di parassiti rappresentato dai nostri politicanti, e tu ti sei dato subito da fare per mostrarti degno della congrega. Le tue elezioni secondarie, i contratti di consulenza elargiti agli amichetti, i quattrini pubblici spesi per farti vedere in TV, i tuoi vaniloqui su argomenti che palesemente ignori dimostravano la tua “stoffa”, ma non è così che si costruisce il futuro né di una nazione né tuo.

Mi auguro per il bene di tutti che la tua carriera di politico senza un solo successo finisca qui. E me lo auguro soprattutto per te, perché, dopo la figura che hai rimediato, la cosa migliore che ti può accadere per vedere di ricostruire un barlume di dignità è quella di sparire dalla memoria collettiva. E, voglio sottolinearlo, la figura squallida l’hai fatta confessando che sapevi tutto, vedevi tutto ma tacevi. I picciotti non sanno fare di meglio.

Ora, da padre, ti consiglio di non leggere le idiozie che i tuoi, forse ex, correligionari sparacchiano. Stamattina mi è capitato di sentire a Radio 24 quelle di un consigliere comunale piemontese che riempiono di vergogna l’Italia. Se quello è il livello di chi chiamiamo ad amministrarci, lo sfacelo in cui sprofondiamo a velocità crescente è tutto quanto ci meritiamo.

E ti consiglio pure di lasciar perdere la TV perché, in un attacco di nostalgia, potresti ridire, come hai disperatamente fatto stasera, che Grillo è un grande. Vieni, piuttosto, a farti un mesetto in laboratorio da noi e toccherai con mano la grandezza di Beppe. Ai disgraziati cui Beppe il Grande, anche con la tua complicità, ha tolto fino la speranza potrai illustrare la tua tesi. Vediamo che cosa e come ti risponderanno.

 

Quasi con affetto, certo con tanta pietà,

 

Stefano

 

P.S. del 14 settembre

 

Caro Giovanni,

 

Stamattina ho sentito una tua breve intervista al Giornale Radio RAI regionale.

Dammi retta: stattene zitto per un po’. Sostenere come hai fatto che tu sei “coerente” significa pensare che tutti abbiano la testa dei grillini senza accorgerti che ti dai la zappa sui piedi. Le frasi incriminate le covavi da sempre perché da sempre sapevi quelle cose. Quello che hai detto tu l’hai detto a maggio ed è stato reso pubblico, non per volontà tua, solo a settembre. Tu quelle cose le hai sempre sapute e le hai altrettanto sempre taciute per tuo interesse personale. Se per te coerente è sinonimo di ipocrita, allora la tua autodifesa, così apparentemente goffa, non fa una piega. Sappi, però, che non puoi fidare per tutta la tua vita futura, che ti auguro lunga e felice, sull’imbecillità umana.