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Legna da ardere radioattiva

IL CASO. Migliaia di tonnellate di trucioli arrivati dalla Lituania sono giunti anche nell'Alto Vicentino. L'allerta è partita la notte scorsa da Varese e da Aosta
Allarme per una partita di pellet da stufa che, una volta bruciati, sprigiona il pericoloso cesio 137.
14/06/2009
È allarme nel Vicentino per una partita di pellet radioattivi. Il legno da stufa arrivato in Italia dalla Lituania è positivo ai controlli con lo spettrografo al cesio 137, la pericolosa sostanza che si sprigionò dopo l'incidente alla centrale nucleare di Chernobyl. Alcuni bancali sono stati venduti ad un'azienda dell'Alto Vicentino, e polizia e vigili del fuoco sono pronti a sequestrarli a scopo cautelativo. Chi li avesse già acquistati non deve utilizzarli, perché le sostanze nocive si sprigionano dopo la combustione.
L'ALLARME. L'allerta è arrivata nelle prime ore di ieri da Aosta, dove è emerso il caso. Nella città al confine con la Francia, infatti, un cittadino che aveva acquistato dei sacchetti di pellet – il legno truciolato usato come combustibile – si era recato dai vigili del fuoco segnalando che secondo lui c'era qualcosa di strano. Le analisi compiute con lo spettrografo hanno dimostrato che aveva ragione: quel legno è positivo al cesio 137, responsabile fra l'altro del caso radioattività scoppiato alle acciaierie Beltrame nel gennaio 2004. È stata subito avvisata la questura, che ha sequestrato tutti i lotti di quel prodotto nel rivenditore di Aosta.
NATURKRAFT PREMIUM MM6. Il commerciante ha precisato di averlo acquistato a Varese, dalla "Emmeelle" di Massimo Longo. Si tratta di un importatore che aveva comprato dei grossi quantitativi dalla Lituania. Ieri ne sono stati sequestrati 10 mila tonnellate, circa 250 tir. Il prodotto è denominato "Naturkraft premium MM6", ed è potenzialmente radioattivo. Il sospetto è che i trucioli provengano dalla lavorazione del legno delle piante cresciute nei boschi dove ci fu la dispersione, con la nube di Chernobyl, dei fumi nocivi.
IN TUTTA ITALIA. La "Emmeelle" ha venduto quei pellet di (teoricamente) eco combustibile domestico in 29 province italiane, come emerso durante i controlli delle fatture. Fra le 60 ditte, anche una dell'Alto Vicentino dove ieri la squadra mobile della questura e il nucleo Nbcr dei vigili del fuoco si sono subito recati per un sequestro cautelativo disposto dalla procura di Aosta. Ma l'azienda era chiusa. I pellet "contaminati" sono stoccati in magazzino e saranno sigillati domani, alla riapertura, assieme alla documentazione contabile. Resta il sospetto che una parte sia stata già venduta, visto che a Varese quel carico era giunto nell'ottobre 2008 ed era stato venduto nei mesi successivi. I poliziotti del vicequestore Marchese hanno subito informato le autorità e hanno operato d'intesa con la procura di Aosta, che si occupa delle indagini. «Al momento – ha detto il procuratore valdostano Marilinda Mineccia, che ieri ha rassicurato la popolazione – non risultano responsabilità penali. Non tutti i lotti risultano contaminati».
IL CONSIGLIO. La questura consiglia chiunque abbia in casa dei sacchetti di quella marca a non bruciare i pellet. Non sono radioattivi al contatto, ma dopo la combustione lo sono i fumi. In tal caso, le minacce per la salute sono gravi: chi avesse acquistato quel prodotto può riportarlo al commerciante che gliel'ha venduto. La prefettura a tarda ora consigliava a chi invece avesse bruciato i trucioli di lasciare le ceneri nella stufa e di mettersi in contatto con i vigili del fuoco.
LA REAZIONE. Il vicentino Roberto Ciambetti, consigliere regionale della Lega, ricorda che a ottobre aveva interrogato la giunta sui pellet radioattivi. «Mi avevano detto di stare tranquillo, ma ora il problema è esploso in tutta la sua drammaticità».
Diego Neri

 

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