Beppe Grillo mi ha impartito diverse lezioni, alcune dolorosissime, come quella di non fidarsi dei lupi travestiti da agnello (in particolare lui stesso) e altre fatte solo di saggezza, come quella di tenere come elemento di giudizio importante per il lavoro di uno scienziato il vedere da chi costui viene pagato.
Tanto per non fare che un esempio, Umberto Veronesi che, comunque, scienziato non è ma come tale viene spacciato, uscirebbe dalla prova con le ossa rotte. Il suo ormai famoso “zero” sulla patogenicità degl’inceneritori ha sbattuto vistosamente il naso contro la presenza dello sponsor Veolia che dalla cottura dei rifiuti guadagna cifre importanti accompagnate dal motto “entra munnezza, esce oro” tanto caro a certi ambienti che, credo a buona ragione, si possono definire “politici”, stante la concezione nostrana di politica.
Ormai senza sorpresa oggi arriva l’ennesima conferma.
All’Harvard-Smithsonian Centre for Astrophysics, un santuario della scienza sito a Mount Wilson in USA, è di stanza Willie Soon, riverito scienziato che si è sempre fatto beffe di quei poveri cretinetti che, termometro alla mano e sudore sotto le ascelle, pretendevano di affermare che il Pianeta si vada riscaldando con una velocità impossibile da imputare a cause naturali. L’effetto serra? L’anidride carbonica prodotta dall’attività umana, tra emissioni incontrollate, deforestazione e, perché no?, distruzione dei poveri foraminiferi? Ma non scherziamo!, ci ammoniva dal suo trono il dottor Soon: è il Sole che va su e giù e tutte le schifezze che scarichiamo nell’aria sono più balsamiche delle pastiglie Valda. Insomma, in scala maggiore quello che sostiene il nostro professor Franco Battaglia, fiore all’occhiello dell’Università di Modena e ora ospite frequente della RAI.
Come già accadde per l’epidemiologo Richard Doll, quello che “dimostrò” come la diossina sia “un blando cancerogeno solo per il ratto”, ecco che l’odore dei dollari si fa invadente.
Qualche ficcanaso va a scovare documenti che provano l’arrivo di Babbo Natale a casa Soon, con l’industria petrolifera e quella del carbone che lasciano qualcosa sotto l’albero. Quanto? Beh, facciamo più o meno un milione di dollari. Non un gran che, per esempio, per un calciatore di serie A, ma un patrimonio per uno che da piccolo era una schiappa al campetto dell’oratorio e ha dovuto ripiegare sulla scienza.
Naturalmente il dottor Soon ha pubblicato fior di articoli sulle riviste ad altissimo impact factor, quel sistema demenziale di valutazione del valore di una rivista basato sulle citazioni reciproche dei frequentatori dei salottini buoni. E chi ti va a mettere in discussione un articolo stampato su quella carta? Solo un pazzo potrebbe farlo o qualcuno gravato da una presunzione di cui ridere.
Insomma, il dottor Soon ci ha fregati, e lo ha fatto seguendo la strada maestra delle grandi pubblicazioni scientifiche.
E allora? E allora non ci resta che studiare per i fatti nostri senza regalare fede incondizionata a tutti quegli “scienziati” che, impact factor o no, vanno contro i princìpi fondamentali secondo cui l’universo funziona.
Da ultimo, chi vuole qualche particolare in più sulla vicenda del dottor Wille Soon si legga http://www.guardian.co.uk/environment/2011/jun/28/climate-change-sceptic-willie-soon. Incidentalmente il Guardian è il quotidiano che frugò nei cassetti del dottor Doll.